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Marche/2: La voce del M5s

"Il Pd vuole solo comprarci con le poltrone, ma Crimi e il M5s sono con me". Parla Mercorelli

Valerio Valentini

Il candidato grillino alle regionali è irremovibile. "I dem mi offrono quattro spiccioli per sostenere Mangialardi. Ma noi puntiamo a essere ago della bilancia: se saremo decisivi, alleanze con chiunque"

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Roma. Irriducibile. “Per me, il voto su Rousseau di venerdì scorso non cambia di una briciola la mia posizione e quella del M5s”, dice Gianni Mercorelli, grafico pubblicitario 45enne, già consigliere comunale a Tolentino, che proprio sulla piattaforma di Casaleggio ha ottenuto a inizio marzo quei 454 click che lo hanno designato candidato presidente a cinque stelle nelle Marche. Ruolo che, evidentemente, non è disposto a cedere. “Ma non è una questione di arrivismo personale”, dice. “Ché se dipendesse da quello, anzi, io dovrei essere il primo a volere l’accordo col Pd, visto che già mi hanno offerto il ruolo di presidente del consiglio regionale”. Non poco, a ben vedere, per chi al massimo può sperare di arrivare terzo alle regionali del 20 settembre. “Ma io non svendo gli ideali del Movimento per quattro spiccioli. Le alleanze vanno costruite nel tempo, con calma, sulla base di un programma condiviso e dettagliato”. E invece? “E invece il Pd è convinto di fare alleanze comprandoci con la lusinga di qualche strapuntino: un assessorato di qua, una presidenza di commissione di là”.

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Roma. Irriducibile. “Per me, il voto su Rousseau di venerdì scorso non cambia di una briciola la mia posizione e quella del M5s”, dice Gianni Mercorelli, grafico pubblicitario 45enne, già consigliere comunale a Tolentino, che proprio sulla piattaforma di Casaleggio ha ottenuto a inizio marzo quei 454 click che lo hanno designato candidato presidente a cinque stelle nelle Marche. Ruolo che, evidentemente, non è disposto a cedere. “Ma non è una questione di arrivismo personale”, dice. “Ché se dipendesse da quello, anzi, io dovrei essere il primo a volere l’accordo col Pd, visto che già mi hanno offerto il ruolo di presidente del consiglio regionale”. Non poco, a ben vedere, per chi al massimo può sperare di arrivare terzo alle regionali del 20 settembre. “Ma io non svendo gli ideali del Movimento per quattro spiccioli. Le alleanze vanno costruite nel tempo, con calma, sulla base di un programma condiviso e dettagliato”. E invece? “E invece il Pd è convinto di fare alleanze comprandoci con la lusinga di qualche strapuntino: un assessorato di qua, una presidenza di commissione di là”.

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Sarebbe comunque un modo per fare politica, per condizionare l’agenda della prossima giunta. “No, sarebbe una strada che porterebbe il M5s a prendere meno voti”. Quanti sperate di prenderne, allora, andando da soli? “Abbastanza per essere indispensabili per la costituzione di una maggioranza in consiglio regionale. E a quel punto sì che potremmo incidere”. Sia con gli uni che con gli altri, dunque? Sia con la destra meloniana, sia col Pd? “Se saremo in grado di imporre alcuni nostri punti sulla sanità, sui trasporti e sull’ambiente, mi starà bene qualsiasi alleanza”.

 

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E quindi il sindaco dem di Senigallia, Maurizio Mangialardi, e il candidato di FdI Francesco Acquaroli, in odore di nostalgie del Ventennio, per lei sono la stessa cosa? “Io non sono equidistante, se parliamo delle singole persone. Per la mia storia, per la mia sensibilità, mi troverei molto più a mio agio ad andare a cena con Mangialardi, che non con Acquaroli. Ma un accordo elettorale è un’altra cosa. E se guardo alla politica, allora, dico che Mangialardi è un Ceriscoli bis, in perfetta continuità con la precedente stagione del Pd; e dico anche che sulla sanità le distanze tra il M5s e il Pd sono enormi, qui nelle Marche, e da parte loro, rispetto alla logica delle privatizzazioni spinte, non c’è stato alcun ravvedimento. L’antifascismo, certo, è un valore fondante della nostra repubblica. E anche se non vedo rischi reali di nuove marce su Roma, certi rigurgiti di razzismo e di fondamentalismo a destra inquietano anche a me. Ma questa è una battaglia culturale, non può essere un tema da campagna elettorale”.

 

Insomma, il nuovo corso inaugurato dalle parole di Di Maio, dal voto su Rousseau, nelle Marche non c’è. “Quella su Rousseau è stata una consultazione sulle amministrative del 2021, non le regionali di settembre. E d’altronde, a me delle trattative romane non giunge alcuna notizia. Vito Crimi mi ha lasciato carta bianca, non mi ha mai suggerito o imposto alcun avvicinamento al Pd. E dunque nelle Marche il M5s resta fedele al suo ruolo di forza alternativa”.

 

Ma è il M5s, a essere irremovibile, o Mercorelli? Già due consiglieri regionali sono usciti dal Movimento per sostenere il centrosinistra. A Pesaro, l’ex grillina Frenquellucci è entrata nella giunta del sindaco dem Ricci. E il senatore Mauro Coltorti, di Ancona, ha fatto sapere che lui l’alleanza la farebbe eccome. “Quel che succede in Parlamento non mi riguarda. Io so che la Frenquellucci è stata espulsa dal M5s, e dunque difficilmente può parlare a nome nostro. Quanto a Maggi e Pergolesi, basterebbe un rapido sondaggio per capire che nella base sono assai poco stimati. Se sono stati cacciati dai probiviri, vuol dire che certo non rappresentano la posizione ufficiale del Movimento. Qui nelle Marche abbiamo fatto tre riunioni locali, con iscritti e attivisti: e siamo sempre stati tutti compatti nel voler correre da soli”.

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