Vito Crimi, reggente del M5s (foto LaPresse)

scoppole giallorosse

Altro che alleanza. Nelle Marche il M5s accusa il Pd di fare come la destra

Domenico Di Sanzo

Il grillino Fede, responsabile della trattative per le regionali, spiega perché l'accordo non si farà. "Per cinque anni li abbiamo combattuti, e poi hanno imposto il loro candidato"

Presi dal panico di dire la cosa "sbagliata", preferiscono allora non dirne alcuna. E così i parlamentari marchigiani del M5s sono quasi tutti riluttanti ad esprimere un'opinione su ciò che accadrà nella regione. Mai col Pd? Oppure c'è ancora una porta aperta per l'alleanza giallorossa in vista delle elezioni del 20 e 21 settembre? "Ne dovete parlare con Giorgio Fede, il nostro facilitatore regionale per le relazioni interne, lui sta seguendo la vicenda", dicono deputati e senatori direttamente dal treno o dall'auto che li sta riportando a casa per il weekend.

 

E allora non resta che contattarlo, il senatore Fede di San Benedetto del Tronto. E sì che pure lui, al solo sentire la parola "trattativa", per poco non si stizzisce. "Beh, questa mi sembra una parola grossa", ci dice, mentre torna in macchina verso le sue amate Marche. Eppure i suoi colleghi, a taccuini chiusi, parlano di un'operazione ancora in fieri. Lasciando aperto un piccolo spiraglio al corteggiamento del Pd. Proprio quando gli si domanda dei dem, Fede ci tiene a specificare che "noi non siamo quelli del No a prescindere". E ancora: "Ci tengo che questo concetto venga fuori", rimarca. Se non è un dare la colpa agli alleati di governo per il mancato patto "contro la destra" gli somiglia molto. "Tutto è passato per comunicazioni attraverso gli organi di stampa", dice riferendosi agli abboccamenti dei dem. "La verità è che nel Pd non hanno voluto un candidato terzo". Quindi non avevano intenzione di ritirare la candidatura di Maurizio Mangialardi? "Possiamo dire di sì". Fede però non trascura il contesto in cui sarebbe dovuto maturare l'accordo: "La trattativa è saltata anche perché nelle Marche noi veniamo da cinque anni di opposizione, mentre il Pd ha governato". Il giudizio sulla Giunta guidata da Luca Ceriscioli è duro: "Se prendiamo la sanità e facciamo un parallelismo con la Lombardia gestita dalla destra, non ci sono poi molte differenze. Ad esempio nel favorire il privato sul pubblico, come è accaduto con l'ospedale Covid di Bertolaso messo in piedi anche qui da noi". Ascoltando il senatore, sembrano davvero poche le chances per arrivare a una mediazione in extremis: "Credo proprio che nei prossimi giorni non ci saranno novità".

 

E insomma dopo la chiusura definitiva della trattativa in Puglia, annunciata da un rassegnato Vito Crimi in mattinata, anche nelle Marche la strada che dovrebbe portare all'accordo tra Pd e M5s sembra sbarrata. Tuttavia Fede ci tiene a specificare che la sua non è una questione di principio. "In Liguria io penso che ci siano state condizioni di partenza più favorevoli", spiega. "Innanzitutto sia il M5s sia il Pd sono stati all'opposizione di Toti, condividendo alcune battaglie". Poi il punto fondamentale, ovvero il candidato "terzo" che nelle Marche non si è voluto trovare: "Lì c'è un civico come Ferruccio Sansa, equidistante tra le parti". E il paragone con quanto accaduto con il governo è immediato. "Né il Pd l'anno scorso, né la Lega due anni fa avrebbero mai accettato che Di Maio facesse il premier, così come noi non avremmo voluto Salvini o Zingaretti a Palazzo Chigi". Ma Giuseppe Conte allora non c'entra nulla con il M5s? "È una figura terza". Nelle Marche è insomma mancato un avvocato del popolo, secondo il parlamentare che ha seguito più da vicino la trattativa. Nonostante Mangialardi, un po' come Emiliano in Puglia, abbia lasciato aperto ogni scenario, anche per il dopo elezioni, offrendo ai Cinque Stelle "l'occasione di partecipare a un governo di prospettiva".

 

E però nel M5s c'è chi non si arrende alla corsa solitaria. Come il deputato Roberto Cataldi, già da tempo insofferente rispetto alle intransigenze dell'ortodossia grillina in tema di giustizia, che al Foglio ribadisce: "Replicare lo schema nazionale secondo me sarebbe stato strategicamente vincente, comunque se hanno preso un decisione non voglio mettere nessuno in imbarazzo". Ma farà campagna elettorale per Gian Mario Mercorelli, il candidato del Movimento? "Io sono un avvocato, mi hanno chiamato per candidarmi all'uninominale, comunque magari darò una mano". Magari. 

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