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"A settembre il M5s cambierà"

"Il Mes né ora né mai. Ma se FI vuole dare una mano, ben venga". Parla Agea (M5s)

Valerio Valentini

La sottosegretaria grillina agli Affari europei loda Conte, ma gli sconsiglia di candidarsi a leader del M5s: "Creerebbe instabilità nella maggioranza". Il dialogo con le opposizioni sul Recovery, la chiusura sul Mes: "Non ci serve"

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Soddisfatta? "Decisamente soddisfatta". Lei che le stramberie delle trattative a Bruxelles e la cocciutaggine dei "frugali" che spesso le impantana ha imparato a conoscerle, nei cinque anni passati al Parlamento europeo ("Gli olandesi ci fecero la guerra anche quando chiedemmo di scomputare dal Patto di stabilità i fondi per la ricostruzione dopo il terremoto nel centro Italia"), sa bene che il risultato ottenuto da Giuseppe Conte non era affatto scontato alla vigilia. "Il presidente, forte del sostegno di tutto il Parlamento, ha lottato come un leone e ha ottenuto un risultato straordinario". 

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Soddisfatta? "Decisamente soddisfatta". Lei che le stramberie delle trattative a Bruxelles e la cocciutaggine dei "frugali" che spesso le impantana ha imparato a conoscerle, nei cinque anni passati al Parlamento europeo ("Gli olandesi ci fecero la guerra anche quando chiedemmo di scomputare dal Patto di stabilità i fondi per la ricostruzione dopo il terremoto nel centro Italia"), sa bene che il risultato ottenuto da Giuseppe Conte non era affatto scontato alla vigilia. "Il presidente, forte del sostegno di tutto il Parlamento, ha lottato come un leone e ha ottenuto un risultato straordinario". 

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Laura Agea, sottosegretario agli Affari europei del M5s, le trattative estenuanti che hanno animato i quattro giorni del  Consiglio europeo li ha seguiti a distanza: "Ero a Roma, costantemente aggiornata sull'evolversi della situazione. L'ultima notte l'ho passata al telefono", dice. E conversando col Foglio, prima di correre in Senato per ascoltare l'informativa del premier ("Conte è stato bravissimo, ma se si candidasse a leader del M5s creerebbe instabilità nella maggioranza"), parla delle riforme da fare, della sfida ambiziosa che attende il governo e non solo ("Se le opposizioni europeiste vogliono darci una mano, sul Recovery plan, ben venga"), del Mes che non si deve attivare, "almeno finché non cambierà la base giuridica su cui si fonda".

 

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Eppure i tempi sono una variabile tutt'altro che ininfluente: e il grosso del Recovery non arriverà prima della primavera 2021. "E spero allora – dice la Agea – che non si continui fino ad allora con questo tormentone, che ormai è diventato un tormento". Potreste ammettere che quei prestiti per la spesa sanitaria sono utili, e il tormentone finirebbe. "Come ha detto Conte, il Mes non è uno strumento e non è un tema all'ordine del giorno". Lo è però per i vostri alleati di governo: compreso il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. "E' inutile negarcelo: su questo punto siamo in disaccordo col Pd, o quantomeno con quel pezzo del Pd che è particolarmente a favore del Fondo salva stati. Quanto a Zingaretti, forse parla da presidente del Lazio, più che da segretario del partito, e dunque spera di poter ricevere ingenti risorse per il bilancio della sua regione, di cui la sanità è una voce principale. Ma questa logica spartitoria non ha senso: se mai dovessero arrivare, le risorse europee, andrebbero comunque gestite a livello centrale. Ma comunque il gioco non vale la candela. Per il momento del Mes non se ne parla proprio".

 

Per il momento, sottosegretario? Come a dire che magari, invece, a settembre... "No, fermi tutti. Per noi del M5s la contrarietà a questo Mes resta ferma irrevocabile, e in questo siamo confortati dalla posizione di Conte che è analoga alla nostra. Dopodiché, se dovesse cambiare la base giuridica del Fondo, ne riparleremo. Ma fintantoché tutto è regolato dall'articolo 14 del Trattato fondativo del Mes, con tutte le trappole delle condizionalità e della sorveglianza rafforzata, noi restiamo risolutamente contrari".

 

Ma le condizionalità stanno anche nel Recovery fund, e sono ancora più stringenti di quelle del Mes: parametri da rispettare, valutazione da parte del Comitato economico e finanziario, vaglio della Commissione e del Consiglio. "Ma questo tipo di condizionalità sono assolutamente sacrosante. Con quei 210 miliardi non possiamo certo adottare la logica del 'prendi i soldi e scappa'. Anzi, dovremmo essere all'altezza della sfida che ci si para davanti, e smentire lo stereotipo dell'italiano spendaccione e inconcludente". Ci faccia l'elenco delle priorità, allora. "Sostegno al welfare, aiuti alle persone a forte rischio di povertà. Riforma della giustizia, sollecitata anche dalla Commissione a maggio. Infrastrutture ed edilizia scolastica, per creare nuovi posti di lavoro. Investimenti nella transizione verde e digitale. E sanità, da potenziare con nuove strutture e nuovo personale".

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E allora la discussione si fa circolare, un uroboro di fumisterie retoriche, perché la spesa sulla sanità riporta al Mes. Davvero di quei prestiti a tasso agevolato, 36 miliardi a tasso quasi zero, possiamo fare a meno."Sì, perché la Bce potrà potenziare ed estendere il suo programma di acquisto di titoli, così da rendere ancora più convenienti i Btp Italia e Futura". Che si piazzano comunque a tassi più alti di quelli previsti dal Mes. "Sì, ma siccome a comprare grossa parte dei nostri Btp è la Banca d'Italia, con la Bce si crea una sorta di partito di giro che li rende, nei fatti, assai più convenienti di quanto non risulti sulla carta". 

 

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Intanto Luigi Di Maio sembra insofferente, costretto com'è nel cono d'ombra di Conte. Oggi lo invita a iscriversi al M5s e vuole rivendicarne la guida. "Non credo che esista davvero questa dialettica così aspra. Certo, si tratta di due personalità forti che inevitabilmente si contendono la leadership di un Movimento che a settembre, dopo le regionali, dovrà certamente interrogarsi sulle sue prospettive future e su come individuare un nuovo punto di riferimento". E Conte potrebbe essere, il nuovo capo del M5s? "Credo che un suo incarico da capo politico sarebbe poco compatibile col suo ruolo di premier di coalizione. Lo connoterebbe troppo come esponente del M5s e questo rischierebbe di creare ancor più instabilità all'interno di una maggioranza che è già abbastanza vivace". 

 

E che potrebbe anche allargarsi, a settembre, se è vero che dopo le regionali, e magari proprio intorno allo scontro parlamentare sul Mes, potrebbe essere necessario il soccorso di Forza Italia, se non altro per scrivere il piano di riforme per il Recovery. "Io vengo dall'esperienza del Parlamento europeo. Dove, per raggiungere il sia pur minimo risultato come paese, si deve fare squadra e confrontarsi con tutti. E dunque serve spirito di responsabilità e senso delle istituzioni, pur nella diversità delle idee. Con chi crede nell'Europa e nella bontà del Recovery, una collaborazione sui temi non può che essere positiva". Anche Forza Italia, dunque. "Se sul Recovery fund vuole dare una mano alla maggioranza, e prima ancora al paese, ben venga. Ma nel rispetto dei rispettivi ruoli". 

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