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Dispacci diplomatici

Il dialogo tra sordi di Macron e Putin, la faida tedesca, l’accusa russa di nazismo a Israele e Svezia

Paola Peduzzi

In un resoconto il Cremlino si dice aperto ai colloqui, è l'Ucraina a non essere "pronta a negoziati seri". Ha spiegato che sta facilitando l’evacuazione di Azovstal a Mariupol, mentre l’attacca

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Macron al telefono con Putin

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ieri ha avuto la prima telefonata con il suo omologo russo, Vladimir Putin, dal 29 marzo. Ma non è cambiato nulla: un dialogo tra sordi di  due ore e dieci minuti. Secondo il resoconto dell’Eliseo, Macron “ha sottolineato  l’estrema gravità delle conseguenze della guerra di aggressione” e ha chiesto alla Russia di “essere all’altezza delle sue responsabilità di membro del Consiglio di sicurezza mettendo fine a questa aggressione devastatrice”. Ha chiesto di rispettare “il diritto internazionale umanitario” a Mariupol e nel Donbas e di “togliere il blocco russo alle esportazioni di derrate alimentari ucraine dal Mar Nero”.

 

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Secondo il resoconto del Cremlino, Putin è sempre “aperto al dialogo” con Kyiv, ma  l’Ucraina “non è pronta a negoziati seri”. Ha spiegato che sta facilitando l’evacuazione di Azovstal a Mariupol, mentre l’attacca.  Ha accusato gli occidentali di “ignorare” i crimini commessi dalle forze ucraine e di contribuire alla crisi alimentare mondiale con le sanzioni. Soprattutto, Putin ha detto che per “aiutare a fermare queste atrocità” gli occidentali devono “fermare le forniture di armi all’Ucraina”. E’ la frase chiave che dimostra ancora una volta che Putin non è pronto ad accettare un esito diverso dalla capitolazione di Kyiv. Ma è anche un’ammissione implicita delle difficoltà in cui si ritrova l’esercito russo.

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Il tedesco Merz sul treno per Kyiv

Il capo dell’opposizione tedesca, il leader della Cdu Friedrich Merz, è andato a Kyiv, ha fatto una diretta in movimento per raccontare la sua missione in Ucraina e per trollare il cancelliere Olaf Scholz. Merz ha incontrato Volodymyr Zelensky, anche se non può promettere né garantire nulla non essendo al governo. Però può dire che lui è diverso dai socialdemocratici, dall’Spd di Scholz e del presidente Frank-Walter Steinmeier, e domenica si vota nello Schleswig-Holstein, la settimana successiva nel più popoloso land, il Nordreno-Vestfalia. Merz vuole mostrare che la cautela recalcitrante di Scholz sulla guerra (armi ed energia) è già un fallimento. Il cancelliere non andrà a Kyiv perché non era stata accettata la visita di Steinmeier e ci vuole invece rispetto e coerenza istituzionale, ma per Merz Scholz è debole, inefficace, indeciso. Soprattutto lui c’è e Scholz no: gli basta una foto. 


Israele sta con i nazisti, dice Mosca

Il ministro degli Esteri israeliano, Yair Lapid, non ha lasciato correre sulle parole del suo omologo russo, Sergei Lavrov, sulle origini ebraiche di Hitler e l’antisemitismo degli ebrei:  parole imperdonabili, Mosca dovrebbe scusarsi. Il ministero degli Esteri russo ha detto che Lapid ha rilasciato “dichiarazioni antistoriche” che “spiegano perché l’attuale governo israeliano sostiene il regime neonazista a Kyiv”. Mosca non ha intenzione di scusarsi, anzi, sembra convinta che questa linea per la propaganda possa funzionare, che accusare gli ebrei dell’Olocausto e Israele di nazismo possa essere un modo per rendere credibile anche la fede nazista del presidente ucraino di origini ebraiche Zelensky. 

 
La Svezia è nazista

Il Cremlino ha lanciato una campagna pubblicitaria contro la Svezia la cui sintesi è: “Noi siamo contro il nazismo, ma loro no”. Loro sono: Astrid Lindgren, la creatrice di Pippi Calzelunghe, il regista Ingmar Bergman e il fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad – “gli svedesi nazisti famosi”. La Lindgren aveva più paura dei sovietici che dei nazisti, Bergman ricorda di aver partecipato a un comizio nazista e di averne sentito l’energia, il fondatore di Ikea festeggia Hitler (sosteneva il nazismo, ha poi detto che è stato l’errore più grande della sua vita). Uno dei cartelloni è stato messo davanti all’ambasciata svedese a Mosca, contro l’ingresso nella Nato. “Se non stai con i russi ormai ti danno sempre di nazista”, ha commentato il ministro degli Esteri svedese.

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