Il foglio internazionale

L'élite senza più religione

Ross Douthat spiega in che cosa crede la casta meritocratica americana. Il disincanto di un mondo

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti


 

Come da tradizione, ho trascorso la domenica di Pasqua dando la caccia alle uova con i miei figli, andando a Messa, nascondendo ancora più uova a casa di una zia e leggendo dei saggi pessimisti sul declino del cristianesimo americano”, scrive Ross Douthat sul New York Times. Quest’anno, spiega Douthat, l’ispirazione per le elegie è arrivata dai dati di Gallup secondo cui per la prima volta in vari decenni meno della metà degli americani frequentano una chiesa, sinagoga o moschea. Il declino è stato repentino: dal 70 per cento nel 1999 al 47 nel 2020. Douthat ammette di essere stato troppo ottimista in passato ma stavolta dice di volere vedere il bicchiere mezzo vuoto.

 

“Anche se la religione americana si è mostrata resiliente – specialmente tra la comunità evangelica, che resta la più numerosa – questo non altera la debolezza istituzionale della fede, la sua influenza limitata, la sua posizione subordinata rispetto alle affiliazioni personali, come l’identità etnica, lo sport o la passione per i supereroi. Una causa importante di questa debolezza è l’estrema marginalizzazione della religione tra l’intellighenzia americana – non solo tra i sedicenti intellettuali ma tra gran parte dei laureati nelle università di eccellenza, i meritocrati, i ‘lavoratori della conoscenza’, le classi dirigenti. Gran parte di questa gente – la mia gente, per appartenenza e istruzione – sarebbe un pessimo esempio di spiritualità, vista la loro ambizione e la loro venalità (…) La profonda secolarizzazione della meritocrazia significa che quelli che un tempo sarebbero diventati preti, pastori o rabbini oggi diventano psicologi, operatori sociali o professori, quelli che avrebbero fatto i missionari lavorano invece per le Ong e i magnati divorati dai sensi di colpa che avrebbero fondato delle fondazioni religiose si lavano la coscienza creando delle fondazioni laiche”.

 

Essendo un cristiano, Douthat spesso prova a immaginare cosa servirebbe alla meritocrazia per capire la religione. Per certi versi, questa conversione non sembra inimmaginabile. Molte idee progressiste sulla giustizia sociale hanno più senso in una cornice biblica, che tra le altre cose potrebbe moderare lo stile persecutorio del movimento con il perdono e la speranza. Nel frattempo, l’ala di destra della meritocrazia – ovvero i liberal meno radicali e i libertari della Silicon Valley – ha una visione più favorevole verso le vecchie religioni, perché temono il vuoto lasciato dal loro declino. Ma, secondo Douthat, gli ostacoli sono notevoli. Uno dei problemi è che, al di là delle sue divisioni interne, la classe dirigente americana è profondamente legata a una visione morale che vede la scelta emancipata ed egoistica come la base della libertà umana e del buon vivere. La contraddizione tra questa visione del mondo e la logica dei dieci comandamenti è palese. Douthat accoglierebbe con favore entrambe le conversioni: affinché gli scontri tra i progressisti della East Coast e i tecno libertari della West Coast siano scontri tra fratelli e sorelle di Cristo.

 

“Un secondo ostacolo è rappresentato dal principio anti soprannaturale della meritocrazia: il professore medio di un’università Ivy League o l’ingegnere di Google non sono necessariamente dei materialisti, ma hanno ricevuto un’istruzione scientifica, che vede la religione come qualcosa di irrazionale, i miracoli come una superstizione e l’idea di un Dio persona come un eccesso di ottimismo. Dunque quando le idee spirituali strisciano nella cultura dell’élite, spesso assumono la forma del ‘benessere’ o dell’astrologia, per cui non viene mai invocata completamente una realtà spirituale né un pensiero metafisico. La mia impressione è che questi due ostacoli allontanino la gente dalla fede religiosa. Se anche qualcuno ha un’esperienza che mette in dubbio la loro mancanza di spiritualità, l’associazione tra la religione tradizionale e il proibizionismo sessuale, la bigotteria e lo scandalo spesso basta a tenerli lontani da una chiesa o da una sinagoga.

 

Altrimenti, se sentono il desidero di comunità o un impulso morale per sperimentare la messa – magari in una comunità liberal, piuttosto che reazionaria – allora la loro tendenza materialista rende difficile perseverare, svegliarsi presto la mattina per eseguire dei rituali o recitare dei credi nei quali non credono fino in fondo. Non so esattamente come si può spezzare questo meccanismo di blocco. Ma il secondo ostacolo mi sembra di lunga il più debole. Ovvero, penso di conoscere il motivo per cui i miei vicini di casa laici dubitano della bontà della chiesa che a loro dire discrimina i gay e le donne o che pare essere governata da ipocriti e sciocchi. Ma resto più perplesso dagli atei che pensano che, al giorno d’oggi, la razionalità della religione è stata smentita dai tempi.

 

Sì, la scienza ha danneggiato alcune idee religiose che un tempo erano il dogma. Ma il nostro mondo presuntamente disincantato resta il genere di mondo che ha ispirato il pensiero religioso in primo luogo: un sistema miracoloso che genera degli esseri consci che possono misteriosamente svelare i suoi segreti, e che nel loro piccolo esibiscono dei poteri divini e delle tracce demoniche, e le cui vite sono costantemente scosse da incontri trascendentali e difficili da spiegare. Essere catapultati in questo mondo senza cogliere le possibilità offerte dalla religione mi sembra più un pregiudizio che una forma di razionalità (…) Ho sempre creduto che se riconosci la plausibilità dei temi religiosi dovresti anche riconoscere la loro urgenza o, al contrario, se ignori ciò che è sovrannaturale dovresti lavorare sulla tua curiosità spirituale. Ma chiaramente molte persone intelligenti sono in disaccordo. Questo forse significa che è un errore concentrarsi troppo sugli ostacoli alla fede della classe dirigente. Questi potrebbero essere parzialmente rimossi, ma per avere una rinascita religiosa servirebbe comunque l’impulso che fa in modo che la genti cerchi, bussi e chieda”. (Traduzione di Gregorio Sorgi)

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