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La lotta degli annunci

Mosca sui vaccini si rincorre da sola

Il Cremlino, con i suoi annunci velocissimi, sembra inseguire le dichiarazioni degli altri. E’ una rincorsa, più che una corsa

Micol Flammini

La Russia inizia una campagna di vaccinazione di massa prima di tutti, ma su Sputnik V si sa ancora troppo poco

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Poco dopo l’annuncio di Pfizer/BioNTech sull’efficacia del vaccino contro il coronavirus al 95 per cento, la Russia si è affrettata a fare un controannuncio per dire che anche lo Sputnik V, il vaccino russo, aveva la stessa efficacia. Dopo sono arrivate anche Moderna e AstraZeneca che però più che alle dichiarazioni di Mosca guardavano a quelle del duo  americano-tedesco. Mercoledì il premier britannico Boris Johnson ha detto che il Regno Unito è stato il primo paese ad autorizzare l’immunizzazione, che sarà disponibile dalla prossima settimana. Londra non ha neppure atteso i risultati dei laboratori di Oxford, è andata dritta su quello che le sembrava più affidabile, per quanto per metà europeo. Lo stesso giorno Vladimir Putin ha detto alla vicepremier Tatiana Golikova che ormai era superfluo ricevere informazioni sullo Sputnik V ogni settimana: “La prossima settimana non verrai a riferirmi, ma inizieremo la vaccinazione di massa. Mettiamoci al lavoro”. 

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Poco dopo l’annuncio di Pfizer/BioNTech sull’efficacia del vaccino contro il coronavirus al 95 per cento, la Russia si è affrettata a fare un controannuncio per dire che anche lo Sputnik V, il vaccino russo, aveva la stessa efficacia. Dopo sono arrivate anche Moderna e AstraZeneca che però più che alle dichiarazioni di Mosca guardavano a quelle del duo  americano-tedesco. Mercoledì il premier britannico Boris Johnson ha detto che il Regno Unito è stato il primo paese ad autorizzare l’immunizzazione, che sarà disponibile dalla prossima settimana. Londra non ha neppure atteso i risultati dei laboratori di Oxford, è andata dritta su quello che le sembrava più affidabile, per quanto per metà europeo. Lo stesso giorno Vladimir Putin ha detto alla vicepremier Tatiana Golikova che ormai era superfluo ricevere informazioni sullo Sputnik V ogni settimana: “La prossima settimana non verrai a riferirmi, ma inizieremo la vaccinazione di massa. Mettiamoci al lavoro”. 

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A Mosca, ha detto il sindaco Sobyanin, la vaccinazione potrebbe iniziare oggi e, nel resto della Russia, dal prossimo fine settimana. I primi a ricevere il vaccino saranno medici e insegnanti su base volontaria. Secondo il Cremlino, la Russia ha già prodotto due milioni di dosi – anche lo Sputnik V contempla due iniezioni per ogni vaccino – prima saranno soddisfatte le esigenze dei russi e poi quelle degli stranieri che lo richiederanno. Mosca è stata la prima a registrare il vaccino, era agosto, si sapeva già che il lavoro sull’immunizzazione sarebbe stato di rilevanza internazionale e che avrebbe dato il via a una corsa, una competizione tra potenze. Ma quello che sta accadendo è che Mosca, con i suoi annunci velocissimi, sembra inseguire le dichiarazioni degli altri. E’ una rincorsa, più che una corsa. A ogni cenno dei colossi occidentali, esce fuori un annuncio da parte della Russia, per dimostrare che sul vaccino il Cremlino e i suoi scienziati non sono rimasti indietro. A ben guardarla, però, questa competizione sembra sempre più solitaria: Mosca compete da sola, contro se stessa. 

 

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Il Cremlino segue le mosse degli altri, i passi degli altri, li ripercorre e fa sapere al mondo che i russi possono fare da soli. 
Le altre case farmaceutiche non sono molto attente a quel che accade in Russia, dove è stato già approvato anche un secondo vaccino prodotto da Vektor, un ex laboratorio di ricerca sulle armi biologiche in Siberia. A dicembre invece dovrebbe essere approvato un terzo vaccino. Ma c’è grande sfiducia nei confronti del lavoro svolto finora dai russi. In un’inchiesta il settimanale Novaya Gazeta aveva anche spiegato il perché: i dati non vengono condivisi con gli scienziati internazionali,  il campione preso in considerazione è inferiore rispetto a quello delle altre sperimentazioni (16.000 partecipanti contro i 43.500 di Pfizer) e poi ci sono le testimonianze di alcuni medici, che dopo l’inoculazione hanno contratto il coronavirus. Ci sono nazioni interessate al vaccino russo ma,  Ungheria a parte – Budapest si è fatta mandare delle dosi da Mosca, ha ricevuto dalla Commissione il permesso di usarle nei confini nazionali ma dovrà assumersi “la piena responsabilità” – non sono occidentali e non ospitano i laboratori che stanno sperimentando vaccini in fase avanzata. 
La Russia guarda al mondo, ma il mondo non guarda alla Russia perché non ritiene che Sputnik V sia affidabile o, sullo sfondo di una corsa ai vaccini, competitivo. Questo per il Cremlino è un problema, il vaccino sta destando soltanto preoccupazioni nella comunità scientifica, fuori e dentro la nazione, perché si ritiene che di quanto è stato portato avanti finora si sappia troppo poco. L’annuncio che forse ha fatto più notizia è che una delle prima dosi è stata somministrata alla figlia di Putin, una delle due legittime, ma con un cognome diverso, Maria e Katerina. Nessuno ha prove, ma la dichiarazione del presidente è stata un’importante trovata comunicativa: quale padre userebbe sua figlia come cavia se non è sicuro al cento per cento della sicurezza dell’inoculazione? Qualcuno ha risposto: Vladimir Putin.  

 

Nonostante gli annunci e la propaganda, però, secondo i sondaggi neppure in patria lo Sputnik V ha molto successo. Ma lo scetticismo, in questa fase, non appartiene soltanto ai russi, anche europei e americani sono diffidenti nei confronti delle sperimentazioni occidentali e la percentuale di chi si farebbe vaccinare non appena sarà possibile è in diminuzione. Il Cremlino voleva vincere la corsa al vaccino e, sulla carta, lo ha fatto: lo Sputnik V è stato il primo a essere registrato e sarà il primo a essere iniettato con una campagna su larga scala. Non si è accorto, però, che aveva indetto una gara a cui i concorrenti non hanno partecipato. 

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