PUBBLICITÁ

Ragioni per non assecondare la religione del caldo afoso

Giuliano Ferrara

I catastrofisti climatici sono apostoli di una fede, con la differenza che vangelo e filosofie della storia sono documenti più convincenti dell’immaginazione e del cuore umano. Una lettera aperta

PUBBLICITÁ

L’ideologia fa brutti scherzi. Coltiva una stuporosa imbecillità. E’ un’estate calda e secca, forse un po’ più di altre, ma non ne sarei così sicuro. Fatto sta che un’esplosiva campagna ideologica ha decretato l’inizio della fine di mondo da surriscaldamento globale. Può darsi, ma è lecito dubitare di questi toni esagitati, di queste esagerazioni che trasformano in titoli generalizzanti un incendio in pineta, una valanga di ghiaccio in montagna, una giornata afosa e surriscaldata in questa o quella città, una media delle temperature stagionali, e conferiscono il crisma della falsa coscienza ideologica a una surrealtà non dimostrata e non dimostrabile.    

 

La prova logica è semplicissima. Se dico queste cose, mi si augura che prenda fuoco la mia casa, mi si dà del cretino (meno grave), dell’antiscientifico, del porco e dell’ignorante (abbastanza vero).

PUBBLICITÁ


L’ideologia della terra che brucia è ormai molto più tossica delle vecchie divisioni politiche, crea più violenza verbale, malmostosità. L’argomento usato è questo: tu confondi il clima, mostro di cui sappiamo tutto il procedere apocalittico, con il banale meteo, informazione di giornata e di stagione buona per tutte le borse. Però la campagna in corso, che si nutre certo delle premesse predittive e delle slide o modelli di una parte importante della comunità scientifica, che non negherebbe la possibilità di una interpretazione critica e dissonante, visto che si tratta di decidere dell’inafferrabile futuro, è fondata sull’osservazione del meteo, precisamente come il mio giudizio a dissenso. Meteo contro meteo. Coloro che usano il meteo, quest’estate, per decretare la fine di mondo, questi stessi  imputano superficialità e ignoranza a coloro che lo osservano, il meteo, per optare a favore di un giudizio meno mostrificante, più equilibrato. Ti dicono di non guardare il banale meteo, di non giocare sul confronto con i caldi di luglio d’antan in funzione di una normalizzazione dell’allarme, nel momento stesso in cui fanno del meteo uno strumento per denunciare la deriva del clima per creare angoscia, per delibare il senso ultimativo di una crisi del pianeta, aggiugendo che dal meteo si capisce quanto sia grande la colpa dell’uomo per il comportamento del sole. Se non è un’ideologia settaria, parareligiosa, credulona e sciocca questa, quale lo sarebbe mai?  

PUBBLICITÁ

       

Mi obiettano i migliori, quelli accaldati ma non colpiti dal colpo di calore, che il mio è un partito preso, che non mi convincerò mai. Lo è. Certo che lo è. Non credo che l’uomo sia il signore del cosmo. Non credo che abbia il potere di sciogliere il mondo nel caldo con le ciminiere e gli aeroplani. Può sporcare alcuni ambienti, che poi può anche ripulire e in verità in molti casi sta già ripulendo, e questo è l’ambientalismo possibile, il disinquinamento. Ma non è in grado, nemmeno se lo voglia, se sia un’impresa criminale cosciente a muoverlo, di sostituirsi al potere degli elementi. E’ invece perfettamente capace di usare gli stereotipi parascientifici e i modelli predittivi e le manipolazioni a media del pollo del reale per convincerci e convincersi che al cristianesimo, al taoismo, al comunismo e al capitalismo sia subentrata un’altra grande utopica e distopica emergenza planetaria. Gli apocalittici del clima sono apostoli di una favola, con la differenza che vangelo e filosofie della storia mi sono sempre sembrati documenti più convincenti dell’immaginazione e del cuore umano. 

PUBBLICITÁ