Sibi Mani e Andrea Casu (foto LaPresse)

Il congresso, il Pd, il sindaco. Parla il segretario romano Casu

Marianna Rizzini

Il partito, gli anni non semplici, i debiti, i temi, le tappe e l’investimento contro il degrado che “crea sviluppo”

Roma. Il congresso straordinario del Pd romano (nel marzo 2020) e l’identità di un partito che a Roma ha attraversato fasi difficili e che ora si trova all’opposizione del sindaco a Cinque stelle Virginia Raggi, mentre sul piano nazionale è al governo proprio con i Cinque stelle: qual è l’obiettivo e quale il percorso, quale l’identità, dopo la tre giorni di Bologna in cui il segretario pd Nicola Zingaretti ha tentato l’aggiornamento dell’agenda di governo (vedi ius soli e ius culturae), e in cui si è approvato il nuovo statuto? Il segretario del Pd locale Andrea Casu, che una settimana fa ha visto approvare la sua relazione con un solo voto contrario, resta nel partito dopo la scissione renziana (“non ne ho condiviso le ragioni ma non rinnego le battaglie combattute a fianco di Matteo Renzi né la stima politica per lui”, dice). Ha rinnovato intanto la segreteria, Casu, con l’ingresso, tra gli altri, di Paolo Emilio Marchionne, Titti Di Salvo, Riccardo Corbucci, Claudia Daconto e Alessandro Rosi, e con il conferimento di due nuove deleghe esecutive (agli Enti Locali Antonella Melito, presidente del consiglio dell’VIII Municipio, e ai Beni Comuni Julian Colabello, presidente della Commissione trasparenza del XIV Municipio).

 

Intanto è stato eletto tesoriere all’unanimità Claudio Mancini, incaricato di gestire, tra le altre cose, la questione del rientro del debito, secondo un piano di cui si parlerà domani in assemblea (c’è anche il problema di una cartella esattoriale da più di un milione di euro). L’applicazione del piano, dice Casu, “sarà possibile prima di tutto perché a monte ci sono stati i sacrifici della nostra comunità, che ha cercato di ridurre le spese, facendo campagna elettorale anche a zero e dimostrando compattezza nell’onorare i propri debiti, anche ereditati”. Sullo sfondo c’è non soltanto il congresso del 2020, ma anche il 2021, anno dell’elezione del sindaco (e c’è Virginia Raggi non così defilata nonostante le critiche esterne e interne, a giudicare da alcune mosse, per esempio l’elenco dei presunti successi su “cosefatte.it”, e ci sono alcune personalità della sinistra, da Roberto Morassut a Giovanni Caudo a Michela De Biase, in campo in modo visibile). Casu vuole “rovesciare la prospettiva sia riguardo al partito sia, in prospettiva, per le tappe di avvicinamento all’elezione del sindaco: intanto l’idea è quella di costruire un rilancio unitario del Pd a Roma, i nomi verranno dopo” (compreso il suo, ché il segretario del Pd locale per ora così risponde a chi gli chieda di una futura ricandidatura: “Adesso i nomi non sono la priorità”). La priorità è “il confronto programmatico” (conferenza prevista per gennaio-febbraio 2020), confronto “che ruota attorno alle emergenze della città, dal ciclo dei rifiuti al rilancio di Ama ai trasporti alla casa, tutte occasioni per un parallelo rilancio dello sviluppo. L’investimento contro il degrado può cioè creare occupazione e ricostruzione di un panorama industriale” (da Roma al momento gli imprenditori fuggono, per così dire, e fin dai tempi in cui si vedeva un sindaco Raggi e un allora ministro dello Sviluppo Carlo Calenda discutere al attorno al famoso “tavolo”).

 

Il futuro del partito a Roma, dice Casu, “si inserisce nell’identità di un Pd che io spero torni a essere più vicino a quello delle origini”, ma si incastra su quelli che il segretario locale indica come punti irrinunciabili: “Siamo e vogliamo essere alternativi al disastro Raggi, e per arrivarci vogliamo primarie aperte di centrosinistra sia per la corsa a sindaco sia nei municipi, come il 15 dicembre prossimo nell’XI, e come è stato, con ottimi risultati, nell’VIII e nel III” (dove nel 2018 sono stati eletti presidenti i due “extra-Pd” Giovanni Caudo e Amedeo Ciaccheri). Il nome dunque, se c’è, corre ancora sottotraccia, ma c’è l’identikit del futuro candidato ideale: “Dovrà essere una candidatura non solitaria, capace di aggregare attorno a sé una squadra, e dovrà maturare tra personalità che conoscono la città e i suoi problemi”. Quanto al congresso del marzo 2020, Casu vorrebbe arrivarci “senza avvitarsi sulla solita conta: prima le proposte per Roma, nella pluralità di voci, poi i profili”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.