Uno sticker che ritrae Sergio Mattarella, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Il retroscena del retroscena, quello che i politici non vi dicono

David Allegranti

Il Conte Max, il Cav. e i due Matteo. Le interviste dell’estate tradotte per decifrare la prossima campagna elettorale

Roma. A un certo punto, in politica, arriva il momento del disvelamento, quando la scena prende il sopravvento sul retroscena. Non capita spesso, per questo la stagione si è appena riaperta e già piovono interviste nelle quali i politici dicono una cosa ma ne pensano chiaramente un’altra. Qui proviamo a fornire l’interpretazione autentica del loro pensiero.

    

Ma D’Alema in Parlamento lo candiderete? “Per le candidature – tutte – andranno individuati insieme criteri che tengano conto del radicamento sui territori. E la giusta miscela tra la novità e le esperienze. Per questa ragione ho chiesto che a valutare le candidature siano anche dei garanti che non andranno in Parlamento” (Giuliano Pisapia al Corriere).

Ma siete matti? Fosse per me, D’Alema sarebbe già in pensione, a occuparsi di vino a tempo indeterminato. Se la sinistra non riesce a trovare l’unità è per colpa sua. Ma come? Dopo vent’anni di berlusconiani e antiberlusconiani, adesso Mdp e soci vorrebbero dividere l’Italia in renziani e antirenziani. Se continuano così, io torno a fare l’avvocato. Mica sono scemo!

  

E il leader di Forza Italia, Berlusconi, che ruolo avrà? “Non so che ruolo pensi per sé Berlusconi. Adesso non è candidabile. E questa è un’ingiustizia. Se tornerà ad esserlo, deciderà lui. Comunque sarà in campo, al nostro fianco. Ci siamo a lungo confrontati sulle elezioni in Sicilia e alla fine ha scelto l’opzione più ragionevole, che gli avevo più volte suggerito, ovvero correre con un centrodestra unito. È uomo concreto e di visione” (Giovanni Toti a Repubblica).

Berlusconi ha fatto il suo tempo. Adesso servono leader più giovani, tocca a Salvini. Sciogliamo Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e facciamo un unico grande partito repubblicano. Berlusconi si occupi della famiglia, delle aziende, faccia il nonno e il fondatore. Faccia l’Eugenio Scalfari del centrodestra. Io non me la sento, eh, beninteso. Sto soltanto dando dei suggerimenti, mi spiego presidente?

  

“Una cosa è una coalizione, un’altra è il listone unico, su cui al momento non ci sono le condizioni. Io lavoro a un progetto coerente per cambiare il paese, ma per ora sulla lista unica la vedo difficile”. Si incontrerà con Berlusconi? “Non c’è nessun incontro in preparazione con Silvio Berlusconi. Se ce ne sarà la necessità lo convocheremo noi l’incontro” (Matteo Salvini).

Fosse per me, mi accontenterei di fare il ministro dell’Interno in un governo di centrodestra, ma tanto non me lo consentiranno. Quindi tanto vale provare il colpo grosso e puntare alla leadership. Berlusconi è stato un grande ma appartiene a un’altra epoca. Se potessi, farei fuori anche Maroni, ma non sono abbastanza forte in Lombardia. Io voglio davvero trasformare la Lega Nord in una Lega nazionale, dimenticandomi dei vari Bossi che mi stanno sul groppone. Comunque, un governo di centrodestra al momento non ce lo vedo. Invece sai che con il M5s…

  

“Tutti i paesi più importanti dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Federazione Russa alla Cina e al Giappone hanno combattuto la crisi anche stampando moneta. E’ quello che dovremmo fare anche noi, tenendo conto del fatto che in questo momento l’inflazione è quasi assente” (Silvio Berlusconi su Libero).

Non ne posso più di questo giovanotto con l’orecchino e la barba che mangia salamella e non ha mai lavorato in vita sua. Sì, parlo di Salvini. Purtroppo però, se voglio evitare l’accordo con l’altro Matteo, di cui non mi fido assolutamente, devo farmelo piacere. E debbo pure fingere che mi piacciano le sue sciocchezze, come la doppia moneta. Nel frattempo però, per logorarlo e fargli saltare i nervi, cambio il possibile candidato premier ogni giorno. L’importante è che non sia lui.

   

“Prima i vitalizi, poi la legge elettorale. Per il M5s sarà il segnale che il Pd può gestire i suoi franchi tiratori” (Danilo Toninelli su Twitter).

Della legge elettorale non ce ne frega nulla, in realtà vogliamo solo dimostrare che il Pd non sa come far saltare la legge sui vitalizi. Ma neanche dei vitalizi ce ne importa un granché.

    

Non teme che il poco tempo a disposizione possa inficiare il voto favorendo volti più noti? “Assolutamente no, i tempi sono gli stessi utilizzati anche nelle altre votazioni, come quelle per i sindaci”. Sì ma così si ha l’impressione che sia una votazione formale con una investitura già decisa per Di Maio… “La scelta sarà degli iscritti, come è sempre stato” (Davide Casaleggio al Corriere).

Abbiamo già deciso tutto, solo che non possiamo dirlo. Il candidato presidente del Consiglio è Luigi Di Maio. Il voto su Rousseau sarà solo una ratifica. Mica penserete che il sistema operativo voluto da mio padre sia a disposizione della gente? Figuriamoci. A dirla tutta, le persone mi stanno pure sulle scatole…

  

“Noi non eravamo e non siamo disponibili a fare un accordo di centrosinistra-centrodestra con Alfano, lo avevamo detto sin dall’inizio. Il Pd ha fatto la sua scelta e ha scelto Alfano quindi si è preso la responsabilità di porre fine al centrosinistra. Non intendiamo avallare una politica neocentrista dei due forni che cerca alleanze a destra e sinistra. Si può fare un accordo di emergenza, un’altra cosa è andare insieme alle elezioni, questo comporta un’ispirazione politica e programmatica comune, quindi la scelta fatta in Sicilia è un salto di qualità nella direzione di una deriva neocentrista” (Massimo D’Alema).

Ma chissenefrega della Sicilia! A me basta solo mandare a casa Renzi. Non deve solo perdere, deve proprio andarsene. Via, sciò. Mi ha pure fatto cacciare dalla presidenza delle fondazioni socialiste…

     

“Dire che siamo un partito monopersonale, e una formazione che fa congressi ogni tre mesi, mi pare troppo. Non entro nel software di selezione della Casaleggio Associati, Berlusconi non ha il suo forte nella democrazia interna. Nessuno ha una comunità democratica come quella del Pd” (Matteo Renzi).

Ma chi me l’ha fatto fare? Non dico solo il maledetto referendum costituzionale, eh. Dico: io non volevo diventare segretario. Troppe rotture di scatole, ora pure Franceschini vuole farmi le scarpe. Ma quando c’è da fare le liste per il Parlamento si ride. Mi metto in una stanza con il Lotti; penna, foglio e tanti saluti.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.