Tiranni

Davide D'Alessandro

di Waller R. Newell, Bollati Boringhieri, 396 pp., 25 euro

Nel fondo buio di ognuno si annida un potenziale tiranno. “Giardiniere”, “riformatore” o “millenarista”, sempre potenziali tiranni siamo, anche se le differenze possono essere sostanziali e Waller R. Newell, professore di Scienze politiche e Filosofia presso la Carleton University di Ottawa, in un libro suggestivo, tradotto da Gian Luigi Giacone per Bollati Boringhieri, ne delinea i tratti principali, con nomi e cognomi, ripercorrendo 2.500 anni di strada piuttosto accidentata, di guerre, di barbarie, di sottomissioni, di inevitabile e ripetuto terrore. Se tra i tiranni “giardinieri” compaiono, tra gli altri,  Nerone, Franco, Duvalier e Mubarak, “che dispongono dello Stato e della società come di una personale proprietà, per il proprio piacere e beneficio e a favore esclusivo del proprio clan e dei propri sodali, e il cui potere sfocia spesso e volentieri nell’eccesso edonistico e nella crudeltà gratuita”; tra i tiranni “riformatori” figurano Alessandro Magno, Giulio Cesare, i Tudor, Napoleone e Atatürk, “animati da un sincero desiderio di migliorare la società, ma altresì accecati dal perseguimento di fortuna e gloria a scapito di ogni legge e democrazia”; tra i tiranni “millenaristi” incontriamo Robespierre, Lenin, Stalin, Hitler, Mao e gli odierni jihadismi, “guidati dall’impulso di imporre un regime utopico a cui l’individuo deve sottostare per il bene collettivo e in cui ogni privilegio è sradicato fino a raggiungere l’eccesso in uno Stato di polizia attraverso l’omicidio di massa e il genocidio”. Ce n’è anche per Putin, “riformista e cleptocrate con un pizzico di millenarismo”. Definizioni appropriate, tagliate su misura. Il catalogo è questo, verrebbe da scrivere, eluso il rischio di affibbiare etichette, poiché lo studioso è raffinato e anche quando classifica, articola e dispone mettendo in guardia dal buonismo, anzi cercando di “rafforzare la nostra capacità di riconoscere la minaccia posta dal terrorismo jihadista”, finalmente chiamato con il suo nome autentico, nella vera polpa del libro, di “seducente coacervo di messianismo pseudoreligioso posto al servizio di un’utopia totalitaria”. E basta, basta davvero, indebolire la nostra civiltà, che non sarà il miglior teatro possibile dove rappresentare le passioni e gli scontri umani, ma resta la civiltà di Spinoza e Locke, di Machiavelli, Hobbes e Shakespeare, le nostre cure omeopatiche. Nessun compromesso è lecito con i millenaristi. Newell è chiarissimo e perentorio: “Ai governanti millenaristi non importa se i loro paesi prosperano o meno. Con costoro non ci può essere alcuna negoziazione, alcun compromesso: il semplice fatto di sottomettersi non basterà se siete destinati al genocidio utopico. Chiedetelo ai superstiti azeri del massacro di Khojaly o agli sciiti massacrati dall’Isis. Le tirannie millenariste, come il nazismo e l’Isis, devono essere combattute con ogni mezzo a nostra disposizione”. Newell queste cose le ha scritte due anni fa, già convinto che l’Isis presentasse “tutte le caratteristiche delle tirannie millenariste più pericolose e radicali. Ovunque raggiunga il potere, il Califfato intende imporre un collettivismo cupamente repressivo, ricorrendo a tale scopo al genocidio. L’Isis è intrinsecamente imperialista, intenzionato a portare nel mondo la ‘benedizione’ del Califfato attraverso il terrorismo”. Bisogna attrezzarsi e bene. La lotta, conferma Newell, non sarà breve, ma “finché rimarremo vigili contro i lupi che si aggirano attorno al perimetro di una società libera, la democrazia è destinata a sconfiggere la tirannia, per il semplice fatto che è un’idea migliore”.

 

TIRANNI
Waller R. Newell
Bollati Boringhieri, 396 pp., 25 euro

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