Morte di un maestro del tè

Alessandro Litta Modignani

Yasushi Inoue
Skira, 176 pp., 16 euro

Yasushi Inoue (1907-1991) noto al pubblico italiano soprattutto per l’inarrivabile “Il fucile da caccia” (Adelphi) torna all’attenzione dei lettori con questo romanzo storico, ambientato al termine del medioevo giapponese e animato da personaggi realmente esistiti. “Morte di un maestro del Tè” è un libro dall’atmosfera rarefatta e spirituale, scandito da ritmi lentissimi e dialoghi ossequiosi, nel quale il rito della preparazione e assunzione del tè risponde a un cerimoniale complesso e assume le caratteristiche di “una vera e propria forma d’arte”.


I fatti, narrati attraverso l’espediente del ritrovamento di un manoscritto, vedono protagonista Honkakubo, un umile monaco chiamato dalla vita a misurarsi con fatti, gesti e pensieri per lui smisurati e incomprensibili. “Il nulla non annienta nulla, la morte cancella tutto!”, gli aveva insegnato il maestro Rikyu, ponendolo davanti a quesiti che lo tormenteranno per tutta la vita. “Che cos’è che scompare con la morte? Qual è la cosa che solo la morte è in grado di cancellare per sempre? E’ un interrogativo troppo complesso per un povero monaco come me, una questione irrisolvibile anche se mi mettessi a riflettere per tutti i giorni che mi restano da vivere”. L’impianto del romanzo ruota intorno a due fatti all’apparenza inspiegabili: perché il signore Hideyoshi – capo militare fra i grandi unificatori del Giappone – ha ordinato al maestro, che lo aveva fedelmente servito, di darsi il suicidio? Ma soprattutto: perché lo stesso Rikyu si è ritirato in esilio e ha obbedito all’ordine, invece di chiedere la grazia, che facilmente gli sarebbe stata concessa, come era nel suo diritto?

Da quella tragica scelta passano gli anni, poi i decenni, ma il povero monaco non riesce a darsi pace. Incontra i nuovi cerimonieri del Tè, successori del suo maestro, rievoca grandi eventi e contempla porcellane finissime, ottenendo risposte indecifrabili e verità parziali, fino a una consapevolezza che gli è solo dato di sfiorare: “Se mi consentite di esprimere un’altra mia ipotesi, vorrei aggiungere che a mio avviso, durante i giorni dell’esilio, i ruoli del maestro Rikyu e del taiko Hideyoshi si invertirono…”. “Morte di un maestro del Tè” è una splendida metafora, tipica della letteratura orientale, del conflitto fra libertà spirituale e potere assoluto, del tormento fra vita interiore e accettazione della morte. “Essi scoprirono ciò che per il vero chjain è importante più di ogni altra cosa: preparare il tè in tutta calma e serenità, senza lasciare che altri pensieri intralcino la mente. Questo è un mondo dove io, Honkakubo, non potrò mai avere accesso”.

 

Morte di un maestro del Tè
Yasushi Inoue
Skira, 176 pp., 16 euro

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