Cesare Battisti (foto LaPresse)

Ecco perché l'estradizione di Cesare Battisti non è scontata

Angela Nocioni

Il 24 ottobre il Tribunale supremo si riunirà per decidere. Tutto è nelle mani dei 4 giudici della “Primeira turma”. Cosa pensano e come potrebbero votare

Non è per nulla detto che il Tribunale supremo brasiliano voterà contro l’habeas corpus presentato dalla difesa di Cesare Battisti, spianando la strada alla firma da parte del presidente Michel Temer del decreto per accogliere la richiesta italiana di estradizione.

La decisione spetta alla “Primeira turma” del Supremo, commissione formata da 5 degli 11 giudici che costituiscono l’Alta Corte. La prima riunione è fissata per il 24 ottobre.

 

A voler prevedere un possibile orientamento dei singoli giudici rispetto al dossier Battisti, tenendo conto della loro formazione e delle decisioni prese da ciascuno di loro finora, non pare scontato un parere favorevole alle richieste italiane.

La “Primeira turma” è composta dal ministro (così si chiamano i giudici del Supremo in Brasile) Roberto Barroso, dal ministro Marco Aurélio, dal ministro Luis Fux, dal ministro Alexandre De Moraes e dalla ministra Rosa Weber.

 

Roberto Barroso si asterrà. È stato avvocato di Battisti, quindi non parteciperà.

 

Marco Aurélio Mendes de Farias Mello, cugino dell’ex presidente De Mello, è un garantista a tutto tondo. Molto probabile che voterà a favore dell’habeas corpus di Battisti. Ne ha concessi di ben più clamorosi, in logica brasiliana. Nel giugno del 2000 votò a favore della scarcerazione di Salvatore Cacciola, il proprietario del Banco Marka, banca fallita. Cacciola era accusato di esser costato più di un miliardo e mezzo di reais alle casse pubbliche brasiliane. Scappò, venne in Italia, poi se ne andò a Monaco di Baviera e lì fu arrestato e portato in Brasile. Il giorno del suo arresto il giudice Marco Aurélio disse che non si pentiva per niente del voto favorevole alla scarcerazione, che aveva votato bene e che l’avrebbe fatto di nuovo. Votò a favore anche della concessione dell’habeas corpus di Suzane von Richthofen, una ricca ragazza di San Paolo accusata di aver ucciso i genitori. Un caso di cronaca morboso e succulento in cui schierarsi a favore della liberazione dell’accusata fu un gesto molto poco popolare.

 

Il ministro Luis Fux è quello che venerdì sera ha deciso che non poteva essere lui, come giudice monocratico, a dare una risposta definitiva alla richiesta della difesa di Battisti e che fosse il caso di esaminare il dossier collegialmente. Quindi è ipotizzabile che abbia perplessità sull’estradibilità, altrimenti non avrebbe sospeso fino al 24 ottobre qualsiasi possibilità di estradare, espellere o deportare Battisti. Il suo curriculum non lascia presagire molto sul suo orientamento in materia di scarcerazioni. È stato nominato dall’ex presidente Dilma Rousseff, ma non è schierato con il Partido dos trabalhadores dell’ex presidente Lula. Più probabile, però, un sì che un no all’habeas corpus.

 

Poi c’è il ministro Alexandre De Moraes, 48 anni, nominato quest’anno per sostituire Teori Zavascki, morto in un incidente aereo il 19 febbraio. È uomo di Michel Temer. Prevedibile un suo voto contrario all’habeas corpus.

 

La vera incognita è la ministra Rosa Weber. Viene dal diritto del lavoro. Durante le votazioni sull’operazione Lava Jato, la Mani pulite brasiliana, vota di solito nello stesso modo di Roberto Barroso. Ma si tratta di tutt’altra materia.

Siccome Barroso non parteciperà alla decisione collegiale su Battisti, il numero dei componenti si ridurrà a 4. Potrebbe finire a 2 contro 2. In caso di parità il voto del presidente vale doppio. Se il presidente sarà Marco Aurélio, è molto probabile che Battisti rimanga libero in Brasile. Ecco perché da un paio di giorni si dice “ottimista”.

Poi, certo, il presidente Temer potrebbe decidere di estradarlo lo stesso. Ma se non l’ha già fatto e ha scelto di ascoltare il consigliere giuridico che gli raccomanda di non firmare nulla e di aspettare perlomeno il giudizio del Supremo, una ragione c’è.

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