Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Liberali e gollisti si può? Macron dice sì, e pensa alle privatizzazioni

Mauro Zanon

Lo stato francese pronto a cedere asset per recuperare 10 miliardi, allo scopo di finanziare progetti destinati all’innovazione

Parigi. “La competizione è la leva che può sollevare il mondo delle nostre imprese”. Questa frase di Charles de Gaulle, scritta nei suoi “Mémoires d’espoir”, è stata citata qualche tempo fa dall’ex candidato alle presidenziali François Fillon per sostenere che il generale “era liberale” e che gollismo e liberalismo possono conciliarsi, nonostante certi membri della destra sovranista arriccino il naso quando qualcuno osa avvicinare i due termini. E la questione su come coniugare gollismo e liberalismo è tornata al centro del dibattito a Parigi, dopo che il liberale Emmanuel Macron, presidente della Repubblica, assieme al liberale Bruno Le Maire, ministro dell’Economia, hanno scelto di ricorrere alla nazionalizzazione temporanea dei cantieri di Saint-Nazaire subendo critiche di “giacobinismo” e di affinità ideologiche con l’ex ministro colbertista Arnaud Montebourg – il capo di Bercy, tuttavia, si è guardato bene dall’utilizzare il termine “nazionalizzazione”, preferendo parlare di “decisione di prelazione temporanea”.

 

Le Maire, che ieri si trovava a Roma per esporre agli “amici italiani” il progetto di polo civile e militare che ha in mente Parigi, ha definito “gollista” la mossa dell’esecutivo sul dossier Stx-Fincantieri. Ma cosa significa, oggi, attuare una politica “gollista”? “La decisione presa dal governo su Saint-Nazaire si iscrive nella linea del gollismo. E’ una scelta di patriottismo economico”, dice al Foglio Françis Choisel, storico e politico francese, autore del saggio “Comprendre le gaullisme” (L’Harmattan). “Il gollismo non è uno statalismo, è un dirigismo, che significa pilotare l’economia, individuando i settori strategici ma lasciando libertà alle imprese e agli attori in un quadro di coordinamento nazionale. A livello dello stato c’è una strategia industriale e a volte può realizzarsi attraverso delle nazionalizzazioni”, spiega al Foglio Choisel.

 

Sulle pagine di opinione del Figaro, qualche settimana fa, lo storico Jacques Julliard si è chiesto se il macronismo può essere considerato un “neogollismo” e se il paragone tra il fondatore della Quinta Repubblica e colui che aspira a rinnovarla sia appropriato. Per Choisel, “dal punto di vista dei metodi di governo ci sono alcune incontestabili convergenze tra De Gaulle e Macron. La differenza tra i due è negli obiettivi. L’attuale inquilino dell’Eliseo è un europeista convinto, il generale non lo era. Possiamo dunque dire che sul piano della forma Macron è gollista, ma non sul piano dei contenuti”. Le Maire, alla stregua del suo collega alle Finanze, Gérald Darmanin, viene dai Républicains, il partito della destra, lì dove da anni c’è una gara a chi più degli altri incarna al meglio l’eredità del gollismo. Ma per l’autore di “Comprendre le gaullisme” e fedelissimo dell’ex ministro Charles Pasqua quando era membro del Rpr (Rassemblement pour la République), “non ci si può definire gollisti e di destra, come ha fatto Fillon, per esempio, durante la sua campagna elettorale, perché il gollismo non è la destra. Macron con il suo ‘ni droite, ni gauche’ ha ripreso quello che ho scritto trent’anni fa nel saggio ‘Bonapartisme et Gaullisme’, ossia che il gollismo è la destra e la sinistra e il centro e gli estremi assieme, è una sintesi sul piano delle idee. Macron ha fatto una sintesi gollista”.

 

In attesa di comprendere l’esito del vertice a Roma, a Bercy è in fase di rifinitura un ambizioso piano di privatizzazioni, con lo stato francese pronto a cedere asset per recuperare 10 miliardi, allo scopo di finanziare progetti destinati all’innovazione. La vendita delle partecipazioni statali dovrebbe partire a settembre, secondo fonti del ministero dell’Economia, o “non appena le condizioni di mercato lo consentiranno”. Le privatizzazioni prioritarie riguardano i due principali aeroporti di Parigi, Roissy Cdg e Orly, ma da ieri un’altra importante azienda pubblica è nel mirino del ministro: Sncf, le ferrovie francesi, dopo l’ennesimo maxiguasto della rete, che ha bloccato la stazione di Paris-Montparnasse per tutto il fine settimana.

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