Mario Borghezio (foto LaPresse)

Malinconia per Borghezio, sovranista a sua insaputa

Maurizio Crippa

Altro che Kyenge, è il tempo passato dal leghista in politica che genera più stupore

Nel giorno in cui sembra di capire che Robertone Calderoli potrebbe tornare a essere il pivot bergamasco delle leggi elettorali, del porcellum non si butta mai niente, suscita uno stupore immalinconito potersi occupare ancora di Borghezio, Mario Borgezio. I giudici della Quarta sezione penale di Milano lo hanno condannato per diffamazione aggravata dalla finalità di odio razziale contro l’ex ministro all’Integrazione, Cecile Kyenge. E lo hanno pure condannato a risarcirla con 50 mila euri. Lui, poveretto, ha commentato: “Mi costringerebbe a vender casa”. Del resto aveva detto: “Gli africani sono africani appartengono a un etnia molto diversa dalla nostra”. Era il 2013 ma sembra passata un’infinità di tempo.

 

Per la dottoressa Kyenge, che è pure simpatica, oltre la magnifica concittadina che tutti sappiamo. In quel tempo lontano ci chiedevamo soltanto come mai, in forza di che, avesse potuto diventare ministro. Poi è arrivata Virginia Raggi al Campidoglio, e s’è capito che anche in Italia, come nel New Jersey di Woody Allen, può succedere di tutto. Ma è il tempo passato da Borghezio che genera più stupore. Per questo frequentatore di bouquiniste sulla Senna, di studioso di radici europee farlocche come le serie tv fantasy. Borghezio non era un mostro, era un sovranista ante litteram, a sua insaputa. Poi è venuto Salvini, e vabbè.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"