Marco Valerio Lo Prete

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Al Foglio dal marzo 2009, dove entra appena laureato in Scienze Politiche, il suo cursus honorum è il seguente: stagista, praticante, redattore dell'Economia, coordinatore del desk Economia e poi dal 2015 vicedirettore. Nasce nel 1985 sull'Isola Tiberina. Nella Capitale si muove poco: asilo, scuole elementari e medie, liceo e università, tutto nel giro di pochi chilometri quadrati. In compenso varca spesso (e volentieri) le frontiere del Paese natìo. Prima per studiare un anno nella ridente Rochester (New York, USA), poi – dopo numerose e più brevi escursioni – emigra all'Université Libre di Bruxelles per sei mesi. E a Bruxelles ci ritorna, ancora per sei mesi, per affiancare un formidabile manipolo di Radicali che lavora al Parlamento Europeo. Mentre si trova nel punto del globo più distante da Roma, facendo ricerca sull’immigrazione all’Università di Melbourne, in Australia, riceve una e-mail dal Foglio: non ci crede, pensa sia spam, invece è uno stage. Non è intelligente, ma da qualche tempo si applica allo studio della lingua tedesca.  

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Marco Valerio Lo Prete | Il Foglio
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Al Foglio dal marzo 2009, dove entra appena laureato in Scienze Politiche, il suo cursus honorum è il seguente: stagista, praticante, redattore dell'Economia, coordinatore del desk Economia e poi dal 2015 vicedirettore. Nasce nel 1985 sull'Isola Tiberina. Nella Capitale si muove poco: asilo, scuole elementari e medie, liceo e università, tutto nel giro di pochi chilometri quadrati. In compenso varca spesso (e volentieri) le frontiere del Paese natìo. Prima per studiare un anno nella ridente Rochester (New York, USA), poi – dopo numerose e più brevi escursioni – emigra all'Université Libre di Bruxelles per sei mesi. E a Bruxelles ci ritorna, ancora per sei mesi, per affiancare un formidabile manipolo di Radicali che lavora al Parlamento Europeo. Mentre si trova nel punto del globo più distante da Roma, facendo ricerca sull’immigrazione all’Università di Melbourne, in Australia, riceve una e-mail dal Foglio: non ci crede, pensa sia spam, invece è uno stage. Non è intelligente, ma da qualche tempo si applica allo studio della lingua tedesca.  

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TINA is back?

Merkel, Rajoy e Fillon. C'è un trio di “liberisti” impenitenti in Europa

Leader liberali controcorrente: la quarta volta della cancelliera, il “Thatcher francese” e Madrid pro rigore fiscale

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Al Foglio dal marzo 2009, dove entra appena laureato in Scienze Politiche, il suo cursus honorum è il seguente: stagista, praticante, redattore dell'Economia, coordinatore del desk Economia e poi dal 2015 vicedirettore. Nasce nel 1985 sull'Isola Tiberina. Nella Capitale si muove poco: asilo, scuole elementari e medie, liceo e università, tutto nel giro di pochi chilometri quadrati. In compenso varca spesso (e volentieri) le frontiere del Paese natìo. Prima per studiare un anno nella ridente Rochester (New York, USA), poi – dopo numerose e più brevi escursioni – emigra all'Université Libre di Bruxelles per sei mesi. E a Bruxelles ci ritorna, ancora per sei mesi, per affiancare un formidabile manipolo di Radicali che lavora al Parlamento Europeo. Mentre si trova nel punto del globo più distante da Roma, facendo ricerca sull’immigrazione all’Università di Melbourne, in Australia, riceve una e-mail dal Foglio: non ci crede, pensa sia spam, invece è uno stage. Non è intelligente, ma da qualche tempo si applica allo studio della lingua tedesca.  

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Non c'è più la concorrenza di una volta. Un'altra ipotesi sulla morìa di start up americane

Nell’attuale sistema capitalistico, il meccanismo della concorrenza sarebbe lievemente mutato, favorendo una concentrazione di potere di mercato in un numero minore di imprese eccellenti. Uno studio dell'Ocse

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Al Foglio dal marzo 2009, dove entra appena laureato in Scienze Politiche, il suo cursus honorum è il seguente: stagista, praticante, redattore dell'Economia, coordinatore del desk Economia e poi dal 2015 vicedirettore. Nasce nel 1985 sull'Isola Tiberina. Nella Capitale si muove poco: asilo, scuole elementari e medie, liceo e università, tutto nel giro di pochi chilometri quadrati. In compenso varca spesso (e volentieri) le frontiere del Paese natìo. Prima per studiare un anno nella ridente Rochester (New York, USA), poi – dopo numerose e più brevi escursioni – emigra all'Université Libre di Bruxelles per sei mesi. E a Bruxelles ci ritorna, ancora per sei mesi, per affiancare un formidabile manipolo di Radicali che lavora al Parlamento Europeo. Mentre si trova nel punto del globo più distante da Roma, facendo ricerca sull’immigrazione all’Università di Melbourne, in Australia, riceve una e-mail dal Foglio: non ci crede, pensa sia spam, invece è uno stage. Non è intelligente, ma da qualche tempo si applica allo studio della lingua tedesca.  

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Storia dell'economia per l'oggi

“L'occidente ha crescita e innovazione nel suo Dna. Se le rinnega, si eclissa”

La molla “culturale” della Rivoluzione industriale di ieri e l’eccesso di pessimismo di oggi. Parla Joel Mokyr

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Start up. Tanto rumore per nulla? Alcuni dati americani

La percentuale di aziende che hanno meno di un anno di età sul numero totale di aziende è scesa dal 12 per cento per tutti gli anni 80 all’8 per cento attuale. Nel 2014 la quota di queste aziende neonate è la più piccola di sempre dopo il dato del 2010: dopo la crisi c’è stato quindi un rimbalzo, ma finora esso è stato minimo. Dati e possibili cause.

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Cosa vuole fare davvero Trump per l'Uomo dimenticato

Politica economica à la Franklin Delano Roosevelt o à la Reagan? Così Trump chiarirà se tutela i forgotten men. Parla Amity Shlaes, presidente della Calvin Coolidge Presidential Foundation.

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Campus sotto shock per la vittoria di Trump

Vince The Donald? A Yale via gli esami per calmare gli allievi. A Chicago, psicologi extra. A Penn, voti in più. L’establishment è scosso, ammette il Nyt. Rod Dreher della rivista American Conservative: “Non hanno capito che il risultato elettorale è anche una reazione all'egemonia dei liberal sui campus”.

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Oggi riparte la disfida sulla crescita americana (sottotono). Ragioni per essere ottimisti

L’instabilità elettorale destinata a svanire. Archiviata la fisiologica dose di volatilità finanziaria, l’America tornerà a confrontarsi con il problema “crescita”. Problema? In realtà il pil degli Stati Uniti è in aumento dal 2009, a un tasso inimmaginabile per gli standard europei. Ricette fiduciose su imprenditorialità e occupazione.

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Bye bye, melting pot. Parla Borjas

Tutte le falle della narrazione di Trump e Clinton sui migranti. Dall’assimilazione in calo negli States ai colpi per i lavoratori meno qualificati. Perché l’America ora fatica a integrare l'immigrazione. C’entrano salari e pol. corr., ci dice l'economista di Harvard

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La reazione dell'uomo bianco. Intervista a Niall Ferguson

L’insostenibilità del pol. corr., gli errori occidentali sull’immigrazione, il trait d'union tra l’insofferenza dei bianchi americani e il referendum sulla Brexit, capitalismo e finanza. Parla lo storico Niall Ferguson: “L’Europa fa male a gongolarsi per il disastro dei due candidati alla Casa Bianca”.

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