Come sta lo sport azzurro in vista di Parigi 2024?
Alle prossime Olimpiadi l'Italia avrà la possibilità di migliorare il suo record di medaglie. “Il problema è quel che succederà nel lungo periodo: c’è forte preoccupazione sia in termini strutturali sia di coinvolgimento della popolazione attiva", dice Malagò
Per ora ce n’è per tutti. Il trionfo del nuoto, il riscatto della scherma, la conferma dei campioni più attesi – Jacobs e Tamberi di nuovo a braccetto: beffa mondiale, doppio oro europeo. Per l’Italia sportiva è stata un’estate di transizione. Quella del ritorno sulla terra, dopo le sbornie olimpiche di Tokyo. O della semina prima di un nuovo raccolto: Parigi 2024. Il grande appuntamento, fioritura di medaglie in divenire. Ma anche ultimo exploit pianificabile e pianificato. “Ai prossimi Giochi faremo molto bene”, dichiarava il presidente del Coni Giovanni Malagò lo scorso giugno. “Il problema è quel che succederà nel lungo periodo: c’è forte preoccupazione sia in termini strutturali sia di coinvolgimento della popolazione attiva. Senza il rilancio dello sport di base e a scuola il futuro è incerto”.
Dividendo olimpico: dai pilastri...
Partiamo dal navigare a vista: il prossimo biennio, la strada che porterà in Francia. Secondo Carlo Mornati, segretario generale del Coni, “le proiezioni virtuali assegnano all’Italia 44 podi”. Quattro in più rispetto al ricco bottino giapponese, già record nazionale alle Olimpiadi. Non è uno score fuori portata. Ma con ogni probabilità cambierà nella composizione: irripetibile l’en-plein trascinatore dell’atletica leggera, la spedizione azzurra sarà sospinta in vasca e di fioretto. Già a Tokyo, il nostro nuoto (7 medaglie, zero ori) faceva intravedere sprazzi di quella potenza corale esplosa meno di dodici mesi dopo. A Parigi, i vari Ceccon, Martinenghi e Quadarella saranno nel fiore degli anni. Per non parlare di Benedetta Pilato, classe 2005 già sul tetto del mondo. A Greg Paltrinieri la palma del veterano: ci sarà da divertirsi. Stesso dicasi per la scherma (in Giappone 5 medaglie, ma zero ori per la prima volta dal 1980). Quando ci sono metodo e tradizione, ripartire dall’anno zero è più facile: l’Italia in pedana ha rabbiosamente dominato gli ultimi Europei e chiuso terza i Mondiali. Il ritorno del c.t. Stefano Cerioni ha rimesso a posto i dissapori interni del fioretto femminile. Mentre lato uomini, oltre al solito Garozzo e all’emergente Marini, si segnala l’exploit delle squadre giovanili fresche di titolo mondiale Under 20 sia nella sciabola sia nel fioretto. In soldoni: una buona metà del nostro medagliere parigino dipenderà da bracciate e stoccate.
...alle grandi speranze
E il resto? Filippo Ganna guiderà le speranze del ciclismo su strada, dove si parla un gran bene anche del classe 2000 Filippo Baroncini, ma ulteriori indicazioni arriveranno dai Mondiali di categoria in programma dal 18 al 25 settembre. Negli stessi giorni si svolgeranno anche quelli di canottaggio, altra disciplina amica che già a livello Under 23 ha appena confermato la solidità del movimento azzurro. L’atletica ha lo stesso obiettivo: dare continuità di rendimento, senza affanni per la qualità irripetibile del metallo forgiato a Tokyo. Nespoli e Boari sono le certezze del tiro con l’arco, l’intramontabile Vanessa Ferrari non molla il sogno di una seconda medaglia nella ginnastica artistica, Vito Dell’Aquila punta a bissare l’oro nel taekwondo. Sarà poi l’ultima Olimpiade sul ring, con la boxe cancellata a partire da Los Angeles 2028: l’Italia cercherà di qualificare i pugili maschi grandi assenti in Giappone, mentre Irma Testa è fra le potenziali favorite dei pesi leggeri femminili. A caccia di rivincita anche il tiro e gli sport di squadra, vero flop degli ultimi Giochi: nella pallavolo e la pallanuoto, soprattutto lato Settebello vicecampione del mondo, è in corso un ricambio generazionale positivo che può riportarle in carreggiata per il podio. Difficile invece aspettarsi exploit dal calcio in crisi o dall’Italbasket in crescita. Infine non ci saranno più le medaglie del karate, depennato dal programma olimpico a vantaggio della break dance, ma Musetti e Sinner ci daranno una dimensione competitiva nel tennis. Sport che escono, sport che entrano. Di un’Italia che ha tutte le carte per ben figurare.
Il buio oltre Parigi 2024
Il guaio, come dice Malagò, è che Parigi potrebbe essere il nostro canto del cigno. Secondo un report elaborato dal Centro studi e uffici statistici del Coni, la pandemia ha falcidiato 1,7 milioni di tesserati. E l’effetto notti magiche, l’estate d’oro 2021, ha solo in piccola parte compensato un trend acuito da denatalità e mancanza di programmazione. “Spetta al Miur avvalersi di sport e salute per i nostri giovani”, insistono i vertici del Coni. Qualche settimana fa, il ministro Bianchi e la Lega Calcio hanno firmato un primo protocollo d’intesa per la diffusione dell’attività sportiva nelle scuole, su forte spinta del sottosegretario Vezzali. Ma gli impianti restano obsoleti da nord a sud. E per ora le risorse sono focalizzate sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Priorità assoluta, più di una semplice sensazione: “I Giochi funzionano quando gli atleti del paese ospitante hanno successo”, Thomas Bach, il numero uno del Comitato olimpico internazionale, ha dichiarato a proposito della Francia. E infatti i transalpini, dopo qualche delusione di troppo in Giappone, stanno avviando un massiccio piano di ristrutturazione sportiva in vista dell’edizione in casa. Obiettivo top five nel medagliere. Certe rivoluzioni sono permanenti: soltanto la corsa a Londra 2012, ad esempio, ha reso il Regno Unito una grande potenza dello sport. Oggi come domani. Da noi invece si rischia il finché la barca va. Canzone sempreverde, moda pericolosa.
la nota stonata #7