Laurence Griffiths/Pool Photo via AP

Bizzarri ci spiega che succede a un genoano di fronte a Mancio e Vialli

Luciano Capone

Per i gemelli del gol, Wembley fu il grande tabù blucerchiato: "All'epoca gufavo", ammette l'attore, tifosissimo del Grifone. "Oggi invece piangeremo o festeggeremo. Ma tutti insieme"

Sono stati anni durissimi per la Genova rossoblu, quelli a cavallo tra fine anni ’80 e inizio anni ’90, con la Sampdoria di Paolo Mantovani che vinceva in Italia e in Europa: quattro coppe Italia, una Coppa delle Coppe, lo scudetto del 90-91 e la finale di Coppa dei Campioni persa l’anno dopo con il Barcellona... Che effetto fa, per un genoano, trovarsi a tifare per un’Italia guidata da Roberto Mancini, peraltro affiancato da Gianluca Vialli e Attilio Lombardo? “E’ passata tanta acqua sotto i ponti... tante cose sono cambiate – dice Luca Bizzarri, attore, comico e soprattutto tifoso del Grifone –. Per esempio, l’odio sportivo verso Luca Vialli si è trasformato in un amore profondo, per la sua storia, per l’uomo e per ciò che sta vivendo. Poi sai, la Sampdoria se non ci fosse sarebbe peggio. Non sarei così genoano se non ci fosse, è parte del nostro Dna. Alla fine vedere quelle facce lì fa piacere, è un pezzo di città. Anche se è quell’altra parte, non la mia”.

 

Per un giovane tifoso genoano quelli sono stati anni difficili. “Eh, cavolo... ricordo ancora un derby in cui Mancini non ce l’ha fatta vedere mai... però ci sono state anche soddisfazioni come il derby vinto l’anno del loro scudetto con il gol di Claudio Branco”. Una rivalità fortissima, non viene proprio naturale a un genoano tifare per un’Italia blucerchiata. “Le cose per fortuna cambiano, e poi con una Nazionale così è facile tifare per loro. Stanno lavorando bene, non so se vinceremo o perderemo, non la vedo semplice...”. Insomma, hai fatto pace con quell’altra parte. “In realtà non ho mai fatto la guerra, questa divisione è parte dell’essere genovesi”.

 

Si giocherà a Wembley, dove trent’anni fa si tenne la finale di Coppa dei Campioni tra quella Sampdoria e il Barcellona. Non puoi negare che quella volta tifavi contro. “Devo ammettere di sì, sarei un uomo di m... se dicessi che tifavo per loro, è che proprio non si poteva. Ricordo bene la sera della finale, lavoravo in un locale e tornai a casa a piedi, attraversando il centro città. C’era la gente che faceva i caroselli... è stata la prima volta in cui mi sono vergognato, perché vedere i genoani che festeggiavano perché loro avevano perso, da una parte faceva ridere, ma era anche imbarazzante”. Stavolta non accadrà. “Penso proprio di no, in città non ci sarà questa divisione. Piangeremo o festeggeremo, ma tutti insieme”.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali