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Saverio ma giusto

L'imbarazzo dei politici sui social non sorprenda i giovani creator

Saverio Raimondo

I teenager che si lamentano di essere trattati come fessi dai candidati sappiano che non è una novità: è quel che è sempre successo. L'approdo di Berlusconi e gli altri su TikTok segna la sua normalizzazione, cioè l'inizio della sua fine

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Lo sbarco su TikTok dei politici italiani è stato accolto da una sonora pernacchia da parte dei giovanissimi utenti del social network cinese – o meglio, dai suoi creator: coloro che più che vederli i video li fanno, sperando così di diventare popolari. Insomma, credo sia stata un’alzata di cyber-scudi molto più interessata che civica o generazionale: la paura (giustificata) è che con l’arrivo dei “boomer” TikTok invecchi e stanchi, come hanno già stancato prima di lui Twitter, Facebook e Instagram; con relativi danni per i tiktoker, cioè coloro che lì sopra hanno investito tempo ed energie sperando di costruirsi qualcosa di profittevole e ora invece rischiano di essere superati a sinistra dai futuri creator di una nuova, futura, ormai prossima, ennesima piattaforma dove ragazzini e ragazzine di oggi o di domani scapperanno.

In effetti, lo sbarco in massa dei politici su TikTok è la sua definitiva normalizzazione mediatica; e quindi anche l’inizio della sua “fine”: presto essere su TikTok non sarà più da giovani, anzi già comincia a non esserlo più. Non solo perché ormai ci si iscrivono anche gli adulti; ma anche perché i giovanissimi, appena messi a confronto con il mondo reale, invecchiano. Voglio dire: lamentarsi dei politici come hanno fatto i/le tiktoker è una roba da “boomer”. Lo fanno già i genitori della generazione x e prima ancora i genitori dei millennial quando vedono i politici in tv. Vedere video di creator che dicono ai politici di andarsene da TikTok, o leggerne le interviste sui giornali dove invitano i leader di partito a restarsene in tv (sì, perché i politici non devono andare su TikTok ma i tiktoker possono andare sul Corriere o Repubblica…), tutto ciò è “cringe” tanto quanto Silvio Berlusconi che su “TikTokTak” (cit.) è apparso ai suoi minimi storici – non tanto politici, quelli li ha raggiunti già da un pezzo, quanto da intrattenitore: non sa più nemmeno raccontare le barzellette.

E’ imbarazzante vedere i politici su TikTok tanto quanto i 19enni denunciare che i politici su TikTok li trattano come fossero dei rincoglioniti: è esattamente come i politici trattano gli elettori da sempre, di qualunque età, su qualunque mezzo. Prima nelle piazze, radio e giornali; poi in tv; ora sui social. E sapete una cosa? Ci hanno sempre preso! Gli elettori – qualunque sia la loro anagrafica o estrazione – si sono sempre dimostrati molto più fessi di quanto pensano di essere. Immagino che i giovani di oggi si sentano diversi e speciali: a quell’età in effetti è sano pensarlo, oggi come ieri; c’è tempo poi per scoprire che non è vero. Inoltre, mettiamoci nei panni dei politici (che non sono dei marziani, ma gente che su TikTok cerca visibilità, esattamente come qualunque tiktoker di 19 anni): i video dei creator che vanno per la maggiore non sono poi tanto più dignitosi di quelli di Renzi, Calenda o Salvini. Fra balletti, canzoni, cucina e make up, sono più i “wannabe” che i talentuosi, i disperati che gli ispirati, i costruiti a tavolino che i genuini. Mi si dirà: ma almeno quelli non si candidano a governare il paese. E’ vero, infatti fanno di peggio: votano – o non vanno a votare, che comunque ai fini del risultato elettorale è la stessa identica cosa. In conclusione: cari ragazzi e cari ragazze, questa è la politica nei paesi democratici. Putin si può permettere di non essere sui social né di avere un cellulare perché è un tiranno; ma se sei un candidato a libere elezioni in un paese dove votano anche i 18enni, devi. Può non piacervi (in effetti fa schifo), ma ci dovete stare: si chiama crescere, ed è inevitabile. 

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