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le mosse della premier

Meloni assediata sul caro benzina vara una norma sulla trasparenza dei prezzi

Simone Canettieri

Passa in Consiglio dei ministri una misura che obbliga i distributori a esporre il prezzo medio nazionale vicino a quello praticato. Nessun intervento sulle accise. Sorpresa sulle nomine: restano Ruffini e Dal Verme

L’emergenza rimane il caro benzina. Svanita l’idea di un complotto di speculatori, Giorgia Meloni si trova fa i conti con la realtà. E soprattutto con un pezzo della sua maggioranza, vedi Forza Italia, che le chiede un intervento sulle accise da poco reintrodotte. Una posizione simile a quella della Lega che però fino a questa mattina con Matteo Salvini parlava di “furbetti” da stanare. Dissoltasi la propaganda populista, la premier capisce che dal serbatoio degli italiani dipende anche il gradimento del governo, soprattutto a un mese regionali laziali e lombardi. Meloni è in movimento. Prima del Consiglio dei ministri incontra con il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il comandante della Finanza Giuseppe Zafarana. Alle 19 il Cdm a Palazzo Chigi che contiene anche le nomine delle agenzie fiscali: la notizia sono le conferme

In attesa di capire il da farsi sul direttore generale del ministero dell’Economia, Alessandro Rivera, il governo decide di rinfoderare il machete. Lo spoils system tocca solo l’agenzia delle Dogane: esce di scena Marcello Minenna, pirotecnico direttore, amico personale di Beppe Grillo ma anche molto stimato a sinistra. Al suo posto Roberto Alesse, capo di gabinetto del ministro per le Politiche del Mare Nello Musumeci, già direttore generale della presidenza del Consiglio e presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. E’ una nomina di diretta emanazione meloniana. Gli alleati non hanno avuto voce in capitolo: è stato il viceministro di FdI Maurizio Leo a sostenerlo. La vera notizia però riguarda chi resta. Chi non è stato toccato. A partire da Ernesto Maria Ruffini alle Entrate. Una scelta in continuità. Un tecnico, ma con una provenienza politica ancora nel centrosinistra che si rifà al cattolicesimo democratico. Ma soprattutto Ruffini incarna in un certo senso tutti i totem che la destra sovranista diceva di voler buttar giù in campagna elettorale: la guerra allo stato esattore, ma anche al Pos, le promesse confuse di Flat tax, le paci e i condoni fiscali. Invece niente. Il direttore delle Entrate rimane dov’è e magari sarà anche l’ingranaggio da cui passerà la riforma sulla delega fiscale, tanto richiesta dall’Unione europea. L’altra grande conferma è quella di Alessandra Dal Verme come direttrice del Demanio, un passato alla Ragioneria dello stato. Un’economista dalla grande esperienza nella macchina statale. E’ la cognata dell’ex premier, Paolo Gentiloni. Quanto basta per far malignare sotto voce i leghisti pronti ad agitare patti fra la premier e il commissario agli Affari economici.

Se il machete può attendere in virtù della realpolitik, la benzina no. Forza Italia chiede a gran voce un intervento dopo aver svelato che non si tratta di alcuna speculazione dietro all’aumento dei prezzi, ma di semplice matematica. Meloni si trova dunque davanti a una decisione da prendere. Per l’intera giornata vagheggia anche l’idea di annunciare un decreto sul costo delle accise, magari dopo aver incontrato venerdì prossimo le associazioni dei Consumatori. Luca Ciriani, che è il ministro per i rapporti con il Parlamento di Fratelli, apre alla possibilità di un intervento “se sarà possibile”. Il problema è la copertura di questo provvedimento, escluso dalla manovra per scelta politica: “Se fossimo intervenuti sulla benzina, avremmo destinato meno fondi per le famiglie alle prese con il caro energia”. Meloni è combattuta. In Consiglio dei ministri il ministro Adolfo Urso legge un’informativa tecnica su questo dossier così caldo. L’urgenza è dare una risposta, anche simbolica, perché manca lo spazio fiscale per applicare sconti come quelli varati da Draghi. Spunta così una norma sulla trasparenza dei prezzi, una misura a vantaggio dei consumatori che dovrebbe garantire un maggiore controllo su quello che accade ai prezzi dei carburanti. L'idea è quella di rendere obbligatorio per gli impianti esporre il prezzo medio nazionale vicino a quello praticato, così che gli automobilisti possano vedere la differenza e scegliere se fermarsi a fare il pieno o cambiare distributore. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.