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Che cosa ci insegnano i corruttori dell’Europa sul prestigio dell’Ue

Claudio Cerasa

Lezioni dal Qatar gate: chi corrompe l’Europarlamento ha una consapevolezza del suo valore  maggiore di quella dell’opinione pubblica europea e di molti politici nazionali. E un’indagine su alcuni meccanismi perversi non è il simbolo di un diffuso sistema criminale

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Chiuso il Mondiale di calcio in Qatar, Mondiale spettacolare che ci auguriamo possa aiutare il Qatar non a nascondere la sua ambiguità nei confronti dell’estremismo, come successo in Russia quattro anni fa, ma a fare passi in avanti rispetto al suo avvicinamento all’occidente, resta ora da studiare l’altra spericolata competizione in cui il Qatar sembra essersi specializzato negli ultimi anni. Specialità che, a quanto pare, come abbiamo letto, coincide con l’utilizzo di soldi, molti soldi, che sarebbero stati messi in campo, via valigette, per conquistarsi discreta benevolenza al Parlamento europeo. Della storia del famoso Qatar gate sappiamo ancora poco, non così poco da non esserci fatti però un’idea sulla gravità delle accuse rivolte ad alcuni esponenti presenti e passati dell’Europarlamento, ma sappiamo una cosa chiara, finora trascurata, che ha a che fare con un tema che vale la pena approfondire e che riguarda il funzionamento della nostra democrazia, di quella europea in particolare. E la questione è questa: perché gli stati con un passato e un presente non estraneo alla pratica del canaglismo scelgono da anni di utilizzare il Parlamento europeo come un obiettivo strategico dei propri progetti di influenza politica? 

  

Certo, si dirà, i singoli voti del Parlamento contano, l’influenza di un parlamentare esercitata nei consessi democratici vale molto più di un bottone schiacciato e chissà quanti parlamentari sono stati avvicinati in questi anni per provare, come scritto in questi giorni dai giornali, a influenzare scelte economicamente rilevanti, per il Qatar, come il tentativo di sbloccare i voli delle compagnie aeree del Qatar verso il cuore dell’Europa. C’è tutto questo, ovvio, ma c’è anche altro. E in questa vicenda emerge un tema che forse merita di non essere liquidato con un’alzata di spalle.

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Proviamo a sintetizzare anche se in modo brutale. E se i nemici dell’occidente, o comunque coloro che vogliono sfidarlo, avessero, per il Parlamento europeo, per i parlamenti in generale, un rispetto maggiore di quello che ne ha l’opinione pubblica europea? La scelta che sembra essere stata fatta da paesi come il Qatar, il Marocco e chissà quanti altri di puntare su parlamentari ed ex parlamentari privi di potere vero nasce dalla volontà di colpire l’Europa usando ciò che funziona, usando il suo prestigio, che spesso gli europei trascurano, a proprio beneficio, pur sapendo che il massimo che si possa fare in alcuni casi è una mozione, una dichiarazione, una risoluzione: non moltissimo. E la logica è chiara: in una istituzione così importante, basta un convegno organizzato da una ong guidata da un ex parlamentare europeo o una parola di una dei quattordici vicepresidenti del Parlamento europeo per veder trasferito sulla reputazione dei paesi influencer un po’ del prestigio che hanno le istituzioni europee.

 

Nella legislazione corrente, il Parlamento europeo, lo sappiamo, conta molto meno dei parlamenti nazionali, ma il suo potere simbolico (e il piccolo margine emendativo che il Parlamento ha sulle proposte della Commissione) è in grado di attrarre una moltitudine di interessi. E il fatto che il Parlamento europeo sia, dopo il Congresso americano, la struttura pubblica maggiormente gravida di lobbisti provenienti da ogni parte del mondo è un tema che, anche da questo punto di vista, andrebbe osservato con uno sguardo diverso da quello suggerito in questi giorni da molti quotidiani. Il tema non è quanto sia vulnerabile il Parlamento europeo alla corruzione (le colpe dei singoli ricadono sulla collettività solo quando c’è una collettività che si vuole denigrare) ma perché quel Parlamento europeo che i paesi membri e le loro opinioni pubbliche tendono a trattare come se fosse la raccolta differenziata di politici altrove trombati sia considerato, fuori dai confini della politica europea, così influente, così prestigioso, così importante. Il nostro ragionamento ci porta dunque ad affrontare un tema ulteriore, e decisivo, che riguarda una lezione che chi ha a cuore la democrazia parlamentare dovrebbe presto far propria. Anzi, se vogliamo, una doppia lezione.

 

Una lezione riguarda lo stesso Parlamento europeo, che va difeso ma che deve imparare anche a difendersi da sé stesso, ammettendo per esempio di avere regole di trasparenza inesistenti rispetto alle regole presenti nella Commissione europea o nel Parlamento italiano. Una seconda lezione, invece, è quella che la stessa politica nazionale dovrebbe far propria, rendendosi conto che per non indebolire la funzione del Parlamento europeo sarebbe utile smettere di considerarlo un luogo transitorio dove si entra e si esce come in un parcheggio e smettere di considerare le istituzioni europee come una sala di transito, in attesa di migliore collocazione.

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Proteggere il Parlamento europeo, oggi, significa innanzitutto questo. Significa non confondere l’azione dei singoli con l’azione di una istituzione. Significa non trasformare il caso di alcuni parlamentari probabilmente corrotti con il caso di un Europarlamento certamente corrotto. Significa resistere alla tentazione di trasformare un’indagine che ha messo in luce alcuni meccanismi perversi nel simbolo di un diffuso sistema criminale. Significa ricordarsi quanto sia importante, per chi ha a cuore l’Europa, combattere con forza tutto ciò che può alimentare i sentimenti anticasta, sentimenti che però non sono favoriti solo da chi gioca con il populismo ma anche da chi il populismo prova a combatterlo trasformando ogni cinque anni il Parlamento in una discarica della politica nazionale. Ci insegna molto, la vicenda del Qatar gate, ma ci insegna una cosa su tutte: i nemici del Parlamento europeo a volte sembrano avere una consapevolezza del prestigio che ha il Parlamento europeo superiore a quella che ha l’opinione pubblica europea. Difendere il Parlamento europeo, oggi, significa anche questo. Iniziare a considerare le istituzioni europee prestigiose, cruciali, strategiche almeno quanto lo fanno coloro che le vogliono malignamente corrompere. 

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