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Il piccolo asse di Visegrád

Debutto in Consiglio europeo per Meloni: tra price cap e scontro sui migranti

Simone Canettieri

La presidente italiana salta la conferenza stampa tra gli sguardi sconcertati dei funzionari. Poi litiga con i paesi del nord sulla questione migratoria. All'Italia arrivano critiche per i movimenti secondari. La premier: “Troppe omissioni e reticenze”. Ma c'è intesa sul gas

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Bruxelles, dal nostro inviato. “No, tanto ritornamo presto”. I funzionari del Consiglio europeo di prima mattina chiedono allo staff di Giorgia Meloni quali intenzioni abbia. Se al termine del vertice convocherà quella che qui è un rito di forma e sostanza: la conferenza stampa. Un appuntamento fisso per Francia e Germania, per esempio. In particolare, sarebbe un debutto nel debutto per la premier. La sala italiana, al ventesimo piano dell’Europa building, rimane vuota. Si preferisce un sobrio e fugace punto stampa, prima di ripartire per Roma. Parla il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto. “Tanto ritornamo presto”, è la giustificazione meloniana davanti alle facce perplesse dei funzionari del Consiglio. 

 

Per via del Qatar gate si respira una discreta aria frizzantina. Di scandalo a macchia d’olio. Sicché ai corrispondenti, abituati ai dossier economici e diplomatici, tocca inventarsi anche cronisti di giudiziaria. Per una volta si cercano avvocati più che ambasciatori. Meloni usa parole dirette e definitive su questa faccenda che riguarda il paese che guida: “I contorni sono abbastanza devastanti. In questi casi credo che conti molto la reazione e la reazione deve essere ferma e decisa”. Il veleno sta nella coda del summit quando si parla di migranti. 

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L’ultimo punto all’ordine del giorno riguarda “il vicinato del sud”. Austria, Olanda e Belgio accusano il governo di non gestire i “movimenti secondari”, i migranti che transitano dall’Italia. Fitto le giudica accuse “singolari”. Meloni evita di accentuare uno scontro che è già in atto. Pensa che su questa vicenda ci siano “troppe reticenze e omissioni”. E che allora se bisogna parlare di immigrazione occorre pensare anche a quelli primari. E dunque agli sbarchi, alla ridistribuzione, all’accoglienza. Dell’argomento si parlerà in un consiglio straordinario già convocato per il prossimo febbraio. La linea di Palazzo Chigi, è quella di avere un atteggiamento di basso profilo di non andare al muro contro muro. Sui movimenti secondari la linea è quella storica dell’Italia: nessuna sorpresa.

 

Sul tetto al prezzo di gas, invece, c’è un passo in avanti. Si va verso un accordo. Il Consiglio dà mandato ai ministri dell’Energia di decidere. L’appuntamento è per lunedì. Rimane la contrarietà di Germania e Olanda. È possibile che si arrivi a un voto: serve la maggioranza qualificata, che c’è senza problemi. L’accordo è ancora tutto da scrivere sul prezzo. La premier considererebbe un successo arrivare sotto i 200 euro a Mega Wattora. Soglia simbolica non indifferente. Nell’accordo sarà previsto che basteranno tre giorni fuori soglia per far scattare il tetto. Dal governo giudicano positiva questa prima volta anche se capita nel giorno dell’ennesima polemica, questa volta con la Bce, sul Mes. Argomento sui cui Fitto preferisce glissare. Bastano le parole dei colleghi a Roma, come Giancarlo Giorgetti o Guido Crosetto.

 

Per il resto è anche il giorno degli incontri e dei bilaterali. Macron lo fa con Scholz. Meloni con il primo ministro della Repubblica ellenica, Mitsotakitas. Un incontro che precede la foto di rito con i premier Fiala, della Repubblica Ceca, e Morawiecki, della Polonia. È il tris dei capi di governo del partito conservatore europeo, di cui Meloni è presidente. In serata si cercano di distendere gli animi a cena. In attesa di nuove rivelazioni sul Qatar. La vera ciccia. 

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