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La campagna elettorale è una parentesi irreale che oscura guerra, pandemia e crisi

Salvatore Merlo

Dal pericolo democratico alle pensioni, le promesse elettorali decollano verso la Luna. Intanto la Corte dei conti avverte che c'è un problema con i fondi del Pnrr, le bombe volano sull'Ucraina e Taiwan, il virus continua a colpire e il caro energia si aggrava

Immigrazione e blocchi navali, quote cento e quote quarantuno, pensioni senza contributi, tasse piatte, bonus e superbonus, un gelato e un buffetto una tantum, un milione di alberi l’anno, il ponte sullo Stretto di Messina, il pericolo democratico, il ritorno del fascismo sotto le subdole sembianze d’una riforma presidenziale... Un principio di governo di Napoleone, enunciato con franchezza da lui stesso, era che “alla folla bisogna offrire feste rumorose, perché gli imbecilli amano i rumori e la folla è fatta di imbecilli”. Così il cittadino italiano medio, l’uomo della strada, ha forse colto, in questa fantasiosa campagna elettorale estiva destinata viepiù ad accendersi, la drammatica essenza del problema: la sensazione straniante di ritrovarsi in una dimensione parallela, un tempo sospeso, una soffice parentesi che ha espunto dal discorso pubblico tutta quella noia prosaica che chiamiamo realtà e che appena due anni fa aveva spinto gli attori del proscenio politico a unirsi in un governo di emergenza presieduto dall’italiano più rispettato al mondo.

    

Senza farla troppo lunga, nessuna delle ragioni che avevano determinato la necessità urgente di comporre il governo Draghi è venuta meno. Anzi. A quelle stesse crisi se ne sono aggiunte altre. Ma tutto questo è stato momentaneamente espunto dall’orizzonte. Momentaneamente, appunto. Il prossimo governo si troverà infatti subito seppellito da 434 decreti attuativi, tra cui i dieci del nuovo disegno di legge Aiuti, necessari a rendere operativi i provvedimenti legislativi collegati allo stanziamento di 19 miliardi di euro del Pnrr. Se non si fanno, niente soldi. E il tempo è pochissimo. Dunque, mentre la campagna elettorale veleggia tra sostenitori e avversari della flat tax, mentre insomma decolla verso la Luna, ecco che sul pianeta Terra invece si manifesta la Corte dei conti informandoci che c’è anche un altro problema: i miliardi del Pnrr arrivano, sì, ma le amministrazioni spesso non sono in grado di spenderli (“una maggiore disponibilità e un maggiore impiego di risorse non corrispondono automaticamente a reali capacità di sviluppo”).

  

In sostanza, mentre la politica si chiude nella rassicurante dimensione di un conflitto tutto lirico tra sinistra democratica e destra pericolosa, ecco che lì fuori la guerra in Ucraina non accenna a placarsi, si combatte intorno alle centrali nucleari di Zaporizhzhia, la Cina volteggia armata su Taiwan, forse il caro energia si aggrava per effetto dell’embargo (entra in vigore oggi) sul carbone russo, e la pandemia è tutt’altro che finita al di là di quanto le persone percepiscano o desiderino. Negli Stati Uniti ci sono più di 100.000 casi al giorno e in Europa il virus si estende verso est. Forse uccide meno, ma lascia in casa e a letto milioni di persone con un impatto economico globale che consegna la solvibilità del gigantesco debito pubblico italiano (circa il 130 per cento nel rapporto con il pil) appesa a un contesto di crisi generalizzata che richiederebbe attenzione, risposte, impegno di capacità tecniche, politiche e intellettuali. In pratica quelle stesse esigenze che avevano imposto, a quegli stessi partiti che oggi fanno a gara a chi pianta più alberi, di unirsi in un governo di larga coalizione.  

 

Sarebbe certo più allegro vivere eternamente nella dimensione parallela di questa campagna elettorale e discutere a lungo del pericolo fascista. Purtroppo però il tempo, che pure è capace di restare sospeso fino dilatarsi, poi precipita in un attimo. E arriva al dunque.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.