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caos nel triveneto

La Liga veneta boccia la federazione di Salvini: "No al simbolo Prima l'Italia"

Luca Roberto

Il Carroccio in Sicilia si presenta con un altro logo, in Veneto la base è disorientata e reagisce con sconcerto. L'europarlamentare Da Re: "Nessuno tocchi il nostro Alberto Da Giussano"

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La Liga veneta contro Matteo Salvini: parte millesima. L'ennesimo strappo che verrà ricomposto alla bell'e meglio con un po' di scotch politico e di buona volontà? Eppure anche questa volta il guaio sembra essere serio. Avete presente il simbolo "Prima l'Italia" dietro cui ha scelto di presentarsi la Lega in Sicilia? Un modo un po' velato per introdurre la oramai celeberrima federazione che, nelle intenzioni di Matteo Salvini, dovrebbe fondere a freddo il suo gruppo con quello di Forza Italia. In un tentativo da ultima spiaggia per marginalizzare e tamponare l'emorraggia di consensi del Carroccio che da mesi sta drenando voti verso Fratelli d'Italia, ora che Giorgia Meloni è stabilmente in testa alle intenzioni di voto degli italiani. Ecco, questa operazione per adesso più cosmetica che piegata alla sostanza dei fatti nel Triveneto pare non l'abbiano presa benissimo. E lo dimostra un'intervista dell'europarlamentare Gianantonio Da Re, che al Gazzettino ha vuotato il sacco: "Se è un esperimento politico, che resti pure confinato alla Sicilia. Ma se qualcuno pensa di utilizzarlo anche a livello nazionale, dico no. Che nessuno tocchi il nostro Alberto Da Giussano: per noi è irrinunciabile".

Parole roboanti che si portano appresso un ragionamento che investe la natura stessa della Lega, soprattutto il suo passato recente e i cattivi esempi di chi ha cercato di lasciarsi alle spalle il Sole delle alpi con troppa facilità. "Quando Tosi da segretario nazionale della Liga fondò il suo movimento 'Il Faro' si andò a schiantare. Il simbolo della Lega non va toccato. Siamo il partito più vecchio presente in Parlamento, quello con più storia. E la storia non può essere cancellata", aggiunge insomma Da Re. Che non è certo un nome come gli altri di questa fetta di leghismo dissidente. Per le sue posizioni critiche nei confronti di Salvini è già stato avviato un processo che dovrebbe portare alla sua espulsione, oltre a quella di altri storici militanti leghisti, soprattutto della provincia di Treviso. Epurazioni che però la Lega ha scelto di congelare, forse per non innescare quegli smottamenti che però in certe parti d'Italia appaiono oramai inevitabili. 

Per dire, il fatto che la questione dell'autonomia sia completamente fuoriuscita dai radar degli esponenti della Lega al governo nell'arco alpino l'hanno vissuto con, se va bene, scetticismo. Quasi una stanca rassegnazione. E quest'elemento, miscelato con il posticipo dei congressi provinciali, ha ingenerato situazioni particolarmente esplosive. Mettici anche una storica alterità della Liga veneta rispetto alla condotta nazionale, e si capisce allora perché il progetto che si riconosce dietro l'effige "Prima l'Italia" chi è uno storico iscritto alla Lega proprio non lo digerisca. "Molti militanti mi stanno contattando e scrivendo. C'è del fermento e tanto sconcerto", ha detto sempre al giornale di Mestre Gianangelo Bof, segretario provinciale trevigiano. Sembra un avvertimento per Salvini: con la federazione non sai cosa acquisti ma di sicuro sai cosa perdi. Ne vale la pena?

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