La conferma di Vaia allo Spallanzani e l'integrità della regione Lazio

Luciano Capone e Giovanni Rodriquez

Dalla corruzione all'Usl di Napoli all'accordo con la Russia sullo Sputnik, passando per lo strano rapporto con l'assessore D'Amato. La regione guidata da Zingaretti decide se riconfermare in extremis il direttore generale dello Spallanzani con una norma ad personam

L’Italia dimostra di essere il vero paese delle opportunità. Il 6 aprile all’Istituto Spallanzani si terrà la “Giornata nazionale per l’integrità in Sanità”, organizzata dalla ong anti-corruzione Transparency International e con ospite d’onore il presidente dell’Anac (Autorità anticorruzione) Giuseppe Busia. Ad aprire i lavori ci sarà il direttore generale dello Spallanzani Francesco Vaia. E qui l’ironia della sorte è doppia.

 

La prima è che Vaia è un esperto della materia, non nel senso che si può immaginare, ma perché da dirigente sanitario è stato protagonista a inizio anni ‘90 di decine di casi di corruzione, poi patteggiati. Negli anni Ottanta Vaia è un militante del Partito socialista che diventa manager della sanità per caso: come ricompensa per la mancata candidatura alle elezioni provinciali (il partito gli preferì Luigi Cesaro aka Giggino a’ purpetta) nel 1991 venne nominato amministratore della Usl 41 di Napoli: è in quel ruolo che diventò un collettore di tangenti, in un contesto in cui, come diceva Rino Formica, “il convento è povero, ma i frati sono ricchi”. Ora che i conti con la giustizia sono in pari, al convegno sull’“integrità in Sanità” Vaia potrà sicuramente offrire sulla corruzione un punto di vista informato e diverso da quello degli altri esperti.

 

L’altro aspetto ironico della faccenda è che Vaia non sa se per il 6 aprile, il giorno del convegno, sarà o meno direttore generale dello Spallanzani. La vera partita se la gioca oggi. La regione Lazio ha infatti aperto a gennaio il bando per il ruolo di Dg dell’Ircss Spallanzani. Vaia, che ricopre il ruolo ad interim, sarebbe fuori dalla corsa non tanto per i suoi precedenti – che non gli hanno impedito di arrivare dov’è – ma perché ha quasi 68 anni, ossia tre in più del limite di età. Ma è successo che a novembre 2021 un emendamento presentato da Italia Viva ha innalzato la soglia per il ruolo di direttore generale, guardacaso, proprio a 68 anni fino alla fine dello stato di emergenza. Una di quelle norme ad personam che si fanno quando non vuoi farti scappare un luminare del calibro di Rita Levi Montalcini o Renato Dulbecco. Solo che in questo caso si tratta di Vaia. Pertanto il 31 marzo, cioè oggi, è l’ultimo giorno utile per poter confermare il medico napoletano alla guida dello Spallanzani e proprio oggi, sempre casualmente, il tema verrà discusso in consiglio regionale.

 

Vaia ha dalla sua parte un importante e improbabile alleato, l’assessore alla salute del Lazio Alessio D’Amato. Improbabile perché D’Amato nel suo libro dedicato alla malasanità (“Lady Asl”), in tre pagine velenosissime chiamava Vaia “Fransceschiello” e lo definiva “una vera e propria cariatide della Sanità pubblica” sciorinando un lungo elenco di condanne e vicende giudiziarie. Poi D’Amato ha cambiato idea, niente di male. Tra lui e Vaia è nato un sodalizio che ha avuto come terreno di incontro politico-scientifico il vaccino russo Sputnik. Il medico certificava l’efficacia del vaccino di Putin e l’assessore si offriva di produrlo nel Lazio, anche se non c’era l’autorizzazione dell’Ema. Il 13 aprile 2021 la regione Lazio approvò un memorandum tra lo Spallanzani, l’istituto russo Gamaleya e il Fondo sovrano russo per la sperimentazione del vaccino russo e l’accesso all’ampia banca dati dello Spallanzani. Lo scorso 20 gennaio l’istituto romano ha pubblicizzato i risultati dei test condotti con l’ente moscovita, definendoli “estremamente incoraggianti”. Lo studio – che presenta evidenti limiti scientifici, come ha evidenziato Enrico Bucci sul Foglio – sostiene l’efficacia di Sputnik contro la variante Omicron.

 

Il risultato è stato talmente importante per il Cremlino che il 27 gennaio si è meritato un commento di Vladimir Putin in persona: “Il confronto congiunto Russia-Italia sui vaccini effettuati dall’Istituto Spallanzani ha mostrato che il vaccino russo Sputnik è il migliore di tutti nella neutralizzazione di Omicron”. Le istituzioni italiane si sono così prestate a essere uno strumento della propaganda del Cremlino, all’interno di un accordo che non è mai stato chiaro. Tanto che meno di un mese dopo, in seguito all’invasione dell’Ucraina, il Lazio si è affrettato a sospendere la collaborazione con i russi. Ma se l’ente guidato da Nicola Zingaretti deciderà di confermare Vaia, da sempre scientificamente interessato allo Sputnik, magari la cooperazione col Cremlino potrà ripartire. Si spera solo con meno propaganda e un po’ più di transparency.