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le reazioni

“Impallinare Draghi? I partiti scherzano col fuoco”. La rivolta degli industriali del nord

Luca Roberto

"Perdere il premier sia al Quirinale che a Palazzo Chigi sarebbe un disastro. All'estero non capirebbero. Così la politica si allontana dal mondo delle imprese". Parlano Carraro (Confindustria Veneto) e Manzana (Confindustria Trento)

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L’idea che Draghi possa finire vittima dei veti della politica lascia a dir poco interdetti gli imprenditori del nord. “Farlo cadere è uno scenario che mi inquieta. La mia paura è che a un certo punto si arrabbi, perda la pazienza e dica: sapete che c’è? Grazie di tutto, cari, ma vi saluto. Sarebbe una perdita incalcolabile per il sistema paese. Mi sembra che soprattutto il centrodestra stia giocando con il fuoco”. E insomma il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro racconta bene al Foglio quel che pensano molti dei suoi colleghi non solo settentrionali. Che in queste ore guardano a quello che succede a Montecitorio, tutto un susseguirsi di conciliabili quatti quatti, trattative riservate, veti e contro veti, e quasi non sembrano capacitarsi dello scenario che potrebbe pararvisi davanti: perdere Draghi sia da Palazzo Chigi che dal Quirinale. “Perché mettere in difficoltà il premier vuol dire compromettere anche la continuità del governo, in una congiuntura molto particolare a livello internazionale. Tutto quello che sta succedendo al confine dell’Europa richiederebbe una presa di coscienza e il cercare di andare verso una soluzione di sicurezza per il paese”, dice Carraro. 

Qui per altro, nel mondo dell’intrapresa, non si è abituati a procedere per impuntature. Nessun aut aut del tipo sì all’ascesa al Colle o morte. “Ho sempre detto, a onor del vero, che mi sarebbe piaciuto che Draghi rimanesse a guidare il governo in una posizione pienamente operativa”, dice il presidente degli industriali veneti. “Ma mi sembra che pur avendo dato massima disponibilità nei confronti di tutti, negli ultimi tempi i partiti lo stiano tirando un po’ troppo per la giacchetta, stiano forzando la mano. Per cui promuoverlo alla presidenza della Repubblica non produrrebbe solamente l’effetto di dare al paese un capo dello stato autorevole. Sarebbe anche un modo per salvaguardarlo dagli infiniti litigi della politica. Bisogna che la maggioranza che elegge il presidente sia la stessa che sostiene il governo. Altrimenti Draghi cade. Mi pare evidente”. 

Anche le tempistiche hanno un loro peso. Perché è vero che nell’elezione del capo dello stato non sempre conta fare presto, anzi. Spesso la riflessione di alcuni giorni può portare a più miti consigli. Eppure, come dice al Foglio il presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana, “prima d’ora non ci siamo mai trovati in una condizione così critica. Tutto poteva risolversi in pochi giorni, che senso ha far ballare in questo modo il presidente del Consiglio?”. Anche lui dal Trentino si scaglia contro i peones che hanno messo nel mirino Draghi e cercano l’occasione giusta per impallinarlo, per ristabilire in un moto d’orgoglio bislacco il primato della politica. “In questi mesi il premier ha incarnato al meglio lo spirito con cui affrontiamo noi imprenditori i problemi: con pragmatismo. Il fatto che adesso stiano provando a indebolirlo, in un momento in cui alle forze politiche sarebbe richiesta la massima responsabilità, mi lascia semplicemente basito”, dice Manzana. “Durante quest’anno dovremo affrontare tutta una serie di sfide. Per cui la fiducia nel premier non va allentata. Semmai rinvigorita. E va garantita continuità all’esecutivo. Altrimenti rischiamo di ritrovarci punto e a capo”. 

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Quali potrebbero essere i contraccolpi di un’eventuale caduta di Draghi, chiediamo a chi tasta il sentore dei mercati internazionali. “Sarebbe un bruttissimo segnale nei confronti dei nostri partner europei, che in lui hanno visto una figura stabilizzante. Il suo allontanamento dalle istituzioni credo che all’estero non lo capirebbero affatto”, confessa un po’ sconsolato Carraro. Il suo collega Manzana ha toni se possibile ancor più crudi. “Aprire adesso una crisi di governo? Non ci voglio neppure pensare. Dobbiamo affrontare il caro bollette, il caos al confine dell’Ucraina, mettere a terra i capitoli del Pnrr che hanno richiesto mesi di lavoro. Chiunque lo facesse se ne dovrà assumere la responsabilità. Dei giochi di potere romani mossi dal desiderio di poltrone siamo stanchi”. Messaggio recapitato a chi in queste ore continua a far melina. “E nessuno si azzardi a toccare Draghi”. Difficile essere più espliciti di così.

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