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nuova veste

Cosi Azione di Calenda prova a farsi partito

Gianluca De Rosa

Finiti ieri i congressi in oltre 100 province italiane, in previsione del congresso nazionale di febbraio. Richetti: "Dopo il Quirinale ci sarà un riassetto del sistema di alleanze. Renzi? Sembra più interessato alla tattica che alla strategia"

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Mentre tutta la politica italiana si accapiglia cercando di trovare una complicatissima soluzione per la partita Quirinale, c’è un partito che si organizza per quello che accadrà dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. D’altronde la pattuglia parlamentare di Azione – Matteo Richetti, Enrico Costa e Nunzio Angiola – difficilmente potrà essere determinante per la scelta del prossimo presidente della Repubblica. E così ci si organizza per il futuro. Da mercoledì scorso a ieri si sono svolti in oltre 100 province italiane i congressi provinciali di Azione. Dei 26mila iscritti al partito – con picchi nelle grandi città: 3,6mila a Roma, 3mila a Milano e 1,5mila a Napoli, (costo tessera euro 10) – hanno partecipato attivamente oltre 10 mila. La fase congressuale dell’aspirante partito proseguirà il 10 febbraio quando si svolgeranno i congressi regionali. Le assemble che elegerrano i segretari di ogni regione saranno composte dagli eletti nelle direzioni provinciali. 

Mentre il 18-19 e 20 febbraio si terrà a Roma il congresso nazionale, con 300 delegati scelti anche loro nel corso dei congressi provinciali di questi giorni. Il segretario, inutile dirlo, sarà Carlo Calenda. Eppure la fase congressuale di Azione non è solo un’operazione organizzativa, di strutturazione territorale, ma anche, e forse soprattutto, un esperimento alchemico: il tentativo di trasformare il successo del brand personale “Carlo Calenda” nell’affermazione elettorale del partito politico Azione. Un’impresa ancora più complessa se si considera la naturale allergia del leader alle burocratiche liturgie della politica dei partiti.

Lo sa bene Matteo Richetti, braccio destro del leader di Azione e responsabile dell’organizzazione del partito. “Carlo è oggi una delle personalità più riconoscibili e autorevoli della politica, un buon leader. Questa è una condizione necessaria ma non sufficiente se vuoi fare un partito e non una congrega: gli organismi sul territorio sono le gambe che animano la vita politica di un partito vero”. La maggior parte dei congressi provinciali sono stati unitari. Anche se in una decina di casi - anche rilevanti – come Milano, Firenze e Venezia, Perugia e Taranto – ci sono stati congressi con più candidati in corsa per la segreteria. Alcuni, come a Bologna, si sono svolti in presenza, altri in modalità mista, alcuni direttamente in videoconferenza online. “Purtroppo – spiega il senatore di Azione – con alcune regioni in zona arancione e gialla abbiamo dovuto cancellare la prenotazione delle sale. Temevamo che la partecipazione ne risentisse e invece abbiamo avuto numeri importanti: a Roma si sono connesse 500 persone”.

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Durante le assemblee ci sono stati anche diversi ospiti. “Siamo andati nella direzione del perimetro politico in cui si muove Azione – chiarisce Richetti –, quello della coalizione Ursula”. A Napoli è intervenuto il primo cittadino Gaetano Manfredi, a Genova il sindaco forzista Marco Bucci. A Milano Beppe Sala, che sarà invitato anche al congresso nazionale. A Bologna ha partecipato l’ex segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli, da tempo vicino al partito di Calenda. A Roma il deputato di +Europa Riccardo Magi. Con il partito di Emma Bonino Azione fa parte del sottogruppo del Misto a Camera e Senato. Recentemente l’alleanza è stata rafforzata con un accordo federativo. “Coordineremo le posizioni sui diversi temi e l’offerta politica”, dice Richetti.

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Nella nuova Azione, in ogni caso, c’è tanto vecchio Pd. A Napoli è stata eletta Francesca Scarpato, l’ex segretaria regionale dei giovani democratici. A Bologna l’ex assessore della giunta del dem Virginio Merola, Marco Lombardo. “Come me e Carlo ha scelto di uscire da un Pd sempre meno riformista è sempre più massimalista”, ricorda Richetti.

Più che guardare al Quirinale, la fase congressuale di Azione guarda alle conseguenze di questo fondamentale snodo della politica. “Ci sarà un riassetto dell’attuale sistema di alleanze e si capirà quando, prima o dopo, si andrà al voto. Le prossime elezioni saranno il banco di prova di Azione: ci diranno se sarà un partito come tanti – nato, sviluppato e finito – o se anche in Italia c’è spazio per una forza liberal democratica che diventi una presenza stabile”. E quali saranno gli alleati oltre a +Europa? Italia Viva? Coraggio Italia di Toti e Brugnaro? “Con la Bonino – dice il senatore di Azione – da anni diciamo le stesse cose. Non condividiamo solo gli intenti ma anche le mosse. Renzi invece alle amministrative è stato più con Conte che con noi, sembrerebbe che la sua bussola guardi più alla convenienza che alla convinzione. Toti e Brugnaro sono in un campo di gioco preciso e non solo conciliabili con il nostro sentirci così alternativi al sovranismo: loro con Salvini e Meloni governano senza problemi”.

L’alleato più scontanto è anche il più temuto da Azione. “La mia preoccupazione – prosegue Richetti, che ne fu portavoce ai tempi del Pd – è che il mio amico Matteo ancora una volta sia più dentro a un approccio tattico che strategico: puoi stare con Quagliariello e Romani per avere più parlamentari che condizionano il Quirinale, ma il giorno dopo cosa succede? In Italia ci si accontenta di fare convivere le cose nelle parole, noi proviamo a farlo anche nei gesti: essere alternativi a sovranismo e populismo per noi è un dato esistenziale”.

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