Ora liberate i vaccinati

Claudio Cerasa

I morti sono ancora tanti ma grazie ai vaccini il nostro rapporto con il virus sta cambiando. E’ tempo che cambi anche la risposta della società. Meno bunker, più libertà. Idee contro la pandemia burocratica

Ha scritto ieri Bloomberg, in un bellissimo editoriale dedicato all’evoluzione della pandemia, che l’equilibrio di potere tra uomo e virus sta cambiando molto velocemente e sta cambiando indicando una traiettoria nuova, che ci mostra un mondo fatto di individui armati fino ai denti contro un avversario sempre temibile ma che può finalmente essere affrontato senza nasconderci all’interno di un bunker. Il nostro rapporto con il virus sta cambiando e di conseguenza, scrive Bloomberg, è tempo che cambi anche la risposta della società di fronte alla minaccia del Covid-19. Non solo perché le infezioni da Omicron, in Sudafrica, hanno raggiunto il picco un mese dopo l’inizio dell’ondata, e dunque l’inizio della discesa potrebbe non essere così lontano anche per l’Europa, ma soprattutto perché, come abbiamo già scritto diverse volte sul nostro giornale, sebbene Omicron sia molto più trasmissibile non c’è dubbio che l’incontro tra il virus e un vaccinato permetta di avere un quadro all’interno del quale vi sono malattie meno gravi, con livelli di ospedalizzazione più bassi, degenze ospedaliere più brevi e pochi morti tra i non vaccinati.

Bloomberg cita anche uno studio della facoltà di Medicina dell’Università di Hong Kong secondo il quale Omicron può replicarsi nel polmone più lentamente della Delta, il che darebbe al sistema immunitario più tempo per rispondere, ma ciò che oggi vale la pena affrontare riguarda una pandemia che in questo momento spaventa i vaccinati infinitamente di più rispetto al virus: la pandemia burocratica e il conseguente incubo di dover tornare nuovamente in un bunker nel caso di un improvviso tampone positivo registrato in assenza di sintomi. Un virus che si avvia a diventare endemico non significa che diventi innocuo (ieri in Italia sono state registrate 313 vittime). Eppure la verità è che dopo due anni di pandemia le autorità sanitarie di tutto il mondo si ritrovano per la prima volta a dover fare i conti con una richiesta di maggiore libertà che arriva non dagli anarco-cialtro-negazionisti ma da quella fascia maggioritaria di cittadini iper responsabili che ha fatto tutto ciò che è stato necessario fare per proteggere se stessi e la società e che oggi, di fronte a un virus che per i vaccinati sta diventando qualcosa di simile a un’influenza stagionale, chiede di poter vivere la pandemia come se fosse un’influenza, limitandosi cioè a fare quello che si fa quando si ha un’influenza: stare a casa se si hanno i sintomi, uscire di casa quando i sintomi passano, indossando sempre la mascherina quando si sta in luoghi affollati.

 

L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, dice giustamente oggi sul Foglio che è arrivato il momento di “sburocratizzare la pandemia per non bloccare il paese”. E il pensiero di D’Amato riflette una linea che si sta diffondendo non solo in paesi come la Spagna e come la Gran Bretagna ma anche in paesi come gli Stati Uniti d’America. Il Washington Post, all’inizio dell’anno, l’ha messa giù bene e ha sintetizzato così il punto: “Finché i vaccini continuano a proteggere da malattie gravi e il rischio per la maggior parte delle persone rimane basso, il nostro paradigma deve passare dalla prevenzione delle infezioni all’arresto della devastazione della società”. Di conseguenza, nota con saggezza il Washington Post, non è ragionevole chiedere alle persone vaccinate di astenersi dalle attività pre pandemia ed è anzi ragionevole fare un passo in avanti verso una convivenza con il virus. Per esempio, non cedendo alla tentazione di chiudere le scuole. Per esempio, non cedendo alla tentazione di limitare le attività all’aperto. Per esempio, provando a capire se non sia saggio, come ha annunciato di voler fare in America il Centers for Disease Control and Prevention, accorciare il periodo di isolamento per le persone infette da Covid-19 (da dieci giorni a cinque). Per esempio iniziando a valutare se l’utilizzo delle mascherine di alta qualità non possa sostituire le quarantene per le così dette attività produttive indispensabili. Grazie ai vaccini, il nostro rapporto con il virus sta cambiando. E’ tempo che cambi anche la risposta della nostra società.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.