(foto Ansa)

Il caso

Lamorgese, balneari e pale eoliche: ecco la nuova agenda anti governativa di Salvini

Luca Roberto

Attacca il ministro dell'Interno, critica la sentenza del Consiglio di stato, se la prende con le energie rinnovabili. Il solito repertorio del leader della Lega per uscire dal cul de sac in cui l'ha infilato Draghi

Sentendosi superato dagli eventi, Matteo Salvini cerca un qualche appiglio per rimanere a galla. Osserva le mosse del governo di cui fa parte e ogni giorno è costretto a compulsare, con i suoi collaboratori, la lista di cose o persone che vanno bersagliate per riacquistare centralità, non perdersi nel mare magnum del dibattito istituzionale che va avanti su direttrici precise: la manovra, il Pnrr, l'elezione del presidente della Repubblica. Va così componendosi meticolosamente la contro agenda del leader leghista, un modo per dire: "Guardate che io al governo ci sto ma non rinuncio a fare opposizione". Il solito canovaccio. Che poi è quello emerso pure con la presentazione del piano economico della Lega, con il segretario che mentre si discute di una svolta europeista, moderata, del suo partito, si presenta in conferenza stampa in compagnia di Alberto Bagnai. Come eradicare alla radice qualsiasi tentativo di darsi una nuova veste. Ma tant'è.

  

Così, adesso che Draghi deve calarsi ancor più nell'agone sfidando le incrostazioni dei balneari, e nel vortice della crisi energetica prendere decisioni che siano un compromesso tra ragioni di bilancio e principi di sostenibilità, come se ne esce Salvini? Dicendo che la sentenza del Consiglio di stato, quella che impone la partenza delle gare per l'assegnazione degli stabilimenti, "è imbarazzante, da quarto mondo". E si capisce subito il perché. Visto che è stato anche per via della sua convinta opposizione alla direttiva Bolkestein, all'epoca del governo gialloverde, che si decise per un ulteriore rinvio. 

  

Un altro cavallo di battaglia della stagione salviniana di lotta e di governo? L'opposizione alla ministra Lamorgese. Per cui un giorno sì e l'altro pure c'è un leghista che si sveglia e ne chiede il passo indietro denunciando l'insufficiente gestione dell'ordine pubblico in una qualsiasi zolla d'Italia, di cui per qualche ragione finiscono ad occuparsi le cronache (vedi i rave di cui s'è parlato negli ultimi tempi). Solo che poi, come nel caso dell'attentatore di Cannes, si scopre che alcune delle responsabilità che Salvini addebita a questa gestione del Viminale sono tutt'al più rimandabili a quando al ministero c'era lui. 

  

Ma non è finita mica qui. Perché è vero anche che, mentre a Glasgow la Cop26 a fatica cerca di trovare delle soluzioni che vadano oltre gli slogan di chi accusa i paesi più potenti del mondo di fare solo bla bla bla sulle tematiche ambientali, lui, il leader del Carroccio, ha già individuato la prossima barricata: le pale eoliche. “Sono un pugno in un occhio in uno dei paesaggi più belli al mondo. E togliere terreno agricolo, togliere campi, togliere verde per mettere i pannelli a terra è una roba che non si può vedere”, ha detto ieri. Saltando di palo in frasca. “Ci sono nel mondo 440 centrali nucleari. Il nucleare di ultima generazione non produce scorie ed è quello più sicuro al mondo, col minor numero di incidenti e di problemi. Io, rispetto a una pala eolica che mi distrugge il paesaggio sull’Appennino o nelle campagne, preferisco una centrale sicura”. Sarebbe anche un discorso sensato. Non fosse che la contro agenda di Salvini oramai è questo: un repertorio ristretto di battute.