Piazza dell'Unità d'Italia a Trieste (foto Pixabay)

Il ballottaggio

Dipiazza o Russo. Trieste al voto tra tensioni e proteste contro il green pass

Ruggiero Montenegro

Il sindaco uscente di centrodestra ha sfiorato il 50 per cento e resta favorito. Il centrosinistra ha incassato il sostegno del civico Laterza (8 per cento al primo turno). Qui i no Vax hanno più voti dei grillini, che non hanno dato indicazioni nonostante Patuanelli. Ma gli ultimi giorni sono stati segnati dalla battaglia dei portuali 

La vigilia non è stata la solita vigilia. La tensione elettorale che tradizionalmente scandisce i giorni che precedono il ballottaggio ha lasciato il campo alla cronaca, alla protesta dei portuali contro il green pass, che si è fatta più aspra ogni giorno. Da locale a nazionale. Qui, a Trieste, il centrodestra sperava di vincere al primo turno con Roberto Dipiazza, il grande favorito, il candidato individuato da Salvini, Meloni e Berlusconi, in cerca del quarto mandato da primo cittadino. Roba da sultanato mitteleruopeo. E lui infatti non si nascondeva: “Mi sento il re della mia città. L’ho cambiata, l’ho migliorata. Rivincerò, speriamo al primo turno”, diceva al Foglio qualche giorno prima delle elezioni, lui che oggi è un civico, ma con una carriera politica iniziata da Forza Italia, nel 1996 come sindaco di Muggia, in provincia. Si è fermato a un passo dal traguardo, sfiorando il 47 per cento e staccando di 15 punti il suo avversario più diretto, un dato che concede al centrodestra quantomeno i favori del pronostico.

 

Da sinistra Francesco Russo (centrosinistra) e Roberto Dipiazza (centrodestra). Foto Ansa 

 

Ora l'attende Francesco Russo. Lo sfidante, appunto. Il candidato di centrosinistra con un passato da senatore del Pd, che vanta un'amicizia trentennale con Enrico Letta e qualche screzio con Debora Serracchiani – ex governatrice proprio del Friuli Venezia Giulia - che pare gli sia costata la ricandidatura in Parlamento nel 2018. Oggi, dopo quella che alcuni commentatori hanno definito un'impresa impossibile, invoca un “campo largo Pd-5S per battere la destra e le brutte nostalgie del passato", per scalzare il favoritissimo Dipiazza. E la partita, dicono dal centrosinistra, adesso è tutta da giocare. Per il Russo si è speso anche il grillino Stefano Patuanelli, pure lui triestino, sebbene tra i 5 stelle, che al primo turno hanno corso da soli con magri risultati, l'endorsement del ministro dell'Agricoltura non abbia riscosso grande successo, provocando al contrario solo malcontento. La direzione del Movimento locale, insomma, non darà indicazioni di voto. 
 

 

I risultati del primo turno. Di Piazza non ce la fa per un soffio e i No vax vanno meglio del M5s stelle

Al primo turno, i candidati erano 10, c'era un po' di tutto tra destra e civici di varia estrazione, sinistra, sinistra-sinistra, No vax e Movimento 5 stelle. Roberto Dipiazza si è fermato a un passo dalla riconferma: 46,9 per cento grazie al sostegno di Fratelli d'Italia, che della coalizione di centro destra è stato il partito più votato con il 15,5 per cento, prima della lista personale del partito uscente (11,5), di Lega (10,3), Forza Italia (8,5), Noi con l'Italia e Cambiamo Trieste che in due hanno racimolato il 3 per cento.

Sull'altro fronte, Francesco Russo è arrivato al 31,6 per cento. L'obiettivo per il candidato di centrosinistra non era vincere subito, ma arrivare al secondo turno: centrato. Buona parte del merito è anche del Pd, che ottiene il 16,5 per cento ed è il partito più votato a Trieste. Punto Franco, la lista personale di Russo, arriva all'8,3 per cento, poi altre 4 liste dai pensionati agli ambientalisti per un 4,4 per cento totale. Dietro i due principali competitor, buona la prova elettorale del civico di sinistra Riccardo Laterza, di Adesso Trieste, che conquista l'8,3 per cento. Ha dichiarato che voterà il candidato di centrosinistra al ballottaggio, sia pure senza apparentamenti formali.

La sorpresa però arriva dal grigio mondo dei No vax, radunati dietro il nome di Ugo Rossi, del Movimento 3 V: per lui il 4,5 per cento, davanti addirittura ai grillini, la cui rappresentante Alessandra Richetti non va oltre il 3,4 per cento. Mentre l'affluenza, poco più del 46 per cento, è stata la più bassa degli ultimi 20 anni, per la prima volta nelle amministrative al di sotto del 50 per cento.

 

Le tensioni no pass e le proteste dei portuali 

Ed è anche alla luce di questi dati, dello scollamento verso la politica e nel singolare consenso vero la lista anti vaccinista 3v, che è possibile comprendere un po' meglio come nella settimana che porta al voto decisivo, Trieste sia diventata la capitale italiana della protesta No green pass. Martedì, per le vie della città mitteleuropea hanno sfilato in 15 mila al grido di “libertà”, contro la “dittatura sanitaria”. Non erano nè di destra, né di sinistra: “non c'importa niente, siamo solo lavoratori, e vogliamo la revoca del decreto”, aveva detto al Foglio Stefano Puzzer, il portavoce dei portuali e leader di una battaglia che venerdì, in occasione del blocco del porto, rischiava di avere ricadute istituzionali e non solo. Dal ministro degli Interni Luciana Lamorgese, per cui la tenuta dell'ordine pubblico rappresentava una banco di prova fondamentale dopo l'assalto alla Cgil, fino al Prefetto Valerio Valenti e al presidente dell'autorità portuale Zeno D'Agostino, che aveva anche minacciato le dimissioni.

Sia Dipiazza che Russo hanno espresso nei giorni scorsi la loro contrarietà verso certe modalità di protesta, una posizione comune, dettata dal timore che lo stop alle attività dello scalo triestino potesse essere dannosa per la città, con gravi ricadute sul tessuto economico. Le tensioni però restano e, al netto di un'affluenza che si prospetta ancora bassa e resta la grande  incognita, inevitabilmente si riverseranno nelle urne. Dove e in che percentuale lo si vedrà tra qualche ora.