PUBBLICITÁ

Una poltrona per due

Conte e Di Maio, tra sospetti e pace forzata nel marasma 5 stelle

Salvatore Merlo

L'avvocato cerca un ruolo nel M5s e allarma l'ex numero uno grillino. Alleati e avversari alla guida del Movimento

PUBBLICITÁ

Conte ha aperto l’assemblea dei parlamentari, domenica, ma è stato Luigi a chiuderla. A riprova che il M5s è ormai una poltrona per due. Il premier dimissionario si immette in politica. E tra circa dieci giorni si candiderà nella nuova segreteria. Di conseguenza anche l’ex capo politico che s’era dimesso ora si re-immette, candidandosi pure lui. Sabato scorso se lo sono detto, guardandosi negli occhi: dove vai tu vado io. Una promessa ma anche una minaccia. Conte si toglieva la pochette e andava dai ragazzi del Cinema America, iconografia de sinistra romana, mentre Di Maio si rimetteva la cravatta che s’era sfilato dal collo per incontrare Draghi molto prima che diventasse premier. L’uno faceva il popolare mentre l’altro si travestiva da establishment, arricchendo di colore le chiacchiere sul loro conflitto politico, su quel dualismo che nei dodici mesi del governo rossogiallo serpeggiava e scoppiettava, ma che pure democristianamente mai davvero esplodeva.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Conte ha aperto l’assemblea dei parlamentari, domenica, ma è stato Luigi a chiuderla. A riprova che il M5s è ormai una poltrona per due. Il premier dimissionario si immette in politica. E tra circa dieci giorni si candiderà nella nuova segreteria. Di conseguenza anche l’ex capo politico che s’era dimesso ora si re-immette, candidandosi pure lui. Sabato scorso se lo sono detto, guardandosi negli occhi: dove vai tu vado io. Una promessa ma anche una minaccia. Conte si toglieva la pochette e andava dai ragazzi del Cinema America, iconografia de sinistra romana, mentre Di Maio si rimetteva la cravatta che s’era sfilato dal collo per incontrare Draghi molto prima che diventasse premier. L’uno faceva il popolare mentre l’altro si travestiva da establishment, arricchendo di colore le chiacchiere sul loro conflitto politico, su quel dualismo che nei dodici mesi del governo rossogiallo serpeggiava e scoppiettava, ma che pure democristianamente mai davvero esplodeva.

PUBBLICITÁ

     

 

Di Maio vuole mettersi nelle scarpe di Conte”, dicevano gli amici dell’Avvocato di Volturara Appula. “Conte gioca a fare il leader dei 5 stelle”, suggerivano gli uomini del ministro degli Esteri. Sicché Conte e Di Maio, fatalmente, si sono trovati in competizione. Entrambi governisti e moderati, più simili di quanto non possano ammettere, al contrario dello scamiciato Di Battista che vorrebbe vivere il brivido della rivoluzione permanente. Ieri come oggi. E forse, chissà, anche come domani. Sabato scorso, a Montecitorio, poco prima di incontrare Draghi, si sono ritrovati insieme, Conte e DiMaio. C’era anche Beppe Grillo. Tutti in una sala al quinto piano del palazzo dei gruppi parlamentari. L’uno presidiava la sinistra della stanza, l’altro la destra. Il polo nord e il pollo sud, il giorno e la notte. Così, senza mai sovrapporsi, ma sempre spiandosi, hanno dato vita persino scenograficamente a quella solidarietà da avversari, a quella complicità conflittuale che sempre in politica si accende quando due figure troppo ingombranti occupano lo stesso - angusto - spazio.

PUBBLICITÁ

 

E allora Luigi osservava i parlamentari avvicinarsi a Conte, tra pacche sulle spalle e selfie. “Sembrano le mosche intorno allo zucchero”, sibilava all’orecchio di un deputato. E Conte, di rimando, a chi gli chiedeva se fossero vere le voci di una gelosia di Di Maio, convinto che l’ex premier voglia farsi leader dei 5 stelle, rispondeva conciliante eppure allusivo: “Luigi dovrebbe essere solo contento” che qualcuno voglia prendersi i 5 stelle. Così i presenti alla fine hanno visto e raccontato anche l’imbarazzo di quelle mani che si cercavano e si ritiravano e ancora tornavano a cercarsi, quando i due si sono ritrovati, a riunione conclusa, l’uno di fronte all’altro, scambiandosi una promessa (o una minaccia) di collaborazione: “Dobbiamo rafforzare insieme il Movimento”. L’ex presidente del Consiglio non entrerà al governo, l’ex ministro degli esteri invece ci spera. L’uno non ha più un ruolo e per questo vuole conquistarlo tra gli ex vaffanculisti candidandosi alla segreteria, l’altro non può permettersi di perdere terreno per cui se si candida Conte dovrà candidarsi anche lui. L’uno con l’altro, l’uno contro l’altro. Due cuori e cinque stelle.

 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ