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Il governo giallorenzi

Claudio Cerasa

Stress test sui partiti, nuova  agenda, equilibri possibili. La corsa di Renzi e le vere opportunità della safety car

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Immaginare già oggi come si andrà a concludere questa pazza crisi di governo è un’operazione spericolata considerando le molte mine che ancora si nascondono sulla strada del non impossibile TrisConte. Ieri, nonostante le fibrillazioni dei grillini per le scorribande di Matteo Renzi in Arabia Saudita, il M5s ha fatto la mossa che avevano chiesto sia il Pd sia Italia viva e alla fine delle consultazioni al Quirinale Vito Crimi, poco prima che Sergio Mattarella affidasse al presidente della Camera Roberto Fico un mandato esplorativo, lo ha detto: sì a “un governo politico con le forze che finora hanno lavorato in maggioranza insieme”. Dunque sì al ritorno in maggioranza del partito di Renzi.

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Immaginare già oggi come si andrà a concludere questa pazza crisi di governo è un’operazione spericolata considerando le molte mine che ancora si nascondono sulla strada del non impossibile TrisConte. Ieri, nonostante le fibrillazioni dei grillini per le scorribande di Matteo Renzi in Arabia Saudita, il M5s ha fatto la mossa che avevano chiesto sia il Pd sia Italia viva e alla fine delle consultazioni al Quirinale Vito Crimi, poco prima che Sergio Mattarella affidasse al presidente della Camera Roberto Fico un mandato esplorativo, lo ha detto: sì a “un governo politico con le forze che finora hanno lavorato in maggioranza insieme”. Dunque sì al ritorno in maggioranza del partito di Renzi.

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Le prossime ore, naturalmente, ci aiuteranno a capire se sarà possibile o no uno scongelamento ulteriore dei rapporti tra Renzi e Conte. Ma al di là di quale sarà la traiettoria della fase che si aprirà oggi c’è una certezza che può essere affermata alla luce delle fibrillazioni prodotte nei partiti durante la crisi. E quella certezza coincide con un dato difficilmente negabile: la capacità inimitabile di Renzi di sapere guidare le danze.

   

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La scelta di affidare a Roberto Fico un mandato esplorativo, come aveva chiesto l’ex Rottamatore giovedì al Quirinale, è una vittoria che non è detto che possa portare a una discontinuità nel nome del prossimo presidente del Consiglio ma è un dato che permette a Renzi di poter rivendicare il raggiungimento di un risultato minimo: l’ingresso sulla pista di una safety car.

   

   

Si azzera tutto, almeno per qualche ora, si ripulisce la pista, e nel frattempo i partiti saranno costretti a fare quello che Renzi desiderava forse fin dal primo momento: un violento stress test sui confini delle proprie identità. E’ stato così in questi giorni per il M5s, che dovendo scegliere tra Renzi e Di Battista, alla fine ha scelto Renzi. E’ stato così in questi giorni per il Pd, che dovendo scegliere se avvicinarsi alla linea Travaglio o se riappropriarsi della linea Renzi alla fine ha scelto la seconda strada al posto della prima. E’ stato così in questi giorni anche per i partiti di centrodestra. E in fondo la possibilità di cambiare schema di gioco in questa legislatura ha avuto l’effetto di rimettere al centro dei giochi dell’opposizione il partito di Berlusconi (Salvini lo ha persino candidato al Quirinale) e ha avuto anche l’effetto di costringere il leader della Lega a smussare alcuni angoli del suo estremismo (sintesi delle consultazioni di ieri del centrodestra: governo istituzionale?, mai dire mai).

     

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Nel giro di pochi giorni, Renzi, anche grazie all’inesperienza di Conte, è riuscito a trasformare la sua mossa del cavallo, diventata per alcuni giorni la mossa del caciocavallo, in una mossa del canguro, in grado cioè di far fare al paese un passo in avanti. E arrivato al punto in cui si trova oggi, arrivato cioè al punto in cui è possibile resettare l’agenda della maggioranza rossogialla, il ballerino Renzi forse capirà quello che è chiaro ormai a molti da tempo: per continuare a danzare, per continuare a muoversi come una trottola, per continuare ad agire come un motorino, è preferibile forse negoziare in un governo in cui si può contare molto (per far digerire al M5s un po’ più di Jobs Act e un po’ meno Bonafede è più semplice farlo senza chiedere lo scalpo di Conte) piuttosto che essere diluito in un governo (con la Lega, really?) in cui si rischia di contare niente. Renzi può piacere o no ma l’esito delle consultazioni gli offre una ragione per poter cantare vittoria. Sarà anche compito suo ora evitare che i passi di danza si trasformino, per l’Italia, in passi nel burrone. E’ ora di fare presto. E’ ora di riconciliarsi.

  

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