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Così gli Stati generali potranno innescare la scissione del M5s in Europa

Valerio Valentini

In quattro europarlamentari pronti a entrare coi Verdi. Gli altri dieci potrebbero federarsi col Pse, stringendo un patto col Pd. E Dibba strizza l'occhio ai No Euro

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Si sa che certi tic ritornano un po’ come la sindrome del braccio teso del dottor Stranamore. E così Matteo Brambilla, già candidato sindaco a Napoli, giorni fa, all’assemblea regionale del M5s, s’è mostrato via Zoom con un cartello emblematico: “Fuori dall’euro”. E uno dice vabbè: è Brambilla. Se non fosse che poi, il Brambilla, sostenuto pubblicamente da Di Battista, finisce tra i trenta più votati dagli iscritti di Rousseau ottenendo così il mandato a tenere uno egli interventi conclusivi all’assemblea di domenica.

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Si sa che certi tic ritornano un po’ come la sindrome del braccio teso del dottor Stranamore. E così Matteo Brambilla, già candidato sindaco a Napoli, giorni fa, all’assemblea regionale del M5s, s’è mostrato via Zoom con un cartello emblematico: “Fuori dall’euro”. E uno dice vabbè: è Brambilla. Se non fosse che poi, il Brambilla, sostenuto pubblicamente da Di Battista, finisce tra i trenta più votati dagli iscritti di Rousseau ottenendo così il mandato a tenere uno egli interventi conclusivi all’assemblea di domenica.

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Segno insomma che le antiche pulsioni, nella pancia del grillismo, esistono ancora. E forse, tra i vari effetti che questi scalcagnati Stati generali dovrebbero produrre, c’è proprio quello di risolvere una volte per tutte le mille ambiguità che il M5s si trascina dietro da sempre, sul suo orientamento europeo. A dire il vero, nella “guida alla discussione” che ieri Vito Crimi ha inoltrato ai vari relatori, in vista del confronto tematico di oggi e domani, l’Ue non è neppure citata. E però qualcosa dovrà succedere, se è vero che gli europarlamentari del Pd si sono visti avvicinare da quella parte della delegazione grillina più civile, quella che risponde a Massimo Castaldo e Tiziana Beghin, e si sono sentiti prospettare imminenti chiarimenti di linea. Il che, a Bruxelles, presuppone però di formalizzare una scissione che è ormai nei fatti.

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Perché i quattro oltranzisti filo-Dibba, capitanati da Ignazio Corrao, ormai viaggiano per conto loro, con almeno 150 votazioni in dissenso rispetto ai loro colleghi, dalla fiducia alla commissione Von der Leyen fino ai fondi per l’agricoltura. E non è un caso, poi, se negli ultimi casi i quattro dissidenti c’hanno tenuto a far notare la coincidenza tra il loro orientamento e quello dei Verdi: con cui Corrao tesse la tela da tempo, sapendo che le preclusioni opposte mesi fa rispetto a un eventuale passaggio in blocco di 14 eurodeputati grillini potrebbero decadere laddove a chiedere di essere accolti fossero solo in quattro, senza alterare gli equilibri interni. E in questo gioco surreale di consultazioni parallele, nel frattempo Castaldo e Beghin intensificano i loro contatti coi colleghi del Pd: quelli, cioè, che dovrebbero accompagnarli nel gruppo del Pse. Non sarà un percorso facile. E a renderlo meno improbabile potrebbe forse arrivare un accordo dei dieci grillini europeisti con altri eurodeputati che galleggiano tra i non iscritti, così da creare una nuova semicomponente che s’andrebbe a federare col gruppo del Pse: proprio come i Verdi (Verdi-Nfa) o la sinistra radicale del Gue (Gue-Ngl).

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