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I deputati del Pd insorgono contro Conte e Gualtieri sul Mes

Dopo la chiusura del premier in diretta Tv, gli eletti alla Camera protestano nella loro chat. E alla sbarra ci finisce anche il ministro dell'Economia (e in parte Zinga)

Valerio Valentini

Da Fassino a Romano, da Fiano a De Luca, da Di Giorgi a Carnevali. Nella chat di Montecitorio parte il processo al premier dopo il suo No al Fondo salva stati per le spese sanitarie. Mancini prova a difendere il "suo" ministro Gualtieri, ma invano. L'imbarazzo del Nazareno

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Il processo s'è aperto subito, quando il discorso di Giuseppe Conte s'era appena concluso. E quel suo passaggio sul Mes, la netta chiusura espressa dal premier rispetto all'utilizzo dei 37 miliardi messi a disposizione dal Fondo salva stati per la spesa sanitaria diretta e indiretta senza condizionalità, lasciava basiti i deputati del Pd. Che così, da ieri sera, hanno preso a riversare nella loro chat tutta la loro frustrazione. "Più che altro è una beffa", si sfoga Rosa Di Giorgi, deputata di Firenze che non ci sta a tradire le promesse fatte alla gente della sua Tosca solo poche settimane fa. "Per noi che ci abbiamo fatto una campagna elettorale adesso alle regionali", dice, è inaccettabile. "Urge l'elaborazione di una via d'uscita. Siamo proprio in balia....perbacco!!". E poi, come chiosa, la domanda più fragorosa di tutte: "Ma anche Roberto Gualtieri la pensa così.... è corretto?".

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Il processo s'è aperto subito, quando il discorso di Giuseppe Conte s'era appena concluso. E quel suo passaggio sul Mes, la netta chiusura espressa dal premier rispetto all'utilizzo dei 37 miliardi messi a disposizione dal Fondo salva stati per la spesa sanitaria diretta e indiretta senza condizionalità, lasciava basiti i deputati del Pd. Che così, da ieri sera, hanno preso a riversare nella loro chat tutta la loro frustrazione. "Più che altro è una beffa", si sfoga Rosa Di Giorgi, deputata di Firenze che non ci sta a tradire le promesse fatte alla gente della sua Tosca solo poche settimane fa. "Per noi che ci abbiamo fatto una campagna elettorale adesso alle regionali", dice, è inaccettabile. "Urge l'elaborazione di una via d'uscita. Siamo proprio in balia....perbacco!!". E poi, come chiosa, la domanda più fragorosa di tutte: "Ma anche Roberto Gualtieri la pensa così.... è corretto?".

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Il dubbio è questo, ed è condiviso.  E infatti sulla graticola ci finisce non solo il premier Conte, ma anche il titolare dell'Economia. E non a caso, a tentare di sedare la rissa interviene subito Claudio Mancini, capogruppo del Pd in commissione Finanze e da tutti riconosciuto come il più fedele soldato al servizio di Gualtieri. "Premesso che noi siamo tutti per l'uso del Mes - dice il deputato romano - continuare a parlarne come se fossero soldi in più è un pò fuorviante". Spiegazione che non pare in grado di convincere chi di questioni sanitarie si occupa direttamente, nel partito e in Parlamento. E infatti Elena Carnevali si mostra assai perplessa. "Credo sia urgente chiarire la questione Mes", dice la capogruppo dem in commissione Affari sociali (quella, cioè, che si occupa non a caso di sanità e dintorni). E parte un lungo elenco: 1) perché ci siamo spesi pubblicamente, a partire dal segretario; 2) perché eravamo convinti tutti che ci saremmo arrivati a convincere la maggioranza; 3) perché con Recovery per il 2021 le risorse non sarebbero state molte; 4) perché non puoi sapere in Tv che sia stato praticamente archiviato; 5) perché i sindaci, a partire dai nostri, raccolgono le firme facendo partire comunque una mobilitazione dal basso; 6) perché per tutti noi è sempre sembrato conveniente oltre che utile/necessario". 

 

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Questioni di metodo e di merito, come si vede. Che tirano in ballo sia la sgrammaticatura di Conte, che liquida in diretta televisiva una questione politica tutt'altra che risolta, sia verso Nicola Zingaretti, il segretario dem che all'indomani della vittoria delle regionali aveva posto l'accettazione del Mes come uno dei punti dirimenti della nuova agenda politica. Salvo poi frenare anche a causa delle resistenze di Gualtieri

 

Ed ecco allora, in chat, intervenire l'infaticabile Mancini nei panni del difensore d'ufficio del ministro messo alla sbarra dai suoi stessi deputati. "Io non mi permetto di fare valutazioni politiche più generali, consiglio a chi argomenta in pubblico di noi sul giusto utilizzo del Mes, di non confondere cassa e competenza. Tutto qui", scrive Mancini. Ma quello che si pretendeva essere un atto di distensione, finisce invece col fomentare ancor più gli animi. Perfino quelli tradizionalmente miti- "Io non confondo cassa e competenza, ma è inoppugnabile che 37 miliardi reperiti sul mercato avrebbero un costo superiore al costo del Mes", sbotta Piero Fassino. "Tassi allo 0.7% (o anche qualcosa di piu) contro lo 0.1%. Poco o tanti che siano è  un minore indebitamento", insiste il presidente della commissione Esteri, vicino a Dario Franceschini. Che prosegue: "È In ogni caso non si argomenta un eventuale non uso del Mes con un presunto aumento di tasse. Perché quell'argomento, peraltro falso, varrebbe a maggior ragione per sostenere finanziamenti di mercato".

 

Sullo stesso tono il commento di Andrea Romano, portavoce nazionale di Base Riformista, la corrente di Luca Lotti e Lorenzo Guerini. "Io ero rimasto alla posizione favorevole al Mes del Pd (posizione sulla quale molti di noi di erano spesi pubblicamente e territorialmente). Ora scopriamo in diretta, alla pari (democraticamente!) di tutti gli italiani, che su questo punto il Pd dovrà quanto meno subire una decisione contraria. Non si può negare che sia una novità su cui interrogarsi, anche tra di noi". Lo stillicidio continua, perché interviene anche Emanuele Fiano, che da membro della segreteria del Pd (è responsabile Esteri) tira n ballo proprio il leader del Nazareno: "Il favore nei confronti del Mes è la posizione espressa dal Pd tramite il suo segretario", puntualizza. E rilancia: "Vero, si tratta di nuovo debito, come molte delle misure europee che stiamo utilizzando, come il Sure, come l’acquisto di nostro debito da parte della Banca europea, come la parte del Recovery che che è grant, ma soprattutto costa meno del debito emesso direttamente da noi, perlomeno questo ho capito io". Non manca di partecipare anche Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Affari europei, che s'interroga sulla strana contrarietà a fare nuovo debito da parte di Conte. "Mi pare che mettiamo altri 4 miliardi sulla sanità. Come li finanziamo? Il tema è proprio questo. Potremmo stanziare semmai qualche miliardo in più prendendo queste risorse non dal mercato ma dal Mes con gli stessi costi o anche meno in termini di interessi". 

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