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il pacchetto

Carriere separate, Csm e sorteggio. A che punto è la riforma Nordio

Ermes Antonucci

I disegni di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati e sulla riforma del Csm sono ancora in fase di elaborazione. Ma Meloni vuole dare un segnale di svolta sulla giustizia prima delle elezioni

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C’è da aspettare ancora alcuni giorni per la messa a punto da parte del ministero della Giustizia dei disegni di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati e sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura (oppure dei Consigli superiori, visto che la separazione delle carriere potrebbe portare alla creazione di due Csm separati). Il pacchetto di riforme non è stato inserito all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di ieri, in quanto i provvedimenti sono ancora in fase di elaborazione. C’è chi non esclude che i testi possano essere presentati alla prossima riunione del 30 aprile, ma lo scenario più probabile è che ciò avvenga verso metà maggio. La premier Meloni, come riferiscono fonti vicine a Palazzo Chigi al Foglio, ha tutta l’intenzione di dare un segnale di svolta sulla giustizia prima delle elezioni europee.

 

A Via Arenula sono d’accordo con la linea, nonostante il via libera al pacchetto potrebbe generare prevedibilmente la rivolta dell’Associazione nazionale magistrati. “Sappiamo quale sarà la reazione dell’Anm. Prima o dopo le elezioni è uguale”, dicono dal ministero della Giustizia. Insomma, il governo non teme che la reazione delle toghe possa avere conseguenze sul piano elettorale, vista anche la bassa delegittimazione di cui ormai gode la categoria. 

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I contenuti delle riforme, che implicheranno modifiche alla Costituzione e quindi iter di approvazione molto lunghi, ancora devono essere precisati. Sulla separazione delle carriere c’è poco da dire: ai magistrati verrà imposto all’inizio della loro carriera di scegliere tra la funzione giudicante e quella requirente, senza avere poi la possibilità di cambiare idea. Un modo per rafforzare la terzietà del giudice e rendere effettivi i princìpi introdotti nel 1989 con il nuovo processo accusatorio. La separazione delle carriere, e questo Nordio l’ha garantito più volte, non porterà a sottoporre i pubblici ministeri al potere dell’esecutivo. La loro indipendenza continuerà infatti a essere garantita dal Csm. 

 

Proprio sulla riforma del Csm il discorso si fa più complesso. Innanzitutto al ministero ancora devono decidere se prevedere l’istituzione di due distinti Csm (uno per la magistratura requirente e uno per quella giudicante) o se mantenere un unico Consiglio, ma diviso in due sezioni, una per i pm e una per i giudici. La proposta in questo momento in discussione in Parlamento adotta la prima opzione, prevedendo un Csm dei giudici guidato dal capo dello stato e dal primo presidente della Corte di cassazione, e un Csm dei pm, con al vertice il capo dello stato e il procuratore generale della Cassazione. Ai membri di diritto si affiancano quelli elettivi.

 

Qui si apre il secondo capitolo. I disegni di legge costituzionali dovranno stabilire con precisione la nuova composizione del Csm o dei due Csm (i membri di diritto, quelli laici e quelli elettivi). Spetterà invece a disegni di legge ordinari definire i criteri di elezione dei componenti elettivi. Su questo l’intenzione di Nordio e della maggioranza sarebbe compatta in favore dell’adozione del sistema del sorteggio temperato. In una prima fase verrebbero estratti a sorte i magistrati candidati, in un numero pari a un multiplo dei componenti del Csm, e in una seconda fase le toghe sorteggiate verrebbero sottoposte al voto di tutti i magistrati. Questo sistema di voto, che in passato era stato condiviso anche da esponenti del Movimento 5 stelle, ridurrebbe in maniera drastica le possibilità di condizionamento del voto da parte delle correnti togate. 

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Il pacchetto di riforme, infine, dovrebbe  contenere anche una revisione dell’articolo 112 della Costituzione, che prevede il principio di obbligatorietà dell’azione penale. Un principio, come da tempo riconosciuto dagli operatori del settore, che non trova applicazione pratica nelle procure: inondati di fascicoli, sono i pm a decidere in maniera discrezionale – senza alcuna forma di responsabilità – i reati da perseguire e quelli da mandare al macero. La riforma modificherebbe l’articolo prevedendo che l’azione penale è esercitata nei casi e secondo i modi previsti dalla legge.  

 

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Per il momento, essendo i contenuti delle riforme ancora da specificare, i partiti di maggioranza si mostrano uniti. Bisognerà vedere se questa unità reggerà anche dopo la stesura dei disegni di legge

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