Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse

Editoriali

Magistrati sequestratori di persona

Redazione

La storia di Casillo, rapito dai giudici di Trani, è un’ignota vergogna nazionale

E’ una notizia di quelle notizie di cronaca locale, e infatti l’ha data la Gazzetta del Mezzogiorno. Ma dovrebbe stare su tutti i giornali nazionali, dovrebbe essere raccontata in tutti i talk-show e dibattuta in Parlamento. Lo stato dovrà risarcire per ingiusta detenzione l’imprenditore Francesco Casillo, che 15 anni fa ha trascorso – ingiustamente , appunto – 21 giorni tra carcere e domiciliari. Detta così sembra una cosa da poco, di quelle cose che fisiologicamente accadono. Ma la vicenda di Casillo è emblematico di ciò che è stata la giustizia a Trani: un sistema criminale istituzionalizzato.

 

E la sua vicenda rappresenta un caso unico a memoria d’uomo: un pluri-sequestro di persona a scopo di estorsione organizzato da magistrati. Casillo è il re del grano, esponente del principale gruppo industriale della Puglia, e nel 2006 è stato arrestato con l’accusa di aver importato grano contaminato. Come è emerso 14 anni dopo nel processo a carico dei magistrati di Trani, l’arresto fu inventato da un pm e un gip, Savasta e Nardi, poi condannati per altre vicende. Insieme a Casillo vennero arrestati anche gli altri suoi tre fratelli e poco dopo la famiglia fu avvicinata da un emissario che gli consigliò di ingaggiare avvocati vicini ai due magistrati e di pagare per ottenere la scarcerazione.

 

E’ ciò che avvenne: man mano che venivano pagate dalla famiglia tranche del riscatto, i fratelli venivano liberati uno alla volta. Nel 2012 Casillo è stati assolto e l’accusa si è dimostrata completamente inconsistente. Ma sono passati altri 7 anni prima che Casillo si decidesse a raccontare del sequestro che, nonostante sia prescritto, è stato ritenuto importante per descrivere nel processo il funzionamento del “sistema Trani”.  Ora, dopo che la sua richiesta era stata respinta dalla Corte di Appello di Bari, la Cassazione gli ha dato per la seconda volta ragione. Lo stato dovrà pagargli i danni (da quantificare). E non saranno mai abbastanza per l’unico caso al mondo di una famiglia rapita dai magistrati.

 

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