Europa Ore 7

L'Ungheria minaccia il sesto pacchetto di sanzioni

Il Parlamento vuole lanciare la riforma dei trattati, non convalida i conti di Frontex e approva i conti della Corte dei conti. In Francia l'unione della sinistra sempre più estrema

David Carretta

Per evitare che la Russia dirotti il greggio altrove, l'Ue intende vietare alle compagnie dell'Unione di fornire servizi alle petroliere che trasportano greggio russo, compresi quelli assicurativi. Ma Budapest non ci sta 

Appena Ursula von der Leyen aveva finito di presentare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, il governo di Viktor Orbán ieri ha minacciato di mettere il veto accusando l'Unione europea di voler imporre un embargo petrolifero che mette a rischio la sicurezza energetica dell'Ungheria. Davanti al Parlamento europeo la presidente della Commissione ieri ha spiegato che il divieto di importazione di petrolio dalla Russia sarà organizzato "in modo ordinato" per non aumentare i costi dell'economia dell'Ue. L'embargo entrerà effettivamente in vigore solo tra sei mesi (alla fine dell'anno per i prodotti raffinati) quando stati membri e società energetiche avranno trovato fonti alternative alla Russia per il greggio. Per l'Ungheria e la Slovacchia la proposta della Commissione prevede tempi ancora più lunghi: i due paesi potranno comprare petrolio russo fino alla fine del 2023. Ma non basta. "Nella sua forma attuale il pacchetto di sanzioni di Bruxelles non può essere appoggiato. Non possiamo votare a favore in modo responsabile", ha detto il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. Ci sarà un veto dell'Ungheria? Calma e andiamo con ordine.

Il sesto pacchetto di sanzioni contiene diverse misure. Noi abbiamo messo le mani sulla proposta della Commissione e sul Foglio trovate la sintesi del documento riservato: il patriarca Kirill e la famiglia Peskov sulla lista nera, le tre banche escluse da Swift (compresa Sberbank), le tre emittenti russe che non potranno trasmettere nell'Ue (nemmeno via social media). Ovviamente ci sono dettagli importanti anche sulle misure sul petrolio. Per evitare che la Russia dirotti il greggio altrove, l'Ue intende vietare alle compagnie dell'Ue di fornire servizi alle petroliere che trasportano greggio russo, compresi quelli assicurativi. Nella riunione degli ambasciatori di ieri la discussione sull'embargo è stata "dura", ci ha spiegato un diplomatico europeo. Dato l'impatto sull'economia diversi stati membri sono stati "comprensibilmente cauti". Il problema più grande riguarda Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca e Croazia "a causa della loro grande dipendenza dal petrolio russo via oleodotto". La nostra fonte ci ha detto che la loro valutazione è che sia "difficile da sostituire".

Secondo un altro diplomatico, quella dell'Ungheria potrebbe essere tattica. Pubblicamente Szijjártó è stato molto duro. Ma dentro alla stanza del Coreper l'ambasciatore ungherese non ha messo veti definitivi. La Slovacchia vorrebbe avere due anni, invece di uno, di proroga. La stessa posizione è sostenuta dalla Repubblica ceca. Ma i governi di Bratislava e Praga hanno sempre sostenuto un embargo su petrolio e gas. Alla riunione degli ambasciatori al Coreper, si è discusso di opzioni e alternative alla proposta della Commissione. La nostra prima fonte ci ha detto che "sembra fattibile lavorare verso una zona di atterraggio" che metta tutti d'accordo. La chiave potrebbero essere (come sempre) i soldi: la promessa di aiuti finanziari per far fronte all'uscita dal petrolio russo. Arriverà un fondo di compensazione delle sanzioni come il fondo di compensazione per i danni della Brexit? Un'alternativa è quella proposta da Szijjártó: "L'Ungheria potrebbe dare il suo accordo con queste sanzioni (solo) se le importazioni di petrolio attraverso gli oleodotti saranno esentate dalle restrizioni".

Al Coreper sono state sollevate altre obiezioni. Grecia, Cipro e Malta si sono opposte alla proposta della Commissione di vietare alle navi che battono bandiera europea di trasportare petrolio russo (il divieto dovrebbe entrare in vigore tra un mese). Le misure per bloccare le petroliere di paesi extra-Ue e un po' di pressione sulle società di trasporti marittimi dovrebbero bastare a convincere i tre mediterranei a non mettersi di traverso. Cipro e Malta non sono contente nemmeno di un rafforzamento delle sanzioni sui trust, che vengono utilizzati dagli oligarchi russi per proteggersi dalle sanzioni personali. Infine, alcuni i paesi nordici e i Paesi Bassi hanno chiesto di chiarire il fatto che le televisioni russe saranno vietate perché sono strumenti di propaganda funzionali alla guerra e non un limite alla libertà di espressione. Oggi gli ambasciatori torneranno a vedersi e discutere. Un altro Coreper potrebbe tenersi domani. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha detto che "se un paese in Europa continua a opporsi a un embargo sul petrolio russo, allora ci saranno buone ragioni di dire che questo paese è complice dei crimini commessi dalla Russia sul territorio ucraino".

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 5 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Il Parlamento vuole lanciare la riforma dei trattati - A proposito di potere di veto, ieri il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sui seguiti da dare alle conclusioni alle conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa, in cui sostanzialmente chiede di avviare il processo di revisione dei trattati. La plenaria ha invitato la commissione per gli Affari costituzionali a elaborare le proposte per rivedere i trattati e chiedere l'avvio di una Convezione. Secondo i deputati, concedere il diritto di iniziativa legislativa al Parlamento e porre fine all'unanimità in seno al Consiglio consentirebbe di approfondire l'integrazione politica e raggiungere una vera democrazia. Martedì anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, aveva chiesto di abolire la regola dell'unanimità in politica estera. In un editoriale Il Foglio spiega che la battaglia per cancellare il veto è in salita: dentro le istituzioni dell'Ue c'è chi pensa che l'unanimità rafforzi l'unità.

Il Parlamento non convalida i conti di Frontex - Il Parlamento europeo ha deciso di rinviare la certificazione (nel giargone bruxellese si dice “discarico”) del bilancio dell'agenzia Frontex, fino a quando non sarà disponibile il rapporto completo dell'indagine dell'Olaf che ha portato alle dimissioni del suo direttore esecutivo, Fabrice Leggeri. La decisione – spiega il rapporto adottato ieri dalla plenaria – si fonda sul mancato rispetto da parte di Frontex delle condizioni stabilite nella precedente relazione di discarico del Parlamento, nonché sulle indagini in corso dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) in merito a eventi riguardanti il rispetto dei diritti fondamentali, tra cui i respingimenti dei migranti. Senza il rapporto completo dell'Olaf, i deputati ritengono di non essere in grado di prendere una decisione informata per la convalida dei conti di Frontex. Il Parlamento ha certificato la conformità delle spese 2020 della maggior parte degli enti dell'Unione europea. Ma ci sono altre due eccezioni, oltre a Frontex: il Comitato economico e sociale europeo e il Consiglio dell'Ue. Nel primo caso il problema riguarda funzionari vittime di molestie psicologiche o gravi condotte. Nel secondo caso, i deputati denunciano la mancata collaborazione del Consiglio dell'Ue.

Il Parlamento approva i conti della Corte dei conti (ma con riserve) - Il Parlamento europeo ha deciso di certificare le spese del 2020 della Corte dei conti, ma la votazione è stata particolarmente controversa dopo una serie di rivelazioni su rimborsi e comportamenti dubbi del suo presidente, il tedesco Klaus-Heiner Lehne. Il rapporto sul discarico di bilancio della Corte dei conti è stato approvato con 333 voti favorevoli, 291 contrari e 8 astensioni. Tuttavia, nella risoluzione di accompagnamento i deputati chiedono alla Corte di risolvere una serie di questioni etiche e di gestione finanziaria che coinvolgono i suoi membri e il presidente e che hanno causato danni alla sua reputazione e sollevato dubbi sulla sua imparzialità. Prima di presiedere la Corte dei conti, Lehne era stato per 20 anni deputato europeo del Ppe. Il via libera alla certificazione delle spese ieri dimostra che gode ancora di buone protezioni. Il Parlamento ha anche certificato i conti del 2020 della Commissione, ma ha sottolineato che la liquidità concessa agli stati membri per gestire nell'immediato la pandemia ha aumentato il rischio di procedimenti non trasparenti, di uso improprio e frodi (come le attività criminali legate alla fornitura di alcuni dispositivi sanitari).

La Commissione e i corsi di formazione per interiorizzare il Green deal - Tra due anni, quando dovrà certificare i conti del 2022, il Parlamento rischia di dover fare attenzione alla decisione della Commissione di imporre ai suoi funzionari dei corsi per interiorizzare il Green deal. Lo scoop è del Guardian. I corsi comprendono passeggiate nei boschi vicino a Bruxelles e sessioni di meditazione, compresi momenti di empatia per alberi e animali per aumentare la “compassione ambientale”. Abbracciare gli alberi pare che abbia fatto bene ai funzionari. Nonostante alcuni dirigenti della Commissione abbiano manifestato una certa impazienza, i risultati dei primi 80 partecipanti suggeriscono che il corso ha rafforzato la motivazione dei funzionari ad affrontare i problemi climatici e la sensazione personale di non poter fare molto per l'ambiente.

Il Parlamento europeo vuole meno caricabatteria in discarica - Il Parlamento ha approvato la sua posizione nei negoziati con il Consiglio dell'Ue sulla proposta della Commissione di imporre un caricatore universale per i dispositivi elettronici, volto a ridurre i rifiuti e semplificare l'uso di telefoni cellulari, tablet e fotocamere digitali. Le nuove regole dovrebbero permettere ai consumatori di non avere più bisogno di un nuovo caricabatteria e un nuovo cavo ogni volta che acquistano un dispositivo, e di utilizzare un unico caricabatteria per tutti i dispositivi elettronici di piccole e medie dimensioni. Il Parlamento (come la Commissione) vuole che cellulari, tablet, fotocamere digitali, cuffie e auricolari, console per videogiochi e altoparlanti portatili siano dotati di una porta USB-C, indipendentemente dal produttore. Alcune eccezioni potrebbero riguardare i dispositivi troppo piccoli per alloggiare una porta USB-C, come orologi smart, dispositivi di monitoraggio della salute e alcune attrezzature sportive. Inoltre, dato l’uso sempre più frequente della ricarica wireless, i deputati chiedono alla Commissione di presentare una strategia entro la fine del 2026 che permetta a qualsiasi nuova soluzione di ricarica di funzionare in combinazione con le altre senza dipendere da un solo produttore.

Al via i negoziati sulle sovvenzioni straniere - Il Parlamento europeo e il Consiglio ieri hanno annunciato di aver adottato le loro rispettive posizioni sulla proposta della Commissione di un nuovo meccanismo contro le sovvenzioni straniere che distorcono la concorrenza nel mercato interno. Il Parlamento vuole che la Commissione possa realizzare indagini e intervenire se gli aiuti concessi da governi stranieri (capitale, prestiti o vantaggi fiscali) permettono a delle imprese di fare concorrenza sleale nel mercato dell'Ue. Rispetto alla proposta della Commissione, il Parlamento ha allargato il campo di applicazione delle nuove regole a un numero più importante di acquisizioni, fusioni e mercati pubblici, abbassando le soglie per imporre alle società di informare la Commissione delle sovvenzioni straniere di cui beneficiano. Quanto alla posizione del Consiglio, tra le altre cose, introduce un meccanismo di allerta che permette agli Stati membri di segnalare alla Commissione i sospetti di sovvenzioni che generano distorsioni. Il Consiglio vuole anche tempi di indagine più brevi per garantire che non rallentino le procedure di attribuzione degli appalti pubblici. Il primo trilogo è previsto per oggi.

 

In Francia l'unione della sinistra sempre più estrema - La France insoumise e il Partito socialista ieri hanno annunciato un accordo per correre insieme alle elezioni per l'Assemblea nazionale di giugno sostenendo la candidatura come primo ministro di Jean-Luc Mélenchon. Negli scorsi giorni, anche il Partito comunista e i Verdi avevano concluso un'intesa con Mélenchon. La Nuova Unione popolare ecologica e sociale ha provocato una rivolta degli elefanti e dei riformisti del Partito socialista, la cui direzione oggi deve confermare l'accordo con Mélenchon. L'ex primo ministro socialista, Jean-Marc Ayralt, ha denunciato un accordo "raffazzonato". Jean-Christophe Cambadélis ha denunciato "una resa" e chiesto di opporsi all'accordo con Mélenchon "in tutte le forme possibili". L'ex ministro dell'Interno di François Hollande, Bernard Cazeneuve, ha annunciato le dimissioni dal Partito socialista. La Nuova Unione popolare ecologica e sociale fa discutere anche a Bruxelles, in particolare per l'intenzione di "disobbedire" alle regole europee in diversi settori. Sul Foglio Mauro Zanon spiega come i socialisti francesi e l'estrema sinistra sono arrivati all'accordo.

Le elezioni locali che Johnson e il Dup temono - Oggi il Regno Unito va al voto per elezioni locali che, in tempi normali, dovrebbero avere un impatto limitato sulla politica nazionale. Invece questo 5 di maggio potrebbe essere decisivo per il futuro di Boris Johnson come primo ministro e per l'Irlanda del nord nel mondo post Brexit. Anche se Johnson può proteggersi con l'emergenza della guerra, dentro il partito Tory continua a covare il fuoco della rivolta. In caso di disfatta l'incendio contro BoJo potrebbe rianimarsi. Quanto all'Irlanda del nord, sul Foglio Gregorio Sorgi spiega che il Sinn Féin potrebbe ottenere una vittoria storica: l'unione delle due Irlanda, anche se improbabile, non è più così remota. Il Partito democratico unionista (Pud), alleato dei Tories a Londra, rischia una sconfitta senza precedenti. Comunque il post Brexit in Irlanda del nord è un caos.

Scholz, il permaloso leader del lento motore tedesco - La politica tedesca è in ebollizione per l'attitudine di Olaf Scholz sull'Ucraina. Ieri il cancelliere ha ribadito che non andrà a Kyiv per il rifiuto del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di accogliere il suo omologo tedesco, Frank-Walter Steinmeier. Secondo Scholz, è "un problema per il governo tedesco, e anche per il popolo tedesco". A Kyiv è andato il capo della Cdu, Friedrich Merz, incontrato da Zelensky, che gli ha trasmesso un messaggio per Scholz. Il ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, potrebbe fare il viaggio nei prossimi giorni, dopo che altri esponenti della maggioranza e del governo hanno effettuato una visita auto-organizzata. A Berlino c'è chi parla di problemi di protocollo, perché Steinmeier dovrebbe andare prima di tutti gli altri. L'ambasciatore ucraino a Berlino, Andriy Melny, ha accusato Scholz di essere infantile. Nel frattempo, la popolarità del cancelliere è in caduta libera. Oggi è giovedì e sul Foglio esce il nuovo numero della rubrica “EuPorn - il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini spiegano chi sfida Olaf Scholz, il cancelliere a passo d’uomo: il leader tedesco prende fischi da falchi e colombe. Eppure il motore di Berlino si muove cauto ma va, con più armi e meno risorse russe.

 

Via libera a un ombrello tedesco di aiuti di stato da 11 miliardi contro la guerra - La Commissione ha approvato un ombrello da 11 miliardi di euro introdotto dalla Germania per sostenere le imprese nel contesto dell'invasione russa dell'Ucraina. Gli aiuti – che saranno concessi dal governo federale e dalle autorità regionali e locali – prevede garanzie sui prestiti e prestiti sussidiati per assicurare che le imprese abbiano la liquidità necessaria. La misura è aperta a tutti i settori, con l'eccezione delle banche e delle istituzioni finanziarie. “Questo ombrello permetterà alla Germania di mitigare l'impatto economico della guerra di Putin in Ucraina e di sostenere ulteriormente le imprese colpite dall'attuale crisi e dalle sanzioni collegate”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager. La Germania è tra i primi paesi ad aver chiesto di utilizzare la flessibilità sugli aiuti di stato per la guerra in Ucraina. La Commissione ha già approvato due programmi tedeschi di aiuti di stato multimiliardari. 

 

La Germania chiede alla Commissione di darsi il potere di smembrare i Big Tech - La Commissione dovrebbe aggiornare le sue regole sulla concorrenza per permettere all'Antitrust di procedere alla separazione strutturale dei giganti del digitale in caso di violazioni gravi delle regole, ha detto ieri il segretario di stato tedesco, Sven Giegold. "Le inchieste di mercato e i rimedi strutturali dovrebbero essere sul tavolo per la prossima revisione" delle regole di concorrenza", ha detto Giegold. Il governo tedesco vuole anche un rafforzamento del controllo dell'Antitrust dell'Ue sulle fusioni. "Il numero di intervento nelle fusioni è crollato nel corso degli anni", ha detto Giegold, secondo quanto riporta Reuters.


Michel promette assistenza militare alla Moldavia - Abbiamo iniziato con l'Ucraina e finiamo con la Moldavia, il paese confinante che rischia di essere trascinato nella guerra dalla Russia. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri ha incontrato a Chisinau la presidente moldava, Maia Sandu, a cui ha promesso più assistenza militare. “È nostro dovere aiutare e supportare il vostro paese, aumentare il nostro contributo per la vostra stabilità, sicurezza, sovranità e integrità territoriale. Quest'anno abbiamo in programma di incrementare in modo significativo il nostro sostegno, fornendo alle forze armate moldave ulteriori equipaggiamenti militari", ha detto Michel. Nelle ultime settimane è aumentata la preoccupazione di un coinvolgimento della Moldavia nel conflitto attraverso la sua regione secessionista della Transnistria. Gli aiuti serviranno a far fronte alle "conseguenze di un allargamento dell'invasione russa dell'Ucraina", ha detto Michel.

 


Accade oggi in Europa

– Conferenza internazionale dei donatori per l'Ucraina con Michel e von der Leyen (a Varsavia)

– Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sulla cooperazione Ue-Moldavia, sull'impatto della guerra in Ucraina sulle donne, sulla costruzione di un muro alla frontiera tra Polonia e Bielorussia)

– Parlamento europeo: la presidente Metsola a Roma

– Servizio europeo di azioni esterno: discorso dell'Alto rappresentante, Josep Borrell al Festival d'Europa di Firenze

– Commissione: i commissari Borrell, Jourova, Suica partecipano allo Stato dell'Unione dell'Istituto universitario europeo di Firenze

– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza

– Banca centrale europea: discorso del capo-economista, Philip Lane, al think tank Bruegel sulle prospettive economiche dell'area euro

– Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sui contratti conclusi a distanza su Amazon; sentenza sul Banco Espirito Santo; sentenza sui risarcimenti sul superamento dei valori limite sulla qualità dell'aria

– Agenzia europea dei medicinali: conferenza stampa dell'Ema sul Covid-19

– Corte dei conti dell'Ue: rapporto di attività del 2021

– Eurostat: prezzi per le importazioni industriali a marzo

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