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l'intervista

“In Israele si scontrano due società”. Parla l’ex consigliere per la sicurezza di Netanyahu

Giulio Meotti

Le proteste contro la riforma della giustizia rendono più fragile il paese, dice il generale Amidror. La frattura è tra una cultura laica e moderna e una conservatrice, legata alle radici ebraiche: "Sarà complicato ritrovare l'unità"

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A fine febbraio un gruppo di ex consiglieri per la sicurezza nazionale, tra cui diversi nominati dal primo ministro Benjamin Netanyahu come l’ex capo del Mossad e stretto alleato di “Bibi” Yossi Cohen, ha esortato le parti opposte d’Israele a incontrarsi nel tentativo di raggiungere un compromesso sulla riforma della giustizia e della Corte supremaHanno avvertito anche che la mancanza di accordo potrebbe minare la sicurezza di Israele, poiché “la resilienza nazionale della società israeliana” ha permesso al paese di affrontare le minacce esterne.  La lettera è stata firmata dalla maggior parte dei consiglieri per la sicurezza nazionale da quando il posto è stato creato nel 1999 (durante il primo mandato di Netanyahu come premier).

Tra loro ci sono diversi nominati da Netanyahu, tra cui Uzi Arad, Yaakov Amidror, Yaakov Nagel e Yossi Cohen. “Israele è un piccolo paese, a differenza dell’Italia” dice al Foglio l’ex generale dell’esercito Amidror, che ha fatto parte, assieme a Uzi Arad e Amos Gilad, di un ristretto cerchio di militari e analisti che ha formulato i piani per l’attacco, mai realizzato, alle installazioni atomiche iraniane. “E a differenza dell’Italia abbiamo ogni giorno e ogni notte situazioni di sicurezza. Non puoi gestire questi problemi con questa divisione. La situazione politica oggi è problematica e rende la nostra posizione come paese fragile. Un gruppo importante della società non è d’accordo con la politica israeliana del governo sulla giustizia. E questo pone un peso enorme sulla nostra sicurezza. Non sono solo i piloti e i riservisti, ma l’atmosfera generale che pone la società sotto pressione, che non la rende pronta per i pericoli”. 

Se il dibattito giudiziario continua senza soluzione, alcune delle capacità militari di Israele saranno inevitabilmente indebolite, principalmente nell’aviazione. “Questo è il motivo per cui la prospettiva che i riservisti dell’aeronautica si impegnino in atti di protesta sta mettendo così tanta pressione sul sistema. Se il governo scende a compromessi con loro, segnalerà ad altri gruppi che possono imporre concessioni. La situazione è molto difficile per entrambe le parti e ciascuna ha motivi importanti per rifiutare il compromesso. Il problema centrale è l’enorme divario tra il campo liberale e quello conservatore”. 

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E questo, conclude Amidror, perché oggi in Israele ci sono due società che si affrontano: “Una laica, moderna, emancipata, economicamente potente, e l’altra conservatrice, legata alle radici ebraiche e identitaria. L’establishment ha sempre parteggiato per la prima. Il secondo gruppo ha la maggioranza ebraica della popolazione e il trend è chiaro, da un punto di vista demografico e lo sarà ancora di più in futuro. La prima società sarà sempre più una minoranza, forte ma sempre una minoranza. Le dimostrazioni contro la riforma e la reazione ai risultati delle elezioni ci dicono questo, una perdita di peso. Abbiamo la perfect storm e sarà complicato unire le due società. Speriamo di trovare la soluzione, anche se non sarà facile”.

 

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