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editoriali

Perché è crollata la sterlina

Redazione

I mercati puniscono l’enorme taglio fiscale in deficit di Londra. Appunti per l’Italia

Ci si attendeva qualche tensione sui mercati dopo la vittoria del centrodestra in Italia, e invece lo scossone è avvenuto in Regno Unito. C’è stato un aumento dello spread dei Btp, ma più elevato è stato quello dei decennali britannici. E, soprattutto, la sterlina è crollata ai minimi storici, a quota 1,035 contro il dollaro, ampliando il calo che si era già registrato venerdì. La Bank of England e il Tesoro hanno cercato di stabilizzare la valuta promettendo un aumento dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione e la stabilità delle finanze pubbliche. Ma il tentativo coordinato tra autorità monetaria e fiscale di rassicurare i mercati non ha funzionato, dato che le vendite dei titoli di stato sono proseguite.  A scatenare le tensioni sulla sterlina è stata, la scorsa settimana, l’annuncio della strategia economica del nuovo premier Liz Truss. In particolare il piano del cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng di un taglio delle tasse da 45 miliardi di sterline (50 miliardi di euro) finanziati in deficit, in aggiunta a un sostanzioso pacchetto di aiuti contro il caro bollette.

 

Il piano prevede, tra le altre cose, il taglio di 5 punti dell’aliquota più alta dell’imposta sui redditi (dal 45 al 40 per cento) e di un punto (dal 20 al 19 per cento) dell’aliquota base. Si tratterebbe del più grande taglio fiscale degli ultimi 50 anni. Il problema è che tutto viene fatto in deficit, con un debito che è vicino al 100 per cento del pil.  Il governo conservatore di Truss dice di ispirarsi a Margaret Thatcher, ma la Lady di ferro tagliò le tasse contenendo l’inflazione e con un bilancio in surplus: l’effetto più probabile della manovra della Truss, come si vede dalla reazione dei mercati, sarà un peggioramento delle finanze pubbliche, un aumento dei tassi di interesse e minori margini di spesa. Da un certo punto di vista è un esempio importante per il nascente governo Meloni, che con un debito al 145 per cento dovrà togliersi dalla testa le fantasie di flat tax in deficit se non vorrà vedere una reazione dei mercati ben più aggressiva di quella riservata al Regno Unito.

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