(foto EPA)

editoriali

Biden duro con il regime cubano

Redazione

Il presidente americano:  “Cuba è uno stato fallito che reprime i  cittadini” 

La posizione di Biden su Cuba è quella classica, ma forse non quella che tutti si aspettavano. La prima reazione della Casa Bianca alle proteste, attraverso le parole della portavoce Jen Psaki, è stata strumentalizzata. Sembrava alludere soprattutto all’emergenza Covid come movente. Psaki aveva sottolineato che l’embargo non riguarda le esportazioni umanitarie, cibo e medicine, infatti dal 2009 gli Usa soddisfano tutte le richieste per questo genere di beni. Sarebbero pronti a fare altrettanto per il vaccino, ma Cuba non partecipa al progetto Covax, vuole usare il proprio farmaco autoctono e quindi c’è poco da aiutare. Nel frattempo il repubblicano Mark Rubio sui social scadenzava le ore e i minuti così: “Sono le dieci di sera e Biden non ha ancora detto niente su Cuba, come mai è così difficile condannare la diabolica dittatura marxista?”. Mentre il sindaco di Miami, su Fox News, sosteneva la necessità di discutere l’intervento militare. Biden non li ha fatti attendere, insieme a tutti quelli che maliziosamente insinuavano sul “socialismo americano” di questa amministrazione. Ha detto: “Il comunismo è un sistema fallimentare e non mi sembra che il socialismo sia un utile sostituto. Cuba, nello specifico, è uno stato fallito che reprime i propri cittadini”.

La sua portavoce è tornata sul tema per chiarire che, quando dice che il problema è la crisi, non sta negando che il problema sia il regime. Anzi, è proprio il regime comunista “la causa della crisi, della repressione, della mancanza di medicine”. Alzando lo sguardo sui rapporti tra i due paesi, per ora tutto rimane come da lascito dell’amministrazione precedente, quella che nel 2017 ha inasprito le sanzioni e per annunciarlo ha scelto l’anniversario della Baia dei Porci. Quando a Psaki è stato domandato quali novità avesse in mente l’attuale amministrazione, ha detto: “Siamo per la democrazia a Cuba, non ho niente da aggiungere su presunti cambiamenti in corso riguardo le nostre politiche nei confronti dell’isola”. La distensione, insomma, non è in agenda.

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