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Editoriali

A Hong Kong condannata la democrazia

redazione

I tre attivisti più noti colpevoli. Cina e autoritarismo hanno vinto

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Joshua Wong, 24 anni, Agnes Chow, di 23, e Ivan Lam, di 26, sono stati condannati ieri rispettivamente a 13, 10 e 7 mesi di carcere dal tribunale di Hong Kong per aver partecipato a una manifestazione illegale contro il governo nel 2019. Wong, Chow e Lam sono tre fra i volti più noti delle proteste pro autonomia dell’ex colonia inglese, tre ragazzi che da anni combattono “per la democrazia”, e la loro condanna di ieri è l’ennesimo segnale di una repressione sempre più dura da parte di Pechino per chi non si adatta alla nuova natura di Hong Kong.

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Joshua Wong, 24 anni, Agnes Chow, di 23, e Ivan Lam, di 26, sono stati condannati ieri rispettivamente a 13, 10 e 7 mesi di carcere dal tribunale di Hong Kong per aver partecipato a una manifestazione illegale contro il governo nel 2019. Wong, Chow e Lam sono tre fra i volti più noti delle proteste pro autonomia dell’ex colonia inglese, tre ragazzi che da anni combattono “per la democrazia”, e la loro condanna di ieri è l’ennesimo segnale di una repressione sempre più dura da parte di Pechino per chi non si adatta alla nuova natura di Hong Kong.

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Wong in particolare è la figura di riferimento, il simbolo, un modo per scoraggiare nuovi leader del movimento a emergere. Sin dall’inizio delle proteste, lo scorso anno, sono state arrestate più di diecimila persone a Hong Kong. Alle manifestazioni non è seguito alcun dialogo da parte delle autorità, né locali né del governo centrale, e anzi hanno intensificato la linea dura da parte del governo di Pechino.

 

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Per “ristabilire l’ordine” nell’ex colonia inglese, mentre il resto del mondo era occupato a limitare i danni della pandemia, la Cina ha accelerato il processo di erosione dell’autonomia di Hong Kong. Lo ha fatto prima introducendo la legge sulla Sicurezza, nel luglio scorso, eliminando di fatto l’opposizione democratica nel governo locale e ora minando l’indipendenza del sistema giudiziario della regione amministrativa speciale.

  

La scorsa settimana, quando i tre attivisti si sono dichiarati colpevoli, sono stati trasferiti in carcere e Joshua Wong ha trascorso tre giorni in isolamento perché le autorità sospettavano che avesse ingerito qualcosa. Non aveva ingerito nulla. Ma è esattamente questo: la cultura del sospetto, che sta dilagando a Hong Kong, e che sta trasformando l’ex colonia inglese “in un posto senza speranza”, come ha detto Agnes Chow alla Bbc, subito prima che si aprissero anche per lei le porte del carcere. Nonostante le sanzioni americane e le reazioni durissime del Regno Unito, la comunità internazionale finora non ha avuto alcun peso in questa vicenda. Anche simbolicamente hanno vinto la Cina e l’autoritarismo, e ha perso la democrazia.

 

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