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L'Italia scende in campo nella missione Ue Irini: nave San Giorgio sarà l'ammiraglia

Luca Gambardella

Come anticipato dal Foglio, l'unità anfibia prenderà il comando dell'operazione al largo della Libia. A bordo un team del San Marco. Schierati anche un sommergibile, un drone e due aerei da ricognizione

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Con il via libera del Parlamento al decreto missioni, da oggi l’Italia scende ufficialmente in campo nella missione Irini, l’operazione aeronavale dell’Ue lanciata lo scorso aprile che dovrebbe garantire l’embargo delle armi in Libia. Il comando di Irini ha ufficializzato oggi che la nave anfibia San Giorgio, come anticipato dal Foglio lo scorso maggio, sarà l’ammiraglia, comandata dal contrammiraglio Ettore Socci, che coordinerà le operazioni aeronavali. Poi, da metà ottobre, il comando della missione tornerà nelle mani della Grecia, che a sua volta lo restituirà all’Italia dopo altri sei mesi, in una staffetta decisa in fase di pianificazione della missione.

 

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Come già successo con Sophia, la missione Ue che ha preceduto Irini, lo sforzo del nostro paese sarà notevole, di certo superiore a quello di tutti gli altri paesi europei: oltre alla San Giorgio, che imbarcha un team di incursori e un elicottero EH 101, l’Italia schiera anche un sommergibile, un drone, un aereo da ricognizione marittima P-72A e un aereo Aew (Airborne Early Warning) per la sorveglianza aerea e il supporto delle unità navali. Le basi logistiche saranno ad Augusta, Pantelleria e Sigonella.

 

La San Giorgio si unirà così alla fregata greca Spetsai e agli assetti aerei già messi a disposizione da Grecia, Germania, Francia, Lussemburgo e Polonia. In totale, considerando il personale di supporto, sono 20 i paesi europei che contribuiscono a Irini.

  

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Sui risultati che concretamente la missione potrà raggiungere, in termini di monitoraggio dei traffici aerei e navali al largo della Libia sono sorti diversi dubbi sin dall’avvio dell’operazione. Il paradosso di una missione europea, sostenuta da Onu e Nato, mirata – tra gli altri – contro un paese membro dell’Alleanza atlantica – la Turchia, che è uno dei maggiori attori esterni che rifornisce di armi la Libia – rende l’obiettivo dell’operazione difficile da raggiungere. Per di più mentre le frizioni tra Francia e Turchia, che sostengo le due fazioni opposte in Libia, diventano sempre più evidenti. Altra grande critica mossa a Irini è l'effettiva possibilità di monitorare i traffici aerei – prevalentemente degli Emirati Arabi Uniti e turchi – e quelli via terra. Infine, il tema migranti e della tratta degli esseri umani, che a differenza di Sophia non sarà più la priorità tra gli obiettivi di una missione navale europea nel Mediterraneo.

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