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La Cina si prende, a prezzo di saldo, una quota di controllo dentro la politica italiana

Daniele Ranieri

Grazie al virus, Pechino vuole fare qui quello che ha fatto nei paesi africani, ma questa volta entra dentro anche alla Nato e all’Ue

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Roma. A pochi giorni da un vertice europeo molto importante per l’Italia, perché si decideranno gli aiuti dell’Unione europea che arriveranno al nostro paese per rimetterci in piedi dopo la crisi coronavirus, Alessandro Di Battista dice che l’Europa ci vuole “mettere in trappola” e che l’Italia può salvarsi dalla trappola grazie all’alleanza con la Cina. Verrebbe da passare oltre senza prestare troppa attenzione perché sono giorni pieni di eventi decisivi, ma Di Battista è un capocorrente importante dentro i Cinque stelle e si tratta di un partito che ha ancora un pacchetto di voti decisivo dentro al Parlamento. E quindi vale la pena fare attenzione: un politico italiano con un suo seguito parla in modo esplicito di una alleanza dell’Italia con la Cina in chiave anti Unione europea. Questo è il passaggio: “Proveranno a metterci all’angolo. Ci spingeranno a indebitarci per poi passare all’incasso, ma abbiamo delle carte da giocare. In primis il fatto che senza l’Italia l’Ue si scioglierebbe come neve al sole. Poi un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia, è anche merito del lavoro di Di Maio. La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione”. Se qualcuno avesse detto queste parole un po’ di anni fa avrebbe fatto immediatamente la figura dello sprovveduto oppure del venduto e invece ora entrano a far parte del discorso politico.

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Roma. A pochi giorni da un vertice europeo molto importante per l’Italia, perché si decideranno gli aiuti dell’Unione europea che arriveranno al nostro paese per rimetterci in piedi dopo la crisi coronavirus, Alessandro Di Battista dice che l’Europa ci vuole “mettere in trappola” e che l’Italia può salvarsi dalla trappola grazie all’alleanza con la Cina. Verrebbe da passare oltre senza prestare troppa attenzione perché sono giorni pieni di eventi decisivi, ma Di Battista è un capocorrente importante dentro i Cinque stelle e si tratta di un partito che ha ancora un pacchetto di voti decisivo dentro al Parlamento. E quindi vale la pena fare attenzione: un politico italiano con un suo seguito parla in modo esplicito di una alleanza dell’Italia con la Cina in chiave anti Unione europea. Questo è il passaggio: “Proveranno a metterci all’angolo. Ci spingeranno a indebitarci per poi passare all’incasso, ma abbiamo delle carte da giocare. In primis il fatto che senza l’Italia l’Ue si scioglierebbe come neve al sole. Poi un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia, è anche merito del lavoro di Di Maio. La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione”. Se qualcuno avesse detto queste parole un po’ di anni fa avrebbe fatto immediatamente la figura dello sprovveduto oppure del venduto e invece ora entrano a far parte del discorso politico.

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Di Battista aderisce con entusiasmo al disegno politico della Cina, che è quello di espandere la propria sfera di influenza nel mondo a cominciare dagli stati più deboli, vedi quello che ha fatto in Africa negli ultimi anni, e poi di risalire lungo la scala gerarchica della comunità internazionale per arrivare agli stati più potenti. E’ un’operazione maligna di cui in teoria non si dovrebbe parlare troppo, ma il grande pubblico è così abituato al gusto dei retroscena, degli intrighi e delle insinuazioni da non riuscire più a vedere quando le cose si svolgono in modo piano davanti ai suoi occhi. Nemmeno quando Di Battista gliele srotola sotto il naso in modo esplicito. Se scrivi che la Germania complotta contro di noi un brivido di eccitazione corre lungo la penisola. Ma se annunci la volontà di creare un asse con un regime asiatico che tratta senza misericordia i suoi stati vassalli, non ottieni reazioni. Ecco quindi la nuova, incredibile parola d’ordine dentro il partito di maggioranza relativa in Italia: respingere l’Europa e trovare rifugio nella Cina, con un annuncio di asservimento politico e di autocolonialismo che a Pechino deve avere strappato ruggiti di soddisfazione.

 

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Si nota come nel discorso di Di Battista manchi qualsiasi critica verso Pechino, di quelle critiche che invece compaiono sempre se si parla di occidente, di lotta al terrorismo, di Nato o di banche. Che la Cina sia un buco nero dei diritti umani, che abbia censurato lo scoppio della pandemia che ci ha messi tutti in ginocchio, che abbia il record mondiale di esecuzioni, che abbia un sistema di controllo sociale angosciante, che sia in fondo alla classifica della libertà di stampa, che perseguiti la minoranza religiosa cristiana e abbia sbattuto tre milioni di musulmani in campi di lavoro per un’opera di “rieducazione” sono fatti non menzionati nemmeno di passaggio. La Cina, agli occhi di molti dentro i Cinque stelle, è il grande alleato che può salvare un partito che i sondaggi danno sull’orlo dell’estinzione – se ci fosse un voto oggi, metà della struttura M5s finirebbe nella polvere e non si parla soltanto dei seggi in Parlamento.

 

Negli ultimi due mesi la Cina ha superato la crisi coronavirus con una strategia brutale di soppressione e ha visto l’occidente precipitare nel panico. Adesso, dopo avere messo ordine in casa, è il momento di sfruttare l’incredibile fase di debolezza che la crisi ha aperto nei paesi antagonisti della Cina, dall’America all’Unione europea. Come il virus aggredisce in modo più duro le persone che hanno già altre malattie e che sono già vulnerabili per altre ragioni, così la Cina ha deciso di prendersi, a prezzo di saldo, una quota di controllo dentro la politica e dentro l’opinione pubblica dell’Italia perché ne intuisce la scarsa resistenza. In altri paesi europei non tenterebbe nemmeno, perché scatenerebbe una reazione di rigetto. Da noi questa cosa attecchisce – e così si spiega anche perché la Russia manda aiuti generosi, siamo diventati il terreno di gara tra le campagne d’influenza di due potenze straniere. Giulia Pompili qui spiega perché si tratta di un’operazione che non nasce oggi, ma che oggi è molto più facile rispetto a prima. E guadagnare terreno in Italia vuol dire per la Cina penetrare dall’interno anche le grandi alleanze di cui l’Italia fa parte, dall’Unione europea alla Nato. Le campagne anti-Europa della Lega e dei Cinque stelle portano in queste due direzioni: o nelle braccia della Russia oppure in quelle della Cina.

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