Giuseppe Conte e Donald Trump al G7 di Biarritz (foto Palazzo Chigi)

Make Giuseppi Great Again

Redazione

Le ragioni dell’endorsement di Trump a Conte, per quel che vale

E va bene che siamo all’alba della Seconda Èra Contiana, però ieri i giornali italiani raccontavano l’endorsement di Donald Trump al prossimo presidente del Consiglio con molta riverenza, quando invece nei giorni normali il presidente americano è trattato come un seminfermo mentale per le sue uscite pittoresche. Del tipo: fermiamo gli uragani con le bombe atomiche. Un giorno Trump è un demente, il giorno dopo il suo endorsement – a quattordici mesi da elezioni americane che non saranno di sicuro una passeggiata – è un sigillo di capitale importanza geopolitica. Così va il mondo. Certo è che Trump questa volta potrebbe averla sparata meglio del solito, perché Conte gli ha riservato soddisfazioni. Ha subito obbedito alle richieste della Casa Bianca, vedi per esempio il gasdotto Trans-Adriatico anche conosciuto come Tap, che i Cinque stelle giuravano non si sarebbe fatto fino a quando Conte non ha per l’appunto tagliato corto: si fa. Era un tempo in cui ancora ci si scandalizzava della capacità dei grillini di cambiare repentinamente linea, beata ingenuità. E quando Trump ha detto a Conte che sarebbe stato il responsabile d’area per la Libia, dando di colpo peso al governo italiano che nella crisi libica è poco ascoltato, e poi non ha mantenuto la promessa e non ha mosso un dito sulla Libia anzi ha trescato allegramente con il generale Haftar, Conte non ha battuto ciglio e ha incassato come il più fedele degli alleati europei. Pura subordinazione atlantista senza un’increspatura. E noi che si temeva chissà quale sfracello, dopo avere letto per anni i grillini che maledivano il potere amerikano ed esaltavano il Venezuela antimperialista. Di sicuro a Donald farà molto piacere trattare di nuovo con Conte invece che con Matteo Salvini, che nell’ultimo viaggio in America era disposto ad andare pure in Florida per farsi una foto mentre stringeva la mano a Trump, ma il dipartimento di stato aveva dato un parere contrario: meglio non farsi vedere troppo con Salvini, c’è un cattivo odore di Metropol e Trump ha già passato i suoi guai sul fronte russo. Grazi Giuseppi.

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