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geopolitica delle risorse

Rigassificatori e risparmi. L’autonomia dal gas russo è quasi fatta

Federico Bosco

Il ricatto energetico della Russia non ha avuto presa sull'Europa, e manca poco alla totale indipendenza. Ma non bisogna ancora abbassare la guardia

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La Russia non è riuscita a piegare l’Europa usando il gas naturale come arma di ricatto. La diversificazione delle forniture, il risparmio di imprese e famiglie e l’inverno mite hanno permesso all’Unione europea di arrivare a fine marzo con un livello degli stoccaggi ampiamente sopra la media e con i prezzi tornati a quotazioni stabili – da oltre 300 euro/MWh a circa 40 euro/MWh, i più bassi da agosto 2021. Tuttavia, non siamo fuori pericolo, dato che Mosca ha ancora la capacità di mettere sotto pressione le economie dell’Unione europea. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), se nel 2023 l’export di gas russo in Europa scendessero a zero e l’import cinese di Gnl tornasse ai livelli del 2021 c’è il rischio di una carenza di forniture. Inoltre, se le temperature di quest’anno tornassero alla media del 2017-2021 servirebbero 11 miliardi di metri cubi (bcm) di gas in più.

Le misure già adottate dai governi europei in materia di efficienza e diversificazione energetica dovrebbero contribuire a ridurre il divario tra domanda e offerta, ma ciononostante potrebbe esserci una carenza di 27 bcm di gas. Klaus Mueller, presidente dell’agenzia tedesca delle reti, ha ricordato che “non è il momento dell’autocompiacimento”, chiedendo ai tedeschi di continuare a risparmiare gas per favorire il ripristino degli impianti di stoccaggio durante l’estate.

Con l’arrivo della nave per la rigassificazione Golar Tundra al porto di Piombino, l’Italia ha compiuto un passo fondamentale verso l’indipendenza dalle forniture russe e l’apertura al mercato del Gnl. “Il terminal di Piombino è di vitale importanza per tagliare la dipendenza dal gas russo, soprattutto in vista del prossimo inverno, che potrebbe non essere mite come quello di quest’anno”, dice al Foglio Simona Benedettini, economista dell’energia. “La Golar Tundra ha capacità massima di stoccaggio circa 170 mila metri cubi di gas. Tenuto conto di questo vincolo e dei tempi di carico dalle navi metaniere, l’unità di rigassificazione ha la possibilità di effettuare circa 43 ricariche all’anno che corrisponderebbero agli slot di 172 mila metri cubi liquidi all’anno messi ad asta da Snam, pari a una nominale di rigassificazione di circa 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il gestore della rete di trasporto gas ha messo all’asta i 43 slot per un periodo di venti anni. Gli operatori interessati hanno presentato un’offerta per ciascuno degli slot per ciascuno dei vent’anni”. Snam ha già assegnato oltre l’86 per cento della capacità offerta dal terminal di Piombino. “L’Italia ha firmato accordi con paesi alternativi alla Russia per l’importazione di circa 18 miliardi di metri cubi di gas all’anno, rivolgendosi prevalentemente a paesi africani”, conclude Benedettini.

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Il risultato raggiunto permette l’immissione nella rete nazionale di maggiori quantitativi di gas, contribuendo in maniera determinante alla sicurezza del sistema energetico nazionale. Prima della guerra il gas russo rappresentava circa il 40 per cento delle importazioni italiane, ma grazie soprattutto ai flussi provenienti da paesi nordafricani come l’Algeria il governo Draghi ha ridotto la dipendenza a meno del 10 per cento, con l’obiettivo di arrivare a zero entro il 2024.

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Ma come ricordano gli esperti, non bisogna abbassare la guardia. La disponibilità di gas e i prezzi bassi non devono rappresentare un incentivo a tornare ai consumi pre-bellici. Dopo l’invasione dell’Ucraina il gas non può più essere trattato come una risorsa a buon mercato facilmente accessibile.

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