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editoriali

Bruxelles deve decidersi, sul gas

Redazione

Perché l’inconcludenza europea rischia di favorire nazionalisti e putiniani

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Ci sarebbero buone ragioni tecniche, per sostenere la proposta italiana sul price cap: quella che anche ieri, Roberto Cingolani ha sostenuto davanti ai suoi colleghi europei, ottenendo infine – e non era un risultato scontato, viste le premesse – la stesura di una nuova lettera, sottoscritta stavolta da tutti i ministri dell’Energia degli stati membri, per chiedere alla Commissione europea una riforma del mercato del gas europeo. E ci sono buone ragioni, poi, anche per ritenere che la via più opportuna sia invece un’altra, e cioè quella del Sure energetico. E forse non è un caso, del resto, che Mario Draghi s’è tenuto finora a metà, pronto a rilanciare sia il piano del suo ministro Cingolani, sia l’ipotesi caldeggiata dal commissario europeo Gentiloni. Perché in effetti l’unica opzione che non avrebbe alcuna ragione sarebbe il protrarsi dell’attendismo, e forse l’inconcludenza, dell’Ue.

   

Da ormai un anno – si iniziò ancor prima dello scoppio della guerra – i leader europei discutono di approvvigionamenti e stoccaggi comuni, di mercato unico, e poi di tetto al prezzo del gas, solo per citare le  questioni principali. Al dunque, tocca constatare che alla voce “decisioni prese”, dopo oltre dodici mesi, c’è questo: nulla. E ciò non è solo un terribile passo indietro rispetto al “momento europeo”, quello che portò al Next Generation Eu, il che smentirebbe perfino la tesi – pure quella lusinghiera manco troppo, a ben vedere – che solo nelle crisi l’Ue avanza.

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Questa mancanza di risolutezza, prima ancora che di solidarietà, rappresenta qualcosa di ancora peggiore: è una legittimazione delle tentazioni nazionalistiche che proliferano nei vari paesi membri, di chi dice insomma che conviene “fare da soli”: anche perché, col perdurare del caro bollette, questa logica metterebbe a rischio pure la compattezza del fronte europeo a favore della resistenza ucraina. E questo, per Ursula von der Leyen, e insieme a lei per tutti i capi di stato e di governo, sarebbe un errore terribile.

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