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L’energia fa crescere l’inflazione ai livelli degli anni Novanta. La Bce monitora

Alberto Chiumento

Rispetto a gennaio 2021 in Italia i prezzi sono aumentati del 4,8 per cento. "Preoccupano le conseguenze sociali", dice l'Istat, che aggiorna il paniere con prodotti legati alla pandemia. Anche in Europa i prezzi non rallentano (+5,1 per cento)

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Mentre le Banche centrali occidentali faticano a comprendere il carattere dell’inflazione, il livello dei prezzi al consumo continua a crescere. Istat ha pubblicato oggi una nota secondo cui l’inflazione nel mese di gennaio è aumentata del 4,8 per cento su basa annua: un valore che non si registrava da aprile 1996. Il confronto con la rilevazione di dicembre, che riportava un aumento del 3,9 per cento, mostra la grande rapidità con cui si muovono i prezzi.

 

La causa primaria dell’aumento è rappresentata dai beni energetici, il cui prezzo è aumentato tra dicembre e gennaio del 10,7 per cento. L’inflazione di fondo – che esclude dal calcolo gli effetti dei beni energetici e alimentari – resta stabile intorno all’1,5 per cento su base annua indicando chiaramente che molto dipende dall’andamento dei prezzi energetici. Escludendo solo i beni energetici dal calcolo, la crescita su base annua è del 1,8 per cento e solo dello 0,6 per cento rispetto a dicembre 2021. A incidere maggiormente sono i beni energetici regolamentati, che rispetto al primo mese del 2021 sono cresciuti del 93,5 per cento, mentre la componente non regolamentata è aumentata nello stesso periodo in modo più contenuto (+23,1 per cento).

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Il rischio principale è che un’eventuale persistenza dell’aumento dei prezzi dei beni energetici possa nei mesi futuri estendersi ad altri settori, facendo sedimentare quindi l’inflazione in modo generalizzato. Con la fine dell’inverno è possibile che il prezzo dell’energia scenda, ma i fattori che lo determinano sono diversi. Tra questi, c’è il fattore geopolitico che attualmente è imprevedibile visti gli eventi tra Russia e Ucraina.

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Nonostante l’inflazione agisca in modo uniforme su tutta la popolazione, sono le famiglie con redditi minori a essere più penalizzate perché i prezzi sono aumentati maggiormente sui beni (+7,1 per rispetto a gennaio 2021), che rappresentano la principale componente di spesa per le famiglie più povere. I prezzi dei servizi, che hanno un impatto inferiore sui redditi più bassi, sono aumentati solo dell’1,7 per cento. Una situazione che "desta la preoccupazione", spiega l'Istituto di statistica, anche per le conseguenze sociali. 

 

Sempre in tema di prodotti, Istat ha anche aggiornato la composizione e i pesi del paniere dei beni su cui avviene la rilevazione statistica del livello dei prezzi. E’ una modifica periodica che si rende necessaria per seguire in modo più fedele l’evoluzione dei consumi. Quest'anno è composto da 1.772 voci e vi appaiono per la prima volta la sedia da computer, la friggitrice ad aria, il poke take away e il saturimetro. Sebbene queste nuove abitudini di spesa siano una conseguenza della pandemia, la ponderazione dei loro pesi indica un ritorno a strutture di consumo più in linea con gli anni precedenti alla crisi sanitaria: decrescono infatti i beni alimentari e crescono i trasporti. Escono dal paniere i cd e l’hoverboard.

 

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La Banca centrale europea monitora con grande attenzione lo sviluppo dell’inflazione, che più volte ha definito “di tipo transitorio”. Per questo a Francoforte non ritengono necessario incrementare i tassi, che rischierebbero solo di danneggiare la ripresa. Anche la Banca centrale americana ha interpretato in questo modo l’inflazione, ma solo fino a novembre, quando il presidente Powell – con un inflazione oltre il 6 per cento - ha scelto di rinunciare al termine transitorio e di avviare un rapido ritiro degli stimoli all’economia.

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Su base europea, i dati pubblicati oggi da Eurostat dicono che l’inflazione continua a crescere in tutti i paesi membri. Di fronte a questi segnali aumenta la pressione su Christine Lagarde, che domani presiederà un meeting della Bce. A gennaio il livello dei prezzi nell’Eurozona è aumentato su base annua del 5,1 per cento, superando ampiamente le aspettative, a causa anche in questo caso dei prezzi dell’energia. È il livello più alto dallo scoppio della pandemia, ma allo stesso tempo l’inflazione di fondo è scesa al 2,3 per cento. Il valore italiano riportato da Eurostat (+5,3 per cento) è poco sopra la media Ue ed è diverso dal 4,8 per cento misurato da Istat perché a livello continentale viene impiegato un indicatore differente. Finora la Bce ha preferito la cautela, indicando che i prezzi si sarebbero sgonfiati nel corso del 2022. Resta da verificare se siamo vicini al picco naturale oppure se sarà necessario intervenire.

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