Di cosa parlare stasera a cena

Il pasticcio di Macron in Cina

Giuseppe De Filippi

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Per mettersi alle spalle le bellezze e le fatiche pasquali non c’è niente di meglio di uno sguardo puntato sulle prossime scadenze della politica economica. Il governo deve cominciare a dare indicazioni sulla gestione della manovra, perché le norme di modifica al bilancio in vigore per il 2023 erano state approvate con una certa velocità, a esecutivo appena formato, e sotto la pressione degli aumenti energetici. Che una messa a punto fosse necessaria dopo il primo trimestre era un fatto certo e già apertamente dichiarato. E le condizioni generali sono molto cambiate. Con i prezzi dell’energia che non mordono più come a fine 2022 e le stesse aspettative di crescita leggermente migliorate. E però accanto a questi squarci di miglioramento ci sono anche nuovi fatti negativi. La crisi delle banche è stata rapidamente messa da parte, ma qualche effetto sui patrimoni di alcune istituzioni finanziarie continuerà a sentirsi. Poi c’è la fine dell’interventismo Bce sul mercato dei titoli sovrani. E c’è il vento cambiato in Ue sulla questione del debito comune. Insomma, meglio andarci piano con l’entusiasmo e tenersi pronti a rapidi peggioramenti delle condizioni generali e a turbolenze prolungate sui mercati finanziari. Pesa anche la crisi demografica, entrata in una fase di avvitamento e dunque di accelerazione e in grado ormai di influenzare le considerazioni che i grandi investitori fanno sulla stabilità del debito italiano a 30 o più anni da oggi.

 

Scenario che dovrebbe portare sia grande impegno sia molta prudenza. E lo vedremo già con le imminenti nomine nelle principali aziende controllate o partecipate dallo stato.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Emmanuel Macron è andato in Cina, dopo Ursula von der Leyen, e ha combinato un pasticcio assurdo, riuscendo con poche parole condite da pacche sulle spalle di Xi Jinping, a rompere il fronte occidentale di contenimento alla protervia russa e, in seconda battuta, alla politica di potere della Cina. Una sgrammaticatura (come usa dire) in politica internazionale mai vista e che danneggia per primo lo sforzo europeo nel sostegno all’Ucraina, sforzo che è dell’Ue e dei paesi dell’area non Ue ma aderenti alla Nato e proprio per questa ragione e per l’evidente consonanza nell’azione tra Usa, Nato e Ue, sono davvero fuori registro le parole di Macron soprattutto quando parla di “crisi lontane dall’Ue nelle quali non dovremmo farci trascinare dagli Usa”. Quando, con tutta evidenza, l’aggressione all’Ucraina è un fattore di squilibrio e quindi di crisi proprio per i paesi Ue (come hanno dimostrare le recenti repentine adesioni alla Nato). Andare a dire certe cose in Cina, poi, significa dare un mezzo segnale di assenso alla pressione militare cinese contro Taiwan. E infatti...

 

Fatto #2

E infatti i cinesi hanno rafforzato le operazioni/provocazioni militari verso Taiwan alla conclusione delle manovra militare decise giorni fa.

  

Fatto #3

Anne Applebaum legge e interpreta il modo in cui Donald Trump legge e rimugina la propaganda russa.

  

Oggi in pillole

  • Il rischio economico per i giovani.
  • Joe Biden ha passato un’ottima Pasqua tra familiari e amici, raccomanda di fare qualche cosa gentile, qualche buona azione e, tra una cosa e l’altra, ha detto che sta programmando la sua prossima candidatura ma che ancora è presto per annunciarla.
  • Ma che combina il Dalai Lama?
  • Dall’America liberal il riconoscimento al (di solito criticatissimo) George W. Bush per aver concepito e realizzato il piano straordinario di lotta all’Hiv/Aids, un successo straordinario e, in generale, forse il principale caso nella storia di un intervento pubblico pensato per salvare vite umane in paesi diversi. Nicholas Krystof ha tentato anche di analizzare politicamente la ritrosia della sua parte, liberal e di sinistra, nel riconoscere un evidente successo storico di Bush. Le lezioni che trae sono interessanti per capire come la politica possa agire contemporaneamente su piani diversi, andando incontro a risultati positivi e a terribili fallimenti. Ma andrebbe usato il discernimento e non solo e sempre l’aprioristico giudizio di schieramento per valutare ogni singola azione politica.
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