Puccini 2024 - Le opere/6
All'origine della fascinazione di Puccini per il canto e i colori orchestrali
"Avevo diretto tutte le altre opere di Puccini tranne questa. Studiando ho ritrovato musica complessa, che risente del grand opéra francese“, dice il direttore Massimo Zanetti alle prese con la partitura di "Edgar"
Una chiacchierata con musicisti, interpreti e critici per ognuna delle dodici opere di Giacomo Puccini, nel centenario della morte del compositore. Abbiamo già scritto di “Manon Lescaut” (31 gennaio), “Gianni Schicchi” (16 febbraio), “La Fanciulla del West” (6 aprile), “Le villi” (23 aprile). “La bohème” (11 giugno).
Edgar è una partitura di assoluto valore e la produzione che presentiamo con la regia di Pier Luigi Pizzi vuole dimostrarlo”. Parola di Massimo Zanetti che domani guiderà l’inaugurazione della settantesima edizione del Festival Puccini di Torre del Lago.
Zanetti è un globetrotter: dirige da anni nei più importanti teatri internazionali e collabora, a esempio, con la Staatsoper di Berlino e il “nostro” Teatro alla Scala; un musicista appassionato, capace di dettagliare le sue idee con esempi musicali e con la sincerità di chi si mette sempre in gioco. Dialoghiamo con lui a poche ore dalla prima “filata” di una produzione che mette insieme Le Willis (nella versione in un atto) ed Edgar, dramma lirico in quattro atti. Sino a fine agosto saranno presentate Manon, Bohème, Tosca e Turandot, un percorso cronologico pensato per percorrere vie ancora inesplorate del genio lucchese.
Edgar è una partitura particolarmente divisiva: una travagliata gestazione, numerosi insuccessi e critiche feroci esplicitate anche dallo stesso Puccini, che si prodiga in numerosi rimaneggiamenti per rendere l’opera più efficace. “I limiti di questo melodramma sono tutti nel libretto – dice Zanetti –. Fontana, che non era Boito, non è stato capace di servire Puccini come avrebbe dovuto e come Giulio Ricordi chiedeva”.
Dal punto di vista musicale siamo di fronte a un lavoro complesso, rivelatore del talento del suo autore nonostante qualche ingenuità giovanile. Puccini, che pur guarda con interesse ai mutamenti di fine secolo, diventa anche punto di riferimento per tanti autori quali Debussy, Ravel e Massenet che riconoscono nel lucchese doti straordinarie. “È sconcertante la capacità di gestire la tavolozza timbrica orchestrale – continua il maestro – così come l’innata ispirazione motivica già mostrata nelle Villi. Non dimentichiamo che Puccini ha ventisei anni e apre la strada a quello che sarà il sinfonismo italiano del Novecento”. Così è riduttivo catalogare Edgar come opera meno riuscita “al contrario – dice il direttore – per me è stata una vera e propria scoperta. Avevo diretto tutte le altre opere di Puccini tranne questa. Studiando ho ritrovato musica complessa, che risente del grand opéra francese. Una partitura ardua anche dal punto di vista tecnico-strumentale. In tutte le opere successive troveremo citazioni dall’Edgar, soluzioni già sperimentate, melodie sviluppate. Un esempio. Durante il dialogo tra il frate e Tigrana si ascoltano i clarinetti che ribattono da soli, per ventitré battute, un intervallo di “seconda” che riascolteremo spesso in Tosca nei momenti di tensione crescente durante i dialoghi più serrati”.
Tigrana è con Fidelia una delle protagoniste femminili dell’opera. Una zingara dal passato misterioso, capace prima di circuire Edgar facendogli perdere il lume della ragione per poi tradirlo quando l’uomo si ripresenta sotto le mentite spoglie del frate. “Tigrana ricorda la Carmen di Bizet – continua Zanetti – certamente tra le due opere c’è un’affinità nei colori orchestrali, nella drammaticità della musica. Ma anche la volontà di esaltare questa sensualità estrema che va al di sopra di tutto. Non solo. Il modo di “trattare” Tigrana è simile a quello di Scarpia, ambedue segnati da una estrema e morbosa sensualità ma apparentemente legati ad alti princìpi morali. Pensi a Fidelia (la donna innamorata e abbandonata da Edgar), a quanto si avvicina alla figura di Elisabeth nel Tannhäuser di Wagner. Lo stesso personaggio di Edgar è costruito in maniera simile al protagonista maschile dell’opera wagneriana”.
A poche ore dall’inaugurazione del Festival “curiosiamo” in questa nuova produzione conoscendo la genialità di Pier Luigi Pizzi che nello spettacolo cura anche scene e costumi. “Non occorre presentare Pier Luigi Pizzi perché la sua fama lo precede. Mi stupisce sempre vederlo in azione: ha una consapevolezza totale della drammaturgia, un genio con il quale è sempre bello ed estremamente motivante lavorare”. E le difficoltà? “Sicuramente quella di suonare all’aperto e di avere un’orchestra disposta su uno spazio molto ampio. Anche i diversi tagli che abbiamo fatto (eseguire integralmente le due opere sarebbe stato lunghissimo) chiedono elasticità a tutta l’orchestra. Sono molto contento del lavoro svolto e sono certo che anche il pubblico ci darà ragione”.
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