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Premiazione

Il Nobel per la Letteratura va a Han Kang

Redazione

A vincere è la scrittrice sudcoreana "per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana”. C'è grande attesa per domani quando verrà assegnato il Nobel per la Pace

La Royal Swedish Academy of Sciences ha assegnato il Premio Nobel 2024 per la Letteratura a Han Kang "per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana”. Nata nel 1970 nella città sudcoreana di Gwangju si è poi trasferita con la famiglia a Seul all'età di nove anni. Proviene da un background letterario, suo padre è un noto romanziere. Accanto alla scrittura si è dedicata anche all'arte e alla musica, cosa che si riflette in tutta la sua produzione letteraria.

 

 

Laureata in letteratura, la scrittrice ha iniziato la sua carriera nel 1993 con la pubblicazione di una serie di poesie sulla rivista "Letteratura e società". Il suo debutto in prosa è avvenuto nel 1995 con la raccolta di racconti "L'amore di Yeosu", seguita subito dopo da numerose altre opere in prosa, sia romanzi che racconti.

Il lavoro di Han Kang è caratterizzato da questa doppia esposizione del dolore, una corrispondenza tra tormento mentale e fisico con stretti collegamenti con il pensiero orientale. Nel racconto "Europa" il narratore maschio, lui stesso mascherato da donna, è attratto da una signora enigmatica che si è staccata da un matrimonio impossibile. Il sé narrativo rimane in silenzio quando la sua amata gli chiede: “Se potessi vivere come desideri, cosa faresti della tua vita?” Qui non c’è spazio né per l’adempimento né per l’espiazione.

 

 

Nella sua opera, la vincitrice del Premio Nobel affronta traumi storici e insiemi di regole invisibili e, in ciascuna delle sue opere, mette a nudo la fragilità della vita umana. Ha una consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, vivi e morti, e nel suo stile poetico e sperimentale è diventata un'innovatrice nella prosa contemporanea.

Il romanzo "Atti umani”, racconta alcuni episodi accaduti durante la rivolta popolare contro la dittatura di Chun Doo-hwan nel 1980. Han Kang non solo descrive in prima persona la vita dei volontari, che in quei giorni accatastavano i morti e pensavano davvero di poter vincere contro l’esercito (ci riusciranno, ma decenni dopo). Ma racconta il giorno dopo, e poi i giorni dopo ancora, quelle donne che hanno pulito i corpi e che poi, anni dopo, affrontano ancora il sospetto delle Forze dell’ordine, e la censura, ed è sempre come la prima volta. E poi come lei stessa venne a sapere, anni più tardi, quel che aveva ordinato in quei giorni “il macellaio Chun” che poi, negli anni Novanta, fu condannato a morte ma graziato da Kim Dae-jung, presidente eletto della Corea, lo stesso uomo che aveva ordinato di eliminare.

Nel romanzo "The Vegetarian", Han Kang parla di una donna che improvvisamente fa sparire le proteine dal frigorifero e inizia a rifiutare la carne davanti a tutti, durante le cene ufficiali con il capo del marito, durante il pranzo con i parenti (lì farà infuriare il padre, che la manderà in ospedale per una ferita con un coltello). Il libro di Kang è piuttosto un colpo al cuore per le donne coreane di una generazione fa, che non si sono mai emancipate dai mariti e dalle tradizioni – sono quelle che nei giorni più caldi dell’estate ancora oggi preparano il Samgyetang, il pollo in brodo condito con il ginseng che va servito oltre i cento gradi, ed è una specie di tortura tradizionale ma che “fa bene allo spirito”.

Lo scorso anno a essere premiato è stato lo scrittore norvegese Jon Fosse "per le sue opere teatrali e la prosa, innovative, che danno voce all’indicibile".

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