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Di Matteo alla catalana

Maurizio Crippa

Il M5s vuole bloccare la prescrizione dopo il primo grado. Ma, cosmopoliti come siamo, dobbiamo guardare al processo politico contro i catalani

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Senza neanche bisogno di essere sovranisti, si può certamente affermare che un paese (l’Italia) il cui presidente del Consiglio dichiara che la prescrizione “è un istituto di cui si è fatto grande abuso”, in cui il partito di maggioranza relativa che esprime il ministro della Giustizia propone di bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, poi ritira l’emendamento ma lo ripresenta tale e quale, e in cui il pm Nino Di Matteo sulla gazzetta delle procure propone di bloccarla addirittura alla richiesta di rinvio a giudizio (e perché non direttamente all’atto della denuncia?) è un paese che farebbe meglio a badare alla sua, di giustizia.

 

Però, cosmopoliti come siamo, ci è caro informare che la procura di Barcellona ha proposto una condanna di 25 anni per l’ex vicepresidente della Generalitat, Oriol Junqueras, per un reato che include la “ribellione”, a 17 anni per i leader catalanisti Jordi Cuixart e Jordi Sanchez, a 16 per l’ex presidente della Camera catalana Carme Forcadell e per altri cinque ex “conseller”. Il tutto per reati virtuali, non insurrezione armata, e di natura politica, in un processo puramente politico nel cuore dell’Europa democratica e dei popoli liberi. E si potrà, ovviamente, dire che i catalani sono i primi ad avere dei problemi con se stessi, oltre che con la Spagna. Ma si può anche dire non soltanto che la Spagna ha un problema con la Catalogna, ma che ha soprattutto un problema con se stessa. Auguri.

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